Come è nato il Microcredito MamHabitat
di cooplanuovaarca
GIOVEDÌ 6 MAGGIO alle ore 17.00, in diretta sulla pagina Facebook de La Nuova Arca, presenteremo Fondo di Microcredito Sociale MamHabitat, realizzato dalle organizzazioni partner del progetto, in collaborazione con BCC Roma e l’Ente Nazionale per il Microcredito.
L’evento vedrà la partecipazione di:
- Mario Baccini, Presidente ENM – Ente Nazionale per il Microcredito
- Alessandra Necci, Responsabile Comitato Nazionale Pari Opportunità ENM
- S. E. Mons. Benoni Ambarus, Direttore Caritas Diocesana e Vescovo ausiliare di Roma
- Viviana Petrucci, Rete Mam&Co.
- Antonio Finazzi Agrò, Presidente La Nuova Arca Onlus capofila progetto MamHabitat
- Matilde Dolfini, Presidente L’Accoglienza Onlus
- Domenico Buonocunto, BCC Roma
- Riccardo Graziano, Segretario generale ENM
Ma vediamo insieme, attraverso le parole di Antonio Finazzi Agrò – Presidente della cooperativa sociale La Nuova Arca Onlus, capofila del progetto – come è nato il Fondo e come è diventato realtà.
È nata da qualche tempo l’idea di creare un microcredito, a disposizione di donne sole con figli, che vivono la fase più complessa e feconda del proprio percorso, quella in cui si accingono a svincolarsi dai sistemi di tutela che le hanno accompagnate in casa-famiglia e in semi autonomia.
È un cammino che possiede gli elementi della più prorompente vitalità: anzitutto è reso possibile ancora una volta da Giuseppe Dolfini, che nel lasciarci ci ha voluto fare l’ennesimo regalo, e dalla sua famiglia che all’avvio di un fondo di microcredito ha scelto di destinare le donazioni raccolte da parenti e amici in occasione del suo saluto.
Poi l’idea affonda le radici nel dialogo con la realtà, e nello specifico in qualche anno di cammino a fianco alle nostre mamme verso l’autonomia e il lavoro. Cioè verso la generatività stessa. Quando si formula la parola “microcredito”, o si accenna a strumenti finanziari a disposizione delle persone che hanno fatiche alle proprie spalle, un nuovo spazio mentale si disegna nei nostri cervelli, nel quale la persona non è più un recipiente da riempire di propositi e beni altrui, ma un essere reciproco, capace, attivo, affidabile, che riceve e restituisce alla comunità (sì, nel caso di specie anche denaro), senza che questa doppia partita si risolva a somma zero: il valore aggiunto è la sua stessa dignità umana.
Perché “dare credito” è l’esperienza più vitale che esista, e come spesso accade in questo caso il “negozio economico” non fa che simbolizzare fatti e principi che attengono all’esistenza e alle relazioni umane: se qualcuno non ci avesse dato credito, che ne sarebbe mai stato di noi? E non è proprio questo vuoto spinto di fiducia al centro del collasso di vita con cui molte persone ferite varcano i nostri cancelli?
In ciò il microcredito, se lo si intende, non come strumento di sviluppo di impresa, ma come microcredito “sociale” ossia rivolto agli individui cosiddetti “non bancabili” è davvero uno strumento nuovo, almeno in Italia, dove per ora, a riguardo, vi è solo il dibattito.
Eppure, l’Italia è perfino tra i pochi paesi in Europa ad averne disciplinato l’esercizio, col Decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 141.
Ma concretizzare il desiderio di dare credito alle persone, a condizioni non usuraie, si è quasi sempre rivelata una grande fatica.
Ci sono fior di economisti che decretano morto il microcredito a livello mondiale, e altri agguerriti sognatori che lo difendono, Yunus tra questi, rivendicando però la possibilità di applicare tassi altissimi, diciamo pure tassi usurai, per conservarne la sostenibilità.
In questa situazione, con ostinata fiducia, abbiamo mosso i nostri passi, anzitutto costituendo un comitato promotore, che è stato anche un vero gruppo di studio, vista la materia tanto nuova. Abbiamo per mesi analizzato insieme le possibilità che le risorse e la legge ci mettevano a portata di mano.
Un fondo per erogazioni dirette? E che novità ci sarebbe rispetto a soluzioni, nate per sovvenire ai bisogni più estremi e stringenti, nella logica gratuita del dono? Prestiti alle persone? E con che titolo esercitare attività creditizia, riscuotere quote, siglare contratti?
Poi la linea, concretissima, di azione: dialogare col mondo del credito, offrendo loro quelle garanzie che le persone non potrebbero offrire. Noi crediamo in loro. Con prudenza, con realismo e pragmatismo, ma crediamo in loro.
Ecco così che le risorse raccolte per il saluto a Giuseppe diventano lo strumento per l’erogazione del credito. E, poiché le idee generative si alleano tra loro, succede che lo scorso anno l’idea si intravede già all’orizzonte, incarnandosi in una cifra importante di un progetto presentato a più mani con altre nostre organizzazioni.
L’argomento con cui ci mettiamo la strada sotto i piedi, banca per banca, istituto per istituto, è solido: 60.000 euro di fondo di garanzia, per agevolare ciò che una banca con le sue regole non potrebbe mai fare.
E ci riusciamo. Alla fine troviamo credito e parte la nostra avventura!
Antonio Finazzi Agrò
Presidente La Nuova Arca Onlus
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