Dipendenza da smartphone, nei ragazzi funziona meglio la consapevolezza del divieto

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Qualche settimana fa, al Laboratorio di Informatica – nell’ambito delle attività pomeridiane gratuite di L’Atelier Koinè – con i ragazzi delle medie dell’I.C Buozzi (Monterotondo), Città dei Bambini (Mentana) e Pirandello (Fonte Nuova) è stato affrontato un argomento scottante per molti: il loro rapporto con lo smartphone. Per farlo sono stati introdotti due concetti: quello della consapevolezza e della  dipendenza. A raccontarlo è il responsabile del Laboratorio di Informatica e Fotografia, Maximiliano Fagioli, che ha creato con l’Intelligenza Artificiale l’illustrazione inserita nell’articolo.

Agli studenti sono state rivolte due semplici domande: “Vi è mai capitato di dire ‘5 minuti sui social per guardare dei reel e video e poi mi metto a fare i compiti’”?. Si è alzato un coro pressoché unanime di “Ehhhhhhh”, come a sottolineare che per loro è un’esperienza abbastanza conosciuta. Siate onesti con voi stessi, anche a noi adulti capita la stessa cosa!

La seconda domanda è stata più diretta: “Quanto tempo al giorno passate davanti al vostro telefono?”. In questo caso le risposte sono state meno precise. Chi rispondeva 1 ora chi 3 ore e chi invece non sapeva stimare un tempo. Per aiutarli a dare una dimensione al tempo che si passa sul cellulare abbiamo utilizzato le apposite funzionalità che hanno molti telefoni, ossia fornire un report giornaliero/settimanale/mensile dell’uso del telefono, con il dettaglio sulle relative app utilizzate e per quanto tempo.

I risultati sono stati sbalorditivi. Nel caso più eclatante, una ragazza di prima media della Pirandello – ma anche alla Buozzi non sono stati da meno – il resoconto indicava un uso del telefono da lunedì al venerdì di circa 35h. Per i ragazzi di Città dei Bambini, c’è un maggior utilizzo da parte dei genitori di strumenti di parental control, che però non sono vissuti benissimo dai ragazzi, che spesso rimangono con la voglia di poter avere altro tempo da passare sui social o con il loro videogame preferito.

Per giungere alla consapevolezza di quanto sia questo tempo, lo abbiamo relazionato con il tempo necessario per tutte le attività che compiono durante la giornata. Partendo da una media di 7 ore al giorno di cellulare, circa 9 ore di sonno – e qui sono emerse anche situazioni di pochissime ore dedicate al riposo –  e 6 ore di scuola, a questa ragazza rimangono solamente 2 ore per fare tutto il resto e per tutto il resto ci si riferisce a tutte quelle attività che sono basilari come mangiare, curare il proprio corpo, fare i compiti, sport e relazioni con amici.

Quando abbiamo concluso questa breve analisi, lo stupore era diffuso tra i più. La cosa interessante non era solo per aver preso coscienza di quanto tempo si passa al telefono, ma soprattutto per cosa fanno con il telefono e come ciò non gli permette di avere tempo per poter fare altro. Attraverso la consapevolezza, ora non solo conoscono il problema ma ne hanno anche una precisa dimensione.

Una volta appurata l’entità del problema abbiamo affrontato il discorso della dipendenza. Anche in questo caso abbiamo fatto un piccolo esperimento: lasciare il telefono sul banco con il display rivolto verso l’alto e le notifiche attive. Il primo step è stato quello di cercare di “resistere” alla tentazione di dare un’occhiata alle notifiche per 30 minuti. Per alcuni, generalmente chi non ha un grosso rapporto con il cellulare, non è stato difficile. Per altri invece anche solo il fatto di non poter tenere il telefono tra le mani era fonte di profondo disagio, tanto che preferivano silenziare il telefono e metterlo con il display verso il basso per non sentire/vedere le notifiche. Superato questo primo step abbiamo deciso di portare il tempo di astinenza a 1 ora, ovvero tutto il resto della lezione. Proponendo loro un argomento di interesse si è riusciti a distogliere l’attenzione dalle notifiche. Al termine di questo nuovo “periodo di astinenza” ho chiesto loro come avrebbero impegnato parte del tempo passato al cellulare. Tra le risposte fornite molte indicavano “passare più tempo con i genitori”.

Nella lezione successiva abbiamo analizzato il tempo di utilizzo dello smartphone rispetto alla settimana precedente e in molti casi si è verificato una diminuzione nell’uso del telefono (con percentuali tra il 20 e il 30 %) ma soprattutto, come riportato da Alessandro, 2a media Buozzi, una maggior consapevolezza su ciò che un uso non corretto possa comportare. Alessandro riporta che ora mentre fa i compiti non ha più il telefono vicino e questo gli permette di essere più concentrato e quindi impiegare meno tempo per eseguirli.

Morale della storia: la consapevolezza, più del divieto, torna ad essere centrale nei processi di sviluppo degli adolescenti che appartengono a pieno titolo a quella generazione che li definisce nativi digitali. Questi ragazzi, se opportunamente guidati, possono trarre da questi strumenti tutto il buono che possono offrire, ma allo stesso tempo essere in grado di prendere le giuste distanze e dedicare il loro tempo ad attività decisamente più importanti.

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