“La scuola è una possibilità da sfruttare”, Veronica Evangelisti agli studenti del Peano

di

Dal 17 al 19 gennaio, nell’ambito di L’Atelier Koinè, promosso dalla Cooperativa Sociale La Lanterna di Diogene, soggetto capofila dei progetti sostenuti da Impresa Sociale Con I Bambini di contrasto alla povertà educativa minorile, gli studenti del Liceo Scientifico G. Peano di Monterotondo hanno incontrato la scrittrice Veronica Evangelisti. Punto di partenza delle attività svolte è stato la sua raccolta di racconti intitolata “Raccontami”. Tre giornate intense e dense di spunti, di confronti, scambio e creatività restituiti dalla stessa autrice e dagli scritti di alcuni ragazzi che hanno preso parte alle attività. Tutti i partecipanti ne sono usciti arricchiti, a cominciare dalla stessa autrice, come traspare dalla sua testimonianza.

Ringrazio il cielo per aver avuto la possibilità di incontrare le classi 1D, 1H e 2I del Liceo G. Peano di Monterotondo. Ho passato tre giorni intensi con loro, partendo dall’analisi che gli studenti hanno elaborato sulla mia raccolta di racconti, intitolata “Raccontami…”. Non tutti avevano letto il libro, ma siamo riusciti a instaurare comunque delle belle sinergie. Ho deciso di raccontarmi a loro, di essere un libro aperto e di parlare liberamente, e non come un’adulta ma usando il loro linguaggio, fatto di neologismi urbani, videogiochi ed esempi di vita vissuta.

Abbiamo parlato della cancel culture che sta rovinando la nostra storia e il nostro futuro intellettivo, della libertà di parola, del sesso, della droga e come non finire nel turbinio di essa, dei rapporti non protetti, di quanto è cambiata la società in questi ultimi vent’anni. Ho consigliato la lettura di G. Orwell, “1984” per capire meglio a cosa stanno rischiando di andare incontro se continuano a subire le informazioni errate e i modelli della tv spazzatura e youtuber dal basso profilo.

Si è discusso delle scelte legate alla scuola e che la cultura non è intelligenza, ma essere intelligenti usando la cultura; che non ci sono lavori giusti e sbagliati, purché vengano fatti con passione e nel rispetto di sé stessi, scegliendo però la strada migliore per arrivarci, perché frequentare la scuola è una fortuna a cui loro hanno accesso; quindi, di vedere che la scuola è una possibilità da sfruttare e non una nemica da sconfiggere. In caso la scuola scelta fosse sbagliata, si può sempre riprogrammare il loro percorso, perché hanno la fortuna di avere il tempo a disposizione per scegliere il loro futuro, purché sia la scelta giusta.

Altro tema su cui si siamo soffermati, è stata la violenza di genere, che bisogna denunciarla e non avere paura di essere una vittima, perché tutti possono subirla, sia maschi che femmine.

La famiglia, che spesso è un territorio minato per alcuni e che gli atteggiamenti subiti delle volte per mascherare un malessere, vengono a loro volta coperti e sfociano in atti di bullismo. La famiglia protegge, ma delle volte no, ed è bene circondarsi di persone che si vogliono nella vita, perché si nasce soli e si muore soli, ma il viaggio deve essere fatto in buona compagnia.

Ho spiegato loro che nella vita bisogna sbagliare, imparando dagli errori, facendo gli esempi personali, chiari e tangibili.

La disabilità è stata affrontata grazie a Daniele, un ragazzo diversamente abile, che con poche parole: “Mi sento amato dalla mia gatta Cinzia”, mi ha fatto commuovere, e sulle sue parole abbiamo speso del tempo.

Abbiamo anche giocato, ho dato al loro un compito basato sulle 5W, con parole casuali sulle quali dovevano proporre un elaborato di 1800 battute, una cartella editoriale. Vi sono quattro o cinque temi comuni per classe, da cui sono stati scritti dei testi pregevoli e ho spiegato loro la differenza tra la scrittura a mano, sul pc e sul telefono; di come anche se sembrano lo stesso mezzo, in realtà sono differenti, e infatti le abbiamo comparate. Ho cercato di leggere ad alta voce tutti i loro temi, facendo capire attraverso la lettura l’importanza della punteggiatura, dei tempi e degli spazi. Dove non sono riuscita, mi sono fatta mandare gli elaborati che ho esaminato in seguito. Alcuni mi hanno risposto.

Alla fine, ho chiesto loro le impressioni che hanno avuto sul corso e su me personalmente, e le ho scritte alla lavagna, ma le ve le voglio elencare: Importanza per la scrittura, parlare dei problemi, determinazione, curiosità, divertimento, essere contro l’ipocrisia, emozioni positive e coraggio nella vita.

La cosa che mi ha colpita, che non volevano che finissero gli incontri, alcuni hanno deciso di mettere su un gruppo di scrittura, altri hanno rinunciato alla ricreazione per continuare a parlare con me, alcuni mi hanno scritto in privato. Con i più timidi invece ho messo più carisma e ho preteso con gentilezza e humor, che non si parlasse con le mani davanti alla bocca e guardandomi negli occhi, perché non bisogna mai avere paura di parlare se il discorso è interessante e pertinente, ma soprattutto bisogna rispettarsi.

Poi lo ammetto, me li sono anche abbracciati e spupazzati, dando loro dei soprannomi che spaziavano tra: amore mio, bello de casa, Morales, ragazzone, treccina, piccola timida senza voce e raggio di sole.

Ma voglio che leggiate anche alcuni dei loro commenti che mi sono arrivati in privato.

Vi ringrazio ancora per l’opportunità e mi auguro ogni bene per questi ragazzi che li ho definiti:

“Gli uomini e le donne del nostro futuro”

 In fede Veronica Evangelisti”

 

Siria: Buongiorno Veronica, ti ringrazio tanto per i consigli e soprattutto per averci dato la possibilità di incontrarti. È stata un’esperienza bellissima e spero che ci sarà occasione di rivederci. Un abbraccio anche da parte mia <3

David: La ringrazio infinitamente e le faccio anche io i miei più sentiti auguri di buon proseguimento. Un grande in bocca al lupo per i suoi prossimi libri, mi piace molto come sa catturare l’attenzione del lettore. Gli incontri che abbiamo avuto negli ultimi giorni ci tenevo a dirle che sono stati per me davvero importanti, poiché relazionarsi con una persona capace come lei di comprendere bene le persone non capita tutti i giorni. Un grande in bocca al lupo da parte mia, spero un giorno di rincontrarla. Buona serata.

Vittoria: Grazie davvero, lei riesce a catturare la curiosità dei ragazzi. Le auguro buona fortuna per i prossimi libri! È stato un piacere conoscerla. Buona vita!

Ginevra:Buon pomeriggio Veronica Evangelisti, sono Ginevra Romani della 1D del liceo scientifico G. Peano di Monterotondo. Mi dispiace di non essere potuta venire oggi a scuola per rincontrarla, ma è stato un grande piacere poterla ascoltare ieri. In allegato può trovare il mio racconto per quanto riguarda il gioco che abbiamo svolto ieri mattina in classe. Spero le piacerà. Arrivederci.

Ginevra 1D

Il mio racconto per la scrittrice Veronica Evangelisti.

2 gruppo: Ginevra, 1846, matrimonio, Roma e amore.

Era luglio del 1843 e come ogni mattina d’estate, i colori dell’alba cominciarono ad illuminare le meraviglie della città eterna, Roma. Il paesaggio dinanzi comincia a svegliarsi e magicamente le piazze della città si popolano di turisti, provenienti da tutte le parti del mondo. In un’umile casa, dinanzi al Colosseo, viveva un’umile famiglia composta da mamma Delia, da papà Silvio e la loro splendida figlia Ginevra che aveva appena compiuto 18 anni. Ginevra era una bellissima ragazza dai capelli castani più luminosi che mai che raccoglieva spesso in un alto chignon e una lunga frangia lasciava intravedere i suoi fantastici occhi blu cristallo. Indossava spesso una maglioncino aderente color ocra e un gonnellone a fiori tipico delle signore di quell’epoca. Nel 1800, le donne non avevano ancora possibilità di studi, anzi venivano molto disprezzate e sottovalutate perciò sin da piccola, Ginevra non poté frequentare la scuola e per aiutare in casa con le spese economiche andò a lavorare con sua madre. Sua madre Delia era la donna di servizio di una ricca nobildonna, tutte le mattine la signora Delia si alzava prima del sorgere del sole, si preparava mettendosi un velo di fard per dare un po’ di colore al suo viso pallido e in seguito lei e sua figlia Ginevra si avviavano per giungere al meraviglioso e lussuoso palazzo della giovane nobildonna. Le giornate passavano molto lentamente e mamma e figlia perdevano il conto di quanti gradini avevano salito e sceso portando con sé secchi pieni d’acqua per lavare la pavimentazione e mobilio del palazzo; non vedevano l’ora di tornare a casa, ma facevano di tutto pur di portare qualche soldino a casa. Per far passare il tempo più velocemente, Delia aveva l’abitudine di cantare canzoni tipiche romane, tra cui ‘’Roma non fa’ la stupida stasera’’ la sua preferita; per lei il canto era un modo per sfogarsi e allietare la fatica, così facendo trasmise questa passione a sua figlia Ginevra ed entrambe avevano una voce angelica. Quella passione per la musica era frequente in famiglia, perché suo padre Silvio era un musicista di strada, amava la fisarmonica e allietava i passanti con qualche sua meravigliosa canzone grazie alle quali riusciva a racimolare spiccioli per contribuire alle spese cercando di mantenere il più possibile, una stabilità economica. Delia e sua figlia Ginevra, durante l’estate, amavano cantare nelle osterie, allietavano il pubblico con la loro meravigliosa voce e riuscirono a portare a casa qualche soldino in più. Un giorno di agosto, gli occhi di Ginevra incrociarono lo sguardo di un bel giovanotto dagli occhi azzurri e dal ciuffo biondo di nome Emanuele; fu un colpo di fulmine e i due si innamorarono nell’istante in cui i loro sguardi si incontrarono. Emanuele, incantato ad ascoltare l’angelica voce di Ginevra, le propose di partire per lavorare in tournée a teatro; sul viso di Ginevra, pian piano scivolò una timida lacrima, era euforica nell’apprendere la notizia e accettò molto volenterosa. Gli anni passarono, le loro vite cambiarono, migliorarono; si respirava aria di felicità e tranquillità, il lavoro in tournée portò una forte stabilità economica nella famiglia di Ginevra e tra lei e il suo amore Emanuele procedeva a gonfie vele. Inaspettatamente, il 2 luglio 1845, Ginevra ha ricevuto una splendida sorpresa, Emanuele, dopo 2 anni di fidanzamento, le chiese di sposarlo su una terrazza di un famoso locale con vista sull’Altare della Patria; Ginevra scoppiò a piangere e con un accenno di voce, pronunciò il sì. L’anno passò velocemente tra preparativi per il grande giorno. Tutti i sacrifici che Ginevra e i suoi genitori avevano fatto per tutta la vita, erano stati ripagati: ora Ginevra aveva la possibilità di festeggiare il suo matrimonio da favola, come aveva sognato sin da piccola. Il 2 luglio 1846, un anno dopo la proposta, ecco qui arrivato il fatidico giorno. I preparativi iniziarono presto, la chiesa era rivestita di meravigliose margherite, le stesse che si trovavano sul divino vestito da sposa di Ginevra, un vestito tipico delle principesse, bianco latte con qualche brillantino qui e là, un merletto in pizzo e un velo quasi trasparente che accarezzava il suo viso delicato. La giornata passò in fretta tra musica, balli e divertimento. I due giovani sposi iniziarono così la loro vita insieme, ancora tutta da vivere, felici e spensierati.

Spazio 9piotte di Lorenzo 2I

Nel 1967, Tremotino, il protagonista della nostra storia, si trovava nella vivace atmosfera della discoteca “Spazio 900”. Immerso nella musica e nell’energia dell’epoca, Tremotino si trovò coinvolto in un intricato intreccio di tradimenti e passioni segrete.

In una serata scintillante, il protagonista si ritrovò a tradire la sua partner con un affascinante sconosciuto. Le luci psichedeliche della discoteca danzavano mentre Tremotino e il suo nuovo complice si avventuravano in un atto proibito, ignorando il mondo che li circondava. La tensione erotica nell’aria si mescolava al ritmo incalzante della musica, creando un’atmosfera di seduzione e mistero.

Le scelte avventate di Tremotino si scontrarono con la sua moralità, mentre la passione segreta rischiava di svelarsi nel cuore pulsante della “Spazio 900”. Gli sguardi furtivi e gli sussurri sommessi alimentavano il dramma nascosto dietro le porte della discoteca, gettando un’ombra sul suo futuro e sulle relazioni intime che aveva tessuto.

Il momento proibito alla “Spazio 900” avrebbe avuto conseguenze profonde sulla vita di Tremotino, rivelando la complessità delle relazioni umane in un’epoca di trasformazioni sociali e culturali. La storia di tradimenti e desideri segreti si svolgeva sullo sfondo di una discoteca che rifletteva l’anima ribelle degli anni ’60, dando vita a un capitolo indimenticabile nella vita di Tremotino.

 

Regioni

Argomenti

Ti potrebbe interessare

Legalità. Continuano gli incontri con le scuole del progetto l’Atelier Koinè

di

Confronto con gli istituti aderenti al progetto selezionato da impresa sociale “Con i Bambini” e il sociologo Marco Omizzolo. Il tema: i...

HUB “Tu hai le capacità…usale!”, percorso di fotografia e scrittura all’IC Buozzi di Monterotondo

di

La macchina fotografica è uno scrigno colmo di potenzialità. Può essere utilizzata per documentare o come un formidabile strumento attraverso il quale...

TEATRO SOCIALE ALL’I.C BUOZZI MONTEROTONDO IL SUCCESSO DEI RAGAZZI IN SCENA

di

Grande successo sul palco in “Caro diario ti scrivo…perché ho paura” per gli studenti dell’I.C Bruno Buozzi di Monterotondo, andati in scena...