Distanti ma vicini
di liberidicrescere
L’educazione è una materia al quanto strana. Molto del suo darsi è spesso ambivalente, collocato ai confini degli accadimenti: è una cosa, ma anche il suo opposto. Così nella drammaticità di quanto ha riguardato le nostre vite dalla primavera scorsa ci sono limiti e promesse; chiusure e prospettive. Una fase assai difficile che ha evidenziato fragilità con ricadute sul percorso del Progetto Liberi di Crescere. Debolezze esistenti che non apparivano in quanto “mascherate” dal fare quotidiano, dal rincorrere gli interventi, le cose da fare. Il fatto di doverci fermare in una situazione di limitazione di quella che da sempre è la questione centrale del nostro impegno: la relazione; ci ha obbligati non solo a ripensare la struttura delle proposte interne al progetto, ma a fare tale attività mentre si ripensava al proprio agire educativo e sociale. Alle proprie sicurezze operative.
Fragilità e difficoltà dei singoli
Una parte importante del processo di ridefinizione degli interventi e di tenuta della rete di questi mesi è proprio stato questo: partire dalle situazioni di fragilità e difficoltà dei singoli, per mettere in discussione parte delle routine lavorative e avviare piccoli processi di trasformazione; anche di miglioramento. Assolutamente non semplice, perché le resistenze sono emerse in modo forte, il timore del non conosciuto ha fatto scudo al cambiamento; ma di enorme importanza e oggi, possiamo certamente affermare che questo percorso evolutivo è avviato e sicuramente lascerà una traccia nei territori al fine di dare forma a nuove relazioni con le scuole, le ragazze e i ragazzi, le famiglie e gli altri soggetti del contesto.
Accanto a questo importante impegno si è lavorato tutti insieme per tenere la “barra dritta” sull’educativo. Quanto stava e sta accadendo rende facile lo scivolamento sull’esclusiva ricerca di soluzioni tecniche, di cosa è possibile fare: molto importante, ma ciò che si è cercato di fare è risponde alla domanda “come ripensiamo alla luce dell’oggi il nostro agire progettuale” avendo ben chiaro il riferimento più importante, la dimensione educativa delle azioni. Questa attenzione ci ha permesso di fare luce su due esperienza contestuali: l’emersione di nuovi bisogni; l’intensa sollecitazione del mondo profondo, vissuta dalle ragazze e dai ragazzi. Perché la privazione relazionale, la chiusura nelle proprie abitazioni, la forzata coabitazione familiare; il tutto in situazioni spesso faticose e già segnate da abbandono e fragilità; ha messo in movimento domande inedite, bisogni nuovi e sentimenti e travagli acuti.
La cura della comunità educante
Operativamente si è cercato di dare vita a duo strumenti di confronto ed elaborazione: uno più operativo, finalizzato al ripensamento degli interventi; l’altro più di riflessione e scambio, con l’obiettivo di far emergere le necessità di accompagnamento interno in funzione della realizzazione di percorsi di ascolto educativo dei giovani, dei loro genitori e degli adulti della scuola. Per ciò che riguarda il primo punto si è attivato un percorso misto che tiene insieme, a seconda delle situazioni e delle esigenze, l’offerta delle azioni previste dal progetto (attività di ascolto e counselling, sostegno alla didattica, accompagnamento delle situazioni BES – bisogni educativi speciali) nella realizzazione a distanza con strumenti quali incontri Skype, telefonate e chiamate WhatsApp e in presenza presso le abitazioni delle ragazze e dei ragazzi. In secondo momento si è cercato di mantenere un canale aperto di confronto con gli adulti, utilizzando e valorizzando a pieno i laboratori di autoanalisi, divenuti occasione eccezionale di riflessione, narrazione ed elaborazione prospettica.
Per ciò che concerne la formazione è ancora importante dire che si è cercato di mettere a valore lo strumento del monitoraggio, dall’analisi del quale sono emerse molte domande utili ad attivare un percorso di formazione interno alla rete. Grazie ad un minuzioso lavoro di ascolto, effettuato dal gruppo responsabile del monitoraggio, si sono rese visibili le differenze territoriali di metodo e impostazione – i nuclei fragile del lavoro educativo – i punti di forza di ciascun soggetto e della rete nel suo complesso.
A conclusione resta ancora una cura necessaria ma particolarmente penalizzata in questo periodo, la comunità educante. Tra tutte le azioni previste dal percorso, quelle connesse al potenziamento della comunità educante sono forse quelle che hanno maggiormente risentito delle conseguenze della pandemia in corso. Gli interventi subiscono inevitabilmente una maggiore frammentazione e l’opera del costruire una visione collettiva è certamente più complessa e lenta. Resta comunque un tema centrale, sul quale si continuerà ad investire e, nel momento in cui si potrà recuperare una maggiore normalità, generando riconoscimento al lavoro fatto, torneranno a contare anche le azioni fatte in questi mesi difficili.
Michele Gagliardo, Libera Formazione
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