Costruire la comunità educante. “Incredibile ha funzionato!”

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Mercoledì 15 dicembre si è svolto il secondo appuntamento con “Costruire la comunità educante”, il percorso dedicato agli Istituti Partner del progetto L’ora di Lezione Non Basta per tracciare i patti di comunità.
Protagonisti dell’incontro “Incredibile, ha funzionato! Buone pratiche attorno alla costruzione delle comunità educanti” sono stati Alessandro Frosini, dirigente dell’Istituto “Franco Sacchetti” di San Miniato, Valentino Pusceddu dirigente dell’Istituto “Pirri” di Cagliari, e Andrea Morniroli della Cooperativa Sociale Dedalus che opera a Napoli.
Tre diverse realtà che ci hanno accompagnato in un racconto di esperienze virtuose nella creazione di comunità educanti funzionali attorno agli istituti.

L’esperienza dell’Istituto di San Miniato che ci ha portato Alessandro Frosini è di stringente attualità: riguarda infatti la gestione della didattica in “epoca Covid”. La scuola ha coinvolto in questo processo alcuni soggetti del territorio (come il Teatro dei Fondi) in due diversi ambiti della didattica: da una parte nella necessità di trovare spazi esterni all’edificio scolastico da poter utilizzare, e dall’altra nella creazione di progetti educativi condivisi al di fuori dell’orario canonico. Grazie alla sinergia che questo processo ha creato sul territorio gli studenti hanno potuto svolgere attività extra scolastiche al fianco degli operatori delle associazioni coinvolte e dei propri insegnanti.

Valentino Pusceddu, dirigente dell’Istituto Pirri di Cagliari, ci ha raccontato dell’analisi del contesto a cui sono stati chiamati a contribuire con la propria conoscenza ed esperienza personale non solo i genitori degli alunni, ma anche anche altri soggetti del territorio, esterni all’istituto. Lo scopo dell’analisi era quello di arrivare a redigere un documento condiviso, che ha portato alla creazione di tre percorsi collaborativi: con i genitori, con gli enti locali, e con l’associazionismo e il no-profit. I genitori degli studenti si sono costituiti in un’associazione che ha strutturato un programma di attività in sinergia con l’istituto, mentre gli enti locali hanno creato un protocollo di intesa per una collaborazione con la scuola, che attui misure di contrasto alla dispersione scolastica. Anche in questa direzione è andato il percorso intrapreso con associazioni e realtà no-profit, che ha dato vita a progetti di contrasto alla povertà educativa, al potenziamento dell’offerta formativa dell’istituto, e a una gestione degli spazi non solo scolastici ma anche quelli del territorio.

Andrea Marmiroli, ultimo dei nostri ospiti, è socio della cooperativa sociale Dedalus di Napoli e collabora con l’Assessorato alla Scuola e Istruzione del Comune di Napoli nell’ambito della lotta alla dispersione e del sostegno all’inclusione degli alunni con background migratorio e di seconda generazione. Il suo racconto è in un certo senso complementare rispetto a quelle degli istituti perché riprende il punto di vista di chi le scuole le affianca e le supporta. Nell’esperienza di Marmiroli si è passati dal tessere “reti” a costruire “alleanze”: con questo spirito, a Napoli, per sei mesi, è stato attivo un laboratorio aperto che voleva capire l’andamento delle attività messe in campo contro la dispersione scolastica. Nel farlo sono stati coinvolti molti dei soggetti che fanno parte della comunità educante, e con loro sono stati costruiti e attivati dei progetti sul territorio che si differenziano in base alle esigenze delle singole scuole e anche del contesto sociale e territoriale di cui le scuole fanno parte.

Questo incontro è stato un’ottima occasione di riflessione sia sul potere che una buona comunità educante può avere, sia sulle diverse modalità con cui anche chi è esterno all’Istituto può aiutare e supportare il lavoro degli insegnanti.

Il prossimo – e ultimo – appuntamento con “Costruire la comunità educante” sarà il 21 gennaio: “Per fare comunità. Gli strumenti per iniziare la costruzione della comunità educante: la mappa di comunità e le reti di contesto”.

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