“La scuola ai tempi del COVID”: Damiano (Liceo Pitagora Crotone) ci racconta la sua esperienza

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Siamo arrivati al terzo appuntamento inerente il tema della “scoperta” di emozioni, paure e vissuti dei nostri ragazzi ai tempi del COVID-19. Lo chiameremo per comodità “La scuola ai tempi del Covid” e a parlare saranno alcuni dei protagonisti principali di questo cambiamento epocale: gli adolescenti.

Oggi vi proponiamo lo scritto di Damiano, studente del Liceo Classico Pitagora di Crotone che ha molto da dirci…

La scuola è sempre stata considerata un luogo di forti preoccupazioni per noi studenti, che ogni giorno ne varchiamo la soglia con ansia e tensione, soprattutto per interrogazioni, verifiche scritte… ma mai come adesso, in questo particolare momento storico, siamo riusciti a dare alla parola “scuola” un significato diverso da quello che le abbiamo sempre attribuito. Le video lezioni sono state per noi un nuovo mondo da scoprire, non sempre rose e fiori. Internet può sembrare un mondo delle fiabe, dove tutto è possibile, ma non tutte le fiabe finiscono con un lieto fine. Appena iniziata la DaD, siamo rimasti sbalorditi: finalmente la vera tecnologia stava entrando nella scuola! Come tutte le cose però, purtroppo, abbiamo riscontrato degli aspetti positivi e negativi. Si diceva: “I ragazzi stanno troppo tempo davanti al cellulare”; ma alla fine la DAD ci ha costretto ad avere una vicinanza costante e quotidiana ad un monitor che, se ci ha permesso di comunicare con la scuola, nei fatti ci ha impedito quel rapporto umano che solo la presenza fisica può dare.

Credo infatti che in questa modalità non ci sia più quel rapporto studente- professore e studente-studente. I docenti, in videolezione, fanno il possibile per rendere questo ambiente virtuale simile alla classe, ma non si può fare molto. Una semplice riunione su Google Meet, creata attraverso codice, non può ricreare quell’ambiente familiare, quei momenti di socialità che si creano prima dell’arrivo dei professori. Le nuove amicizie nate con i ragazzi di altre classi, il divertimento che ci concedevamo in quei pochi quindici minuti di ricreazione, tutte quelle piccole cose che insieme danno significato alla parola SCUOLA non si possono ricreare certamente in rete.

Anche gli stati d’animo si vivono in maniera diversa a mio parere: in videolezione, se un ragazzo/a prende un voto negativo o un’interrogazione non va come sperato, non ha quel conforto e quella vicinanza immediata che solo stando in classe può avere dai professori e dai compagni.

E invece a tutto questo dobbiamo rinunciare perché un microrganismo ha assunto il comando delle nostre vite!

Il coronavirus sta generando molte paure, non solo dal punto di vista medico, ma anche dal punto di vista scolastico. Dalla semplice paura di non riuscire a consegnare un compito nell’orario previsto, al timore di un calo di connessione durante un compito o un’interrogazione, fino alla paura di non poter più tornare a scuola.

Il covid-19 è un virus letale che sta uccidendo migliaia di persone in tutto il mondo, sta fermando la crescita della maggior parte delle attività produttive, altre invece stanno aumentando la loro produzione come le industrie che confezionano mascherine, o i gel disinfettanti, diventati ormai oggetti della nostra quotidianità.

Comunque, nonostante le grosse e tante difficoltà che noi ragazzi insieme alla scuola stiamo vivendo, possiamo certamente essere orgogliosi e fieri di come siamo stati capaci di adattarci con facilità a questa inaspettata situazione e di come siamo riusciti a gestirla senza perdere mai la voglia di andare avanti.

Il coronavirus, a parer mio, ha avuto il suo perché negli studenti: ci ha fatto apprezzare la vera importanza della scuola, dello stare insieme in piena libertà o del poter fare tutto senza condizioni, perché solo in momenti come questi si riesce a comprendere il valore della normalità, delle cose semplici che troppe volte diamo per scontate e che forse così scontate da oggi in poi non lo saranno più.

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