Fase ACCOMPAGNAMENTO in Piemonte

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Nella scuola secondaria di primo grado “Corrado Alvaro” di Torino, la fase di Accompagnamento ha preso forma in “Integriamoci, conosciamoci, condividiamoci”, una serie di incontri rivolti agli studenti di prima media con l’obiettivo di far capire loro che bisogna partire innanzitutto dalla conoscenza di sé e dalla consapevolezza circa la propria persona, per poi aprirsi agli altri e aspettarsi da essi la medesima apertura.

Il ciclo di incontri ideato e realizzato da Alessandro Mazza, coordinatore ItaliaEducante in Piemonte, ha coinvolto i ragazzi nella visione di alcuni filmati che hanno facilitato l’apertura del dibattito sui temi della collettività e dell’individuo, inteso nella sua unicità e inserito in una comunità.
Ciò che però ha fatto veramente la differenza è stato l’entusiasmo e l’interesse generato dalla presenza di Emanuele, giovane studente universitario, che ha condiviso con i ragazzi la sua esperienza di bullizzato, prima, e di bullo, dopo.

Di seguito il suo resoconto.

Quando sei un bambino c’è sempre qualcuno che ti dice cosa fare, cosa è giusto e cosa non lo è, ed è proprio su quei banchi di scuola che cominci a costruire l’uomo che un bel giorno dovrà affrontare il mondo vero, cercando di assorbire come una spugna ogni parola di “quelli più grandi di te”.
Alla proposta di Alessandro (Mazza, ndr) di partecipare a questo progetto, ho provato immediatamente due sensazioni contrastanti tra loro: paura e coraggio. Paura perché sono un ragazzo balbuziente, anche se abile a celarlo; forse è più una paura con me stesso che con gli altri, ma resta il fatto che parlare a più di venti persone può mettere a disagio chiunque, figuriamoci uno che soffre di disfluenze. E coraggio, quella forza silente con la quale riesco a tirare fuori tutto me stesso, a volte frenato dal fatidico giudizio degli altri: infatti, ciò che ho sempre sognato di fare è insegnare, mettermi in gioco per superare il mio più grande limite, lasciando un frammento di me a chi ho davanti.
Detto questo, ho deciso di accettare questa opportunità con Alessandro, ma ad una condizione, ovvero che l’approccio con la classe fosse coinvolgente: da studente ho dovuto assistere a numerosi progetti scolastici, condotti da personaggi “asettici” che non sono mai riusciti a trasmettermi niente… che il bullismo sia un atteggiamento negativo è chiaro anche ai muri, e le consuete “frasi fatte” lasciano il tempo che trovano!
Quello che ho condiviso con i ragazzi è semplicemente una storia, o meglio la mia storia dietro quei banchi che ancora adesso non possono che strapparmi un sorriso.
Giusta o sbagliata? Non è questo l’importante. Ad alcune domande non conta dover dare per forza una risposta, perché è proprio quando si crede di sapere qualcosa che bisogna fare un passo indietro e guardarla da un’altra prospettiva: e se il bullismo venga inteso come uno stimolo per trasformare un punto debole in uno di forza? Ecco che in questo caso cambia tutto, come sono cambiati i nostri piani una volta entrati in quell’aula: da un progetto approvato e delineato in ogni sua parte siamo passati ad un altro, senza neanche rendercene conto; la chiave del successo è stata proprio la nostra prontezza nel cercare una nuova strada e di percorrerla non più da soli, ma insieme a tutti i ragazzi di quella classe, senza nessuna distinzione tra noi e loro. Solo così è stato possibile instaurare uno scambio unico, vero e privo di filtri.
Non potrò mai dimenticare i loro occhi mentre parlavo: percepivo di averli toccati nel profondo come nessun altro aveva fatto fino a quel momento ed io, per la prima volta, non ero più un ragazzo balbuziente, ma quel ragazzo con la consapevolezza di potercela fare, per sempre.

Emanuele Prisciandaro

Con la testimonianza di Emanuele, il bullismo ha preso così un significato diverso, utile ai ragazzi per interpretare meglio alcune dinamiche che spesso nascono nella comunità-classe.
Visto da un’altra prospettiva, infatti, il bullo non è più un soggetto da emarginare, ma un ragazzo come tutti gli altri, anzi forse più sensibile di altri, che ha una storia da raccontare ma che non riesce a trovare uno spazio di serena apertura. Ecco quindi che il coinvolgimento e il dialogo diventano le uniche armi per contrastare il fenomeno del bullismo.

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