dettotranoi | Dopo un anno di DAD, come stiamo?

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Qualche giorno fa, l’Istituto Demopolis ha reso noti i risultati di un’indagine condotta per l’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, sul vissuto e le opinioni dei genitori con figli 5-17 dopo un anno di Covid e didattica a distanza. Qui alcuni stralci della relazione.
<<Ad un anno dall’esordio della didattica a distanza, resta in chiaroscuro il giudizio degli italiani sul funzionamento della DAD: appena 3 su 10 la valutano positivamente. Fra i genitori di figli in età scolare, il dato cresce al 34%, e raggiunge il 48% fra gli insegnanti. Pur essendo riconosciuta oggi una migliore organizzazione rispetto alla fase emergenziale, un problema – sociale ancora prima che scolastico – grava più di altri sul bilancio della didattica a distanza: per il 51% dei genitori italiani, a 12 mesi di distanza, in DAD non è ancora garantito un accesso adeguato a tutti gli studenti. (…) I coprotagonisti di questa sperimentazione indotta dalla pandemia, i genitori italiani, rilevano come la DAD si sia effettivamente meglio strutturata dopo la fase emergenziale (67%) ed abbia prodotto maggiore autonomia nell’uso delle tecnologie da parte dei ragazzi (57%). La durata delle sessioni, tuttavia, non soddisfa ancora la maggioranza: per uno su due, l’orario scolastico completo resta un obiettivo irrealizzato. Nella valutazione di chi ha figli in età scolare, le criticità della DAD, dopo un anno di operatività, restano la distrazione degli studenti durante le lezioni (73%), ma anche la complessa situazione emotiva dei ragazzi (63%) e la scarsa dotazione tecnologica delle case (51%), limite segnalato con maggiore evidenza dagli insegnanti (68%). Si differenziano, genitori ed insegnanti, anche nella valutazione dei carichi di lavoro: eccessivo è stato l’impegno richiesto alle famiglie secondo il 39% dei genitori; il dato cresce al 61% tra chi ha i figli alle Elementari. Inoltre, per il 31% dei genitori l’orario scolastico è troppo ridotto: sul tema concorda appena il 15% degli insegnanti>>.
E ItaliaEducante? Qual è il vissuto e le opinioni che raccogliamo dai nostri territori dopo un anno di DAD? Indubbiamente, dalle interviste e dalle testimonianze che raccogliamo settimanalmente da insegnanti, educatori e ragazzi coinvolti nel progetto, i segnali naturalmente confermano quanto emerso e riportato dall’indagine. Ciò che possiamo aggiungere è che la fatica di ragazzi ed insegnanti si sta radicando in livelli di stress psicologico importante tanto che, in alcune scuole dei sette territori coinvolti, sono state potenziate le ore di sportello con gli psicologi oppure pensati momenti ad hoc di incontro personale. Pertanto se c’è un dato che colpisce nella nostra esperienza è che, rispetto al passato, a ricorrere allo sportello non sono solo i ragazzi in difficoltà ma anche gli insegnanti. E sono gli insegnanti a richiedere momenti di confronto e sostegno psicologico per meglio affrontare il peso rilevante di uno scenario liquido, in cui si è costantemente esposti a cambiamento e rimodulazione. ma come ci è stato detto nei giorni scorsi da una professoressa, se c’è un dato positivo, in tutto ciò, è che insegnanti e ragazzi non sono mai stati così vicini emotivamente parlando.

A cura di Mariachiara Martina, Responsabile Comunicazione ItaliaEducante 

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