I pensieri da portare con noi dopo il covid-19, e la scuola “giusta
di liberidicrescere
Durante i laboratori di autoanalisi su bisogni e desideri svolti ai tempi della pandemia e gli incontri con gli studenti, i docenti e gli educatori delle città di Palermo, Messina, Salerno e Torino abbiamo analizzato e discusso diversi termini e temi, quali: smarrimento e disorientamento, mancanza, i pensieri da portare con noi dopo il covid-19, e la scuola “giusta”
Sebbene siamo tutti coscienti e consapevoli che nelle aree del Paese dove la dispersione scolastica era già grave, le scuole hanno perso traccia di alcune bambine e bambini già dal mese di marzo e che l’emergenza sanitaria ha fatto emergere e ampliato le diseguaglianze già esistenti; è anche assolutamente vero che tutti gli attori della comunità educante hanno fatto uno sforzo enorme per adattarsi alla situazione e dove possibile diventare più forti.
La scuola in questo periodo ha dovuto affrontare profondi cambiamenti, c’è stato bisogno di un periodo di adattamento, di riorganizzazione, di nuovi apprendimenti. L’iniziale smarrimento caratterizzato da un’accezione negativa presto ha assunto un significato anche positivo, dato dalla possibilità di ridisegnare il nostro tragitto e di rivalutare quello che davamo per certo e scontato.
Il fatto che siano mancate alcune cose, è stato vissuto come spazio da riempire con altre che probabilmente prima non venivano prese in considerazione, ma parte fondamentale dei bisogni evolutivi di ciascuno. Il disorientamento ci ha permesso di approfondire quali siano i nostri punti fermi. Gli studenti stessi ci hanno suggerito di trasformare la crisi in opportunità. In un’occasione di crescita e di sviluppo delle competenze digitali sia per i ragazzi che per i docenti, di avere del tempo per sé stessi per un viaggio introspettivo, per ripensare gli spazi della scuola e il modo di insegnare. Questa esperienza ci ha anche fatto immaginare come dovrebbe essere la scuola “giusta”, quella che vorremmo trovare al nostro rientro in aula: dovrebbe mantenere l’aspetto della socialità, delle relazioni, ma soprattutto, prevedere l’uso degli spazi all’aperto con una giusta proporzione di lezioni e di attività pratiche; un luogo dove gli studenti vengono ascoltati e si prendono cura l’uno dell’altro, più personalizzata in funzione dei bisogni e dei desideri.
Abbiamo fatto i conti con la solitudine e con le nostre paure, ma ciò che con forza è emerso, per la quasi totalità dei partecipanti, è stato quanto importante sia l’altro, fondamentale nelle nostre vite tanto quanto noi stessi. “Il mondo si è fermato, la terra forse ha pure preso un po’ di respiro, è accaduto l’incredibile, ciò che era impensabile fino a qualche mese fa” è una delle riflessioni degli studenti che hanno partecipato ai laboratori. Questo pensiero così profondo riassume la capacità dei ragazzi di dare un senso a quello che è accaduto, a quello smarrimento in senso figurato che sembrava quasi un sogno o un film di fantascienza. Dobbiamo ricominciare insieme, facendo leva su quello che di buono e di utile abbiamo scoperto a livello personale e di gruppo come comunità. Ci vogliono coraggio e complicità per strutturare nuovi spazi di confronto per cambiare quello che non ci piace, con l’ambizione di voler contribuire a costruire una scuola che intende crescere in giustizia, uguaglianza e libertà. Riproponiamo queste parole di Danilo Dolci che suonano più che mai attuali “Saper inventare con gli altri il proprio futuro è una delle maggiori riserve di energia rivoluzionaria di cui il mondo possa disporre, uno dei modi essenziali per liberare nuove possibilità di cambiamento”. (Dolci D., L’educazione, Edizioni di Comunità, Roma, 2020, pag. 21)
Irene Ippolito, Centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci
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