“Moveo ergo sum!”

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Incontri di PCTO nel liceo Gaio Valerio Catullo, nell’ ambito dell’ hub “Percorsi narrativi”

Gli incontri di “Percorsi narrativi” per il PCTO, nel liceo Gaio Valerio Catullo di Monterotondo per il progetto l’ “Atelier Koinè”, tenuti dalla dott.ssa Silvia Gatti hanno “esplorato il concetto di SPAZIO”: lo spazio esterno, fuori da noi, che abitiamo con il nostro movimento e lo spazio interiore, la nostra tana, il rifugio in cui torniamo quando abbiamo bisogno di restare in ascolto di ciò che siamo. 

Lavorare sullo spazio ci aiuta a concentrarci su noi stessi, su quello che siamo e che abitiamo con consapevolezza, lavorando trasversalmente sull’affermazione dell’IO come attore principale della nostra storia.

“Durante questi incontri” (ci dice la docente/pedagogista del movimento Silvia Gatti), “abbiamo scoperto che lo spazio cambia le relazioni:  anche a scuola, la modalità in cui il professore si muove nella classe condiziona l’ascolto  reciproco e l’apprendimento.  In questo momento lo spazio della relazione è minato dalla distanza imposta dal Covid-19; dobbiamo ricostruire nuovamente il nostro modo di relazionarci. Come possiamo restare distanti e mantenere stretti i nostri legami? E’ il tempo degli occhi, dello sguardo che si fanno protagonisti del nostro stato interiore.  

Dobbiamo costruire uno spazio vuoto, anche dentro di noi, dove concentrarci su ciò che amiamo, è una sfida nuova, importante”. 

Lo spazio è un luogo fisico e ora più che mai lo stiamo percependo come un’entità tangibile, con le sue geometrie infinite e i suoi vuoti e pieni.  Lo spazio è anche luogo del pensiero, lo spazio pensato, che può librarsi in altre dimensioni e attraverso il corpo manifestarsi al mondo. 

I ragazzi coinvolti nel percorso hanno giocato con il movimento, andando a percorrere una strada nella casa in cui vivono e si sono soffermati nel luogo che amano di più. Poi, si è discusso sulle motivazioni che li hanno condotti a scegliere proprio quel posto. 

Ecco qualche risposta data dai ragazzi in proposito all’ esperienza: 

“Io mi sono fermata sul divano, perché è lì che ci riuniamo la sera con tutta la famiglia, è il mio spazio del cuore”.

“Io ho scelto lo spazio del giardino perché durante la quarantena il mio cane ed io trovavamo un quel luogo il nostro spazio preferito”.

“Io mi sono fermata nella mia camera, perché qui c’è lo spazio che conduce alla mia interiorità”.

Poi i ragazzi sono stati invitati a scegliere un oggetto a cui sono particolarmente affezionati, di cui non possono fare a meno, che rappresenta il confine tra lo spazio interno (l’Io, la mia persona ) e lo spazio esterno ( il mondo e gli oggetti che lo abitano). 

Con questi oggetti hanno realizzato delle clip che presto saranno montate in un unico grande video, che vedremo a breve pubblicato sulla nostra pagina. 

Nella galleria fotografica che alleghiamo a questo articolo vedrete dei progetti in wordart realizzati dopo aver riflettuto sulle domande: “Cosa c’è nel mio spazio?”, “Come mi sento?”, “Cosa c’è nella mia tana?”, “Che parole restano…”.

WE MAKE THE SPACE, siamo noi, sempre, a scegliere.

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