#unodinoi | Amedeo, sfondamento di cuore

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Se pensate che il rugby sia roba per grandi, grossi e cattivi non avete ancora incontrato Amedeo. Ve lo presentiamo noi.
Cosa ti ha portato a scegliere proprio il rugby?
Passione giovanile coltivata per molto tempo, poi sospesa e poi ripresa tanto da diventare il mio lavoro. Mi occupo di bambini tra i 4-5 anni fino ai 16 ed ho sempre lavorato con loro per costruire dei “buoni cittadini”. Perché il rugby non è nato come sport agonistico ma come realtà educante, come sport di comunità.
Cosa ti ha fatto decidere di metterti in gioco con ItaliaEducante?
Ho alle spalle qualche annetto ma sempre la stessa passione, anzi di più, per l’educazione e per i ragazzi. Tutti gli elementi di valore di ItaliaEducante, li ritrovo nel mio gioco: l’essere d’aiuto, l’essere vicino al mio compagno, fare comunità. In fondo, il rugby è una comunità itinerante in cui insegno a giocare per il bello di giocare e non per vincere. Come per la scuola: andarci per il bello di imparare e non per primeggiare. Ho avuto un’esperienza molto forte con una classe delle medie in cui c’era un livello di sofferenza pazzesca in alcune ragazze, una sofferenza che mi trapassava e con la quale ho dovuto imparare a convivere per poter, successivamente, entrare in relazione… Ragazze con ferite profonde che, a poco a poco, hanno capito che non veniva chiesto loro nulla di particolare se non di dare il meglio di sé, così come erano. Il mio spazio è quello spazio in cui le regole che ti possono far sentire inadeguata non esistono perché vieni valutata per quello che sei. Ho accolto spesso ragazzi con gravi problemi di disciplina e magari anche segnalati… Sono quelli che spesso vengono “scaricati” e tolti dal contesto classe perché elementi di disturbo. Così non mi piace, desidero incontrarli nella loro normalità del contesto scolastico, in classe, e lì costruire la relazione che poi può portarli fuori. È stato molto difficile ma bellissimo, un’esperienza fortissima. Alcuni di loro avevano cominciato a giocare nella mia società prima del lockdown, altri mi  fermano al parco quando mi vedono…
Che effetto ha avuto su di te ed i ragazzi il lockdown?
Molto pesante; la distanza fisica è stata pesantissima ma ho voluto trasformarla in opportunità. Bisogna pensare che questa cosa non passerà più per generare nuove idee. Imparare a viverlo come processo di rigenerazione. Così, 3 volte alla settimana, incontro i miei ragazzi on line e facciamo lezione così! Costruisco cittadini anche così. Chi entra nel rugby capisce quanto è importante avere delle regole perché solo attraverso le regole c’è libertà autentica. Il piacere deve essere un momento pieno, di fatica; la competenza va conquistata in un percorso naturale che richiede tempo e impegno e non “tutto subito” come oggi si crede. Raccontare queste cose ai ragazzi è pazzesco. Ha un effetto sfondamento pazzesco.

#unodinoi è Amedeo, allenatore di rugby

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