La storia di Patrizia e del suo faticoso cammino verso l’autonomia
di lorsamaggiore
Patrizia è una giovane mamma con una storia decisamente complessa. Abita nella provincia di Napoli ed è in carico ai servizi sociali insieme con i suoi tre piccoli figli, tutti vittime di maltrattamento da parte del marito che con la sua violenza l’ha resa fragile come donna e come madre. Ma di questa fragilità lei quasi non se ne rendeva nemmeno conto, quasi come se fosse la sua normalità.
Suo marito è un seriale di abbandoni e maltrattamenti perché Patrizia non è stata la sua unica vittima. I piccoli hanno assistito sempre alle quasi quotidiane scene di sopraffazione del padre sulla madre, ricordano le urla, la porta che si chiudeva a chiave con loro e la mamma dentro. Ricordano il buio e la sensazione dello stomaco vuoto quando passavano le ore e la porta continuava a stare serrata.
Patrizia è rimasta annichilita da tutta questa brutalità, che il suo primo figlio, in particolare lui, ha scolpita dentro di sé, talmente tanto da impedirgli anche di raccontarla perché il suo linguaggio è disarticolato, frammentato. Le parole hanno bisogno di essere soccorse da persone esperte, in grado di farle uscire come dovrebbero e di aiutarlo a sconfiggere la bestia nera del terrore.
Pian piano Patrizia ha iniziato a capire cose le sia successo e, soprattutto, cosa sia successo ai suoi figli. Si rende conto che il suo bambino ha bisogno di aiuto, ma al contempo si scoraggia perché si vede sola e in difficoltà con gli spostamenti che le sembrano quasi delle trasferte transoceaniche. Non è automunita e anche fare la spesa, con tre bambini piccoli, spesso si trasforma in un’impresa impossibile.
Ma in suo soccorso i servizi sociali dispiegano tante risorse formali e informali e con l’aiuto di Sabrina, Patrizia inizia a sperimentare che gli ostacoli si possono superare. I pesi si possono con-dividere e gli assistenti sociali “non rubano solo i bambini”.
L’operatrice l’aiuta a “vedere” i suoi bambini, i loro bisogni, e la sostiene nel suo timido ma inesorabile percorso verso l’autonomia. È stata ed è una scommessa, quella di entrare nella casa di Patrizia e affiancarla nella gestione della casa e dei figli. Non è facile accettare l’aiuto di qualcuno che ti sorregge e ti guida quando non riesci a camminare in modo spedito, ma Patrizia sta mostrando di avere coraggio e forza, quella che la violenza le aveva succhiato. Anche Sabrina è sorpresa dalla volontà della “sua” mamma.
“Quando penso a Patrizia – dice Sabrina – l’immagine ricorrente è quella di una bolla di vetro protettiva dentro la quale c’è lei con i suoi cuccioli e fuori il terrore che il mondo possa continuarla a ferire e a farle del male”. Ma ora Patrizia sa di non essere sola, e il suo cammino verso l’autonomia inizia a vedere lungo il sentiero alberi verdeggianti e non deserti sconfinati.
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