Cosa ho appreso: anche la paura è nostra amica.
di kepler
Cosa ho appreso durante questo periodo di lontananza forzata dalla scuola, dagli insegnanti, dai ragazzi e dai loro genitori? Rispondono a questo interrogativo gli educatori dell’equipe del progetto Kepler 5-14, promosso da La Esse e selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini.
A volte ti stringe la gola, scivola e blocca lo stomaco, cresce come un brivido sulle braccia e sulle gambe, ti blocca.
A volte ti prende dietro, ti solleva in una vertigine che si libera solo chiudendo gli occhi e avanzando con un piede, con un respiro profondo o iniziando a parlare.
A volte ti martella le tempie e ti tiene sveglio, con la voglia di alzarti dal letto e non pensarci più.
A volte ti scalda le mani e ti fa urlare.
A volte ti spoglia e ammutolisce.
A volte ti fa sentire solo, ti disorienta, ti annebbia, ti fa piangere.
A volte ti esce dal cuore e ti apre a spazi di incontro.
A volte ti apre gli occhi, ti chiede di ritornare indietro.
A volte ti fa affiancare a qualcun altro per reagire insieme, compatti, tenendosi per mano.
A volte ti ricorda quanto sei – certamente, o forse – piccolo e debole.
Quante volte ho sentito e quante infinite volte continuerò ad avere paura…
E, sinceramente, è un po’ di tempo che mi dico anche “per fortuna!”. La paura continua a parlare a me, Andrea, educatore, in tante lingue e in tanti modi. Come? Mi fa sentire quanto valgono le persone, i percorsi che abbiamo fatto insieme. Mi descrive uno a uno gli intrecci delle relazioni. Mi rialza e mi spinge a tentare, di nuovo. Mi fa chiedere chi voglio essere. Mi mostra un orizzonte.
La paura si fa contenuto di confidenza, di vicinanza, di complicità. Si fa leva di cambiamento. Si fa direzione per discutere, ricominciare. Si fa vocabolario per leggere i silenzi, per chinarmi a fianco ad una ragazza seduta per terra a piangere. Mi fa sentire quanto è stato importante lavorare con Stefano, il mio collega “splendido agitatore” che sta per andar via.
La paura mi parla di quello che non conosco, di quello che posso solo osservare. Mi chiede di restare vicino con “paziente impazienza”. Mi aiuta a farmi leggero e vedermi relativo. Mi detta la questione da affrontare.
Ecco cosa ho appreso ancora più a fondo: le emozioni sono fondamentali per conoscere e percorrere il nostro lavoro, per sentire come stiamo, per ascoltare cosa ci dicono colleghi e ragazzi, per comprendere i pezzi di storie che incroci. Le emozioni ci aiutano ad attraversare le scelte che facciamo, a comprendere la necessità di essere aiutati, ad amare le possibilità di raggiungere ciò che desideriamo e progettiamo assieme.
Le emozioni ci aiutano a sentirci vivi. Ecco perché anche la paura è nostra amica.
Andrea Conficoni, educatore, La Esse
Equipe del progetto Kepler 5-14, nuovi sistemi educativi per generazioni competenti
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