Vitale e Borsellino, due incontri che hanno segnato con un tratto indelebile il percorso “La mafia uccide, il silenzio pure”
di La Lanterna di Diogene Coop. Sociale Onlus
Salvo Vitale e Salvatore Borsellino, due incontri che hanno segnato con un tratto indelebile il percorso “La mafia uccide, il silenzio pure”, del progetto “L’ Atelier Koinè” finanziato dal fondo “Impresa con i bambini”.
Raccontare l’ emozione che è corsa sul filo degli schermi nelle giornate dell’ 11 e 12 maggio, negli incontri del percorso “La mafia uccide, il silenzio pure”, con Salvo Vitale e Salvatore Borsellino, non è semplice; per tanti motivi, che hanno sicuramente a che fare con l’ entità dei racconti che questi due eccezionali testimoni hanno portato, ma per un motivo soprattutto, perché in entrambi, forte, traspariva un unico obiettivo: RACCONTARE AI GIOVANI E SOLO AI GIOVANI UNA STORIA. Una storia per un pubblico di adolescenti troppo distante, ma assai vivida ancora nel ricordo di chi più grande ha vissuto gli anni di fuoco della lotta alla mafia con fermezza e volontà di arrestare un nemico, apparentemente inarrestabile. Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato e Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, nelle giornate dell’ 11 e 12 maggio sono stati CON I GIOVANI, PER I GIOVANI, TRA I GIOVANI. Questa forse la testimonianza del valore etico e morale di questi due personaggi, che come due cantastorie, hanno srotolato la trama del loro “cartellone” e raccontato la loro “cantata”, accompagnata dalla musica dei ricordi. Importante la differenza dei loro stili di comunicazione, Salvo Vitale ha utilizzato il gioco, l’ ironia, lo scherno; lo stesso che da ragazzo utilizzava con Peppino e i loro amici nella fondazione di radio Aut. Una radio che si era prefissata come unico scopo sconfiggere il potere delle mafie con il mezzo dell’ ironia, spiazzante per la cittadinanza, ma netta e ferrea, nei confronti di coloro che venivano coinvolti in quell’ ironia, primo fra tutti Badalamenti, “Don Tano” come lo chiamavano. Simone Saccucci , mediatore dell’ incontro dice in proposito: “questo utilizzo di un linguaggio di questo tipo è splendido, perché dei ragazzi come erano loro allora, hanno deciso di contrastare la mafia con strumenti da ragazzi, l’ironia, l’allegria e la freschezza giovanile”. Salvatore Borsellino, invece, ha utilizzato come strumento di comunicazione, il valore della memoria ed è stato potente, “un fiume in piena, in un accorato tentativo di coinvolgere i ragazzi, attraverso una storia personale”. Seppure ha parlato di valori e di ideali, nel momento in cui ha raccontato, lui era il fratello di Paolo, un fratello di un uomo ucciso, un fratello che prova ancora sensi di colpa nei confronti di Paolo. Un fratello che con fare semplice e struggente ha raccontato del suo sentirsi male ancor oggi nel pensare di aver scelto di lasciare Palermo per trasferirsi a Milano per lavoro, in una lontananza che diverrà un abbandono definitivo, che nutrirà solo il ricordo nei confronti di un uomo che non c’è più. Salvatore ha raccontato quindi, attraverso la sua storia personale, la storia di Paolo, UN UOMO CHE AMAVA COSI’ TANTO LA SUA TERRA, DA ESSERE DISPOSTO A MORIRE PER ESSA. Salvatore però ricorda ai ragazzi, nonostante la grande commozione di tutti, che il suo intento non è far commuovere, ma far arrabbiare, incitandoli in un certo senso a canalizzare la rabbia in una direzione di giustizia, di ribellione nei confronti di quello che non va.
Come si capisce se la comunicazione funziona, in questi tempi, in cui i ragazzi sono abituati a relazionarsi solo con degli schermi? Si capisce dagli schermi che si accendono, dai volti che compaiono, dalle chat che si illuminano costantemente di domande, brillano, pulsano luci, al pari dei cuori di quelli al di là dello schermo. E questo è avvenuto, in entrambe gli interventi,TUTTO ERA ILLUMINATO, due uomini saggi si sono dati il permesso, grazie alla loro storia, di prendersi il potere di accendere una popolazione di adolescenti a detta di tutti “sopiti”. A moderare gli incontri, con Salvo Vitale, Simone Saccucci dal Lazio e Monica Messina, una delle referenti siciliane del progetto “L’ Atelier Koinè”, con Salvatore Borsellino, Simone Saccucci e Fabio Riganello, uno dei referenti calabresi del progetto “L’ Atelier Koinè”; quasi a voler stendere un filo diretto tra regioni, partner di uno stesso progetto, ma con un humus culturale e sociale completamente diverso.
Tra le tante testimonianze e domande fatte dai ragazzi, scegliamo di raccontarvi questa. Una studentessa: “Io vorrei fare politica da grande, ma tutti me lo sconsigliano, perché mi dicono che è corrotta. Lei che ne pensa?”
Salvatore Borsellino: “Devi resistere, iniziare dalle associazioni, per poi passare alla politica, perché magari sarai tu a cambiare la politica…”
IL PROGETTO “L’ ATELIER KOINE’” RINGRAZIA SENTITAMENTE SALVO VITALE E SALVATORE BORSELLINO PERCHE’ HANNO MOSTRATO LA VOLONTA’ DI PARLARE AI RAGAZZI, IL DESIDERIO DI DAR LORO LA PRECEDENZA, IL RISPETTO ASSOLUTO PER I GIOVANI.
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