Pioltello – Il primo anno di Ip Ip Urrà – Libera Compagnia Arti e Mestieri Sociali
di chiromechino2
Il primo anno di attività a Pioltello con la Libera Compagnia Arti e Mestieri Sociali
Da Pioltello, la Libera Compagnia Arti e Mestieri Sociali racconta il primo anno di Ip Ip Urrà.
Partire con un nuovo progetto durante una pandemia, senza avere un luogo fisico dove poter incontrare le persone, poteva rappresentare un ostacolo invalicabile. Non possiamo non dire che la fatica è stata molta. Alcuni aspetti di forza del nostro intervento si sono fortemente depotenziati.
Non avere un luogo fisico in cui accogliere donne e bambini, per noi che lavoriamo proprio per integrare i compiti di cura alla possibilità di autorealizzazione per le donne, tenendole vicine e insieme ai loro bambini, ma con il supporto necessario, è stata una perdita importante.
Una progettazione creativa
Abbiamo dovuto compiere un grande sforzo di progettazione creativa per trovare nuovi modi e raccogliere la sfida di sperimentare nuove strade. E come sappiamo bene la creatività, indispensabile per fronteggiare la crisi che abbiamo e stiamo ancora in parte attraversando, aumenta quanto più i soggetti che progettano sono diversi. Diversi per appartenenze, professionalità e sguardi. Senza collaborare con le risorse chiave della rete e della comunità non avremmo potuto né pensare né realizzare le proposte che ci hanno permesso di mantenere vivo il legame con le donne, i bambini e le famiglie con cui operavamo.
In un autunno inverno in cui non si poteva fare quasi nulla abbiamo co progettato con i genitori stessi e con associazioni e servizi del territorio. Sono stati momenti, se pur a distanza, pensati per mantenere il rito dell’incontro per dare voce e parola al nostro grande desiderio di tornare a stare insieme.
Christmas in Pioltello
Le festività natalizie del 2020 sono state allietate da Christmas in Pioltello. Un palinsesto ricco di momenti di svago e incontro fatto di tombolate online comunitarie e concorsi culinari che permettessero di stare vicini anche se lontani, provando a raccontare le tradizioni italiane e non a tavola durante i periodi di festa.
Spazi per le donne
Abbiamo cercato di mantenere attivi, reinventandoli completamente, quei preziosi luoghi in cui raccogliere e ascoltare i vissuti delle donne, ancora più esacerbati ed esasperati dalle limitazioni che stavano vivendo, che noi e tutti stavamo vivendo. Quando poi è stato possibile incontrarci, se pur all’aperto, siamo tornate in presenza nei luoghi pubblici. Tra questi: bar, parchi e piazze.
Lavorare in un contesto così vario, apparentemente destrutturato e totalmente informale, ci ha messo di fronte a degli ostacoli ma ci ha permesso anche di abitare ancora di più il territorio e di raggiungere i genitori là dove già si trovavano, nei “loro” spazi, non nei “nostri”.
Un nuovo bisogno
Il parchetto, il bar, la piazza hanno iniziato ad assumere significati nuovi sia per noi sia per famiglie. In questi luoghi accadevano delle cose. Abbiamo ricominciato a stare insieme, a condividere emozioni, paure e fatiche dell’ultimo anno: condivisioni fondamentali per prefigurare con le donne stesse delle possibili strade future. Immediatamente è stato palpabile il bisogno fondamentale che la pandemia, nella sua drammaticità, ci ha rivelato con maggiore chiarezza: quello di non poter stare bene senza incontrare l’altro.
L’isolamento delle donne
Osservare come le donne fossero risprofondate in quel senso di isolamento, sole a fronteggiare le fatiche legate alla vita domestica e alla cura dei bambini, ci ha aiutato a riconoscere e a far loro riconoscere con maggiore forza l’importanza dei legami e delle occasioni di incontro.
Uno dei sentimenti più forti che abbiamo intercettato è stata la voglia di avere spazi anche per sé, fuori dai compiti di cura, voglia di formazione, di riscatto, di riprendere i percorsi che il covid aveva interrotto o di trovarne di nuovi.
La cura
La maggior parte delle donne che incontriamo affrontano la sofferenza di quella (non)scelta che ancora oggi le donne vivono molto spesso come l’unica possibile: posso realizzarmi nel lavoro solo se delego completamente (o quasi) i miei compiti di cura, solo se mi separo dal mio bambino portandolo in un altro luogo.
Per chi si trova a vivere lontano dalle famiglie di origine e senza reti di aiuto tale scelta diventa ancora più estrema e ancora più fonte di malessere. Il nostro progetto invece esiste per aiutare le donne a tenere insieme il loro ruolo genitoriale con la realizzazione di sé, costruendo un nuovo equilibrio che non è fatto di scelte che escludono, ma di posizioni che tengono insieme. Forti di queste consapevolezze e grazie a una costante connessione con i soggetti della rete, abbiamo potuto cogliere la possibilità di aiutare le donne a iscriversi e a frequentare un corso di formazione regionale, tenendo, con il nostro supporto, i loro bimbi vicino a loro.
Formazione
“Dove mamme e bambini si danno nuove opportunità, facendo cose diverse ma stando vicini” questo è uno dei nostri claime e questo, proprio a seguito della parte più dura dell’emergenza pandemica, abbiamo messo in pratica. Il corso era organizzato da Enaip, un ente di formazione professionale con cui abbiamo sempre collaborato. La bontà e la longevità dei rapporti ha permesso agli operatori di cercare insieme nuove soluzioni estremamente creative per accogliere le esigenze le donne mamme di bambini ancora piccoli: è così che, con l’appoggio del Comune di Pioltello, abbiamo deciso di allestire uno spazio per accogliere i bambini nel giardino della scuola dove le donne avrebbero frequentato il corso.
In accordo con i responsabili della scuola si è ripensato il corso in virtù di questa proposta e per noi ciò ha rappresentato la possibilità di confezionare una proposta cucita su misura del nostro gruppo di mamme, di ritrovare uno spazio “nostro” a cui dare senso e significato: uno spazio per i bambini pensato apposta per loro e in un luogo naturale ricco di stimoli. Questo intervento inoltre ci ha permesso di tematizzare con l’intero gruppo di frequentanti il corso un aspetto cruciale, quello dei compiti di cura dei bambini piccoli, ingiustamente ancora completamente delegato alla sola famiglia (con grosse disparità tra uomo e donna) riportandolo a essere una questione pubblica, sociale e collettiva.
Nascono legami
Le donne che hanno potuto partecipare alla formazione hanno sperimentato nella pratica ciò che sosteniamo e per che troppe volte non viene preso in considerazione, eccone un esempio:
Marwa, una donna con tre figli, vive a Pioltello da diverso tempo. Nella sua esperienza in Italia si è spesso sentita molto sola: gestire i figli e la casa a tempo pieno non le ha permesso di stringere legami e il senso di solitudine che ha provato in questi anni è stato molto forte.
Poi trova un’amica e insieme a lei decide di iscriversi a scuola, la sua amica la porta ai nostri incontri al bar. Scoprono insieme del corso che sarebbe partito e sono determinate a parteciparvi. Ci riescono!
Una mattina, mentre ci lascia la sua bimba più piccola prima di entrare in aula, ci dice che per lei riuscire a frequentare questa scuola, potendo stare vicina a sua figlia è importantissimo. Si sente finalmente parte di qualcosa, di una famiglia più grande, di una comunità.
Riportare al centro i bambini
Riportare al centro i bambini implica uno sforzo degli adulti che dovrebbero provare a modificare le proprie strutture e riadattarle ai bisogni e desideri dei più piccoli, senza però perdere la propria autonomia o il proprio spazio di vita. Tale processo se delegato alle sole madri o al solo nucleo familiare diventa estremamente complicato, difficile, a tratti impossibile. Se invece a farsi carico del benessere dei bambini (e quindi anche delle madri, dei padri, delle famiglie) è tutta la comunità allora questo processo diventa praticabile e generativo.
Questa piccola, grande azione non sarebbe stata possibile senza il dialogo e la collaborazione tra servizi e progetti territoriali.
Il bilancio di Ip Ip Urrà a Pioltello
Il nostro bilancio al termine di questo primo anno di attività è, nella grande fatica attraversata, estremamente positivo. Siamo riusciti a far fronte alla crisi, a stare nella frattura, senza perdere il legame con i genitori, ridando forza e valore alla nostra proposta, soprattutto grazie a una co progettazione costante, più forte che mai. Abbiamo ascoltato i genitori e insieme a loro individuato possibili azioni, tutte sempre organizzate insieme a molti altri attori. Siamo rimasti insieme in quel vuoto di risposte e soluzioni, ascoltandoci e dando legittimità a quella voce che dentro ognuno di noi diceva quanto importante fosse il bisogno delle famiglie di stare insieme, di far stare insieme i bambini.
La giornata mondiale del gioco
Così l’occasione della Giornata internazionale del diritto al Gioco ci ha visto unirci in un unico grande girotondo che amplificasse proprio quella voce. Quando poi abbiamo proposto Aperigenitori, un incontro alle famiglie del nostro territorio per confrontarci insieme sulle proposte di socialità per le famiglie e i bambini, abbiamo ricevuto adesioni e raccolto proposte concrete di attivazione oltre le aspettative.
Alleanze significative
Uno degli aspetti più significativi del nostro modo di operare è proprio l’attivazione permessa dalla forte alleanza con i genitori, ai quali viene dato il potere di fare e decidere, di contribuire all’offerta stessa del progetto, grazie alle loro risorse. E l’emergenza sanitaria nella sua gravità e drammaticità ci ha permesso di potenziare ulteriormente tale alleanza, proprio in virtù delle difficoltà che, forse per la prima volta, tutti insieme ci trovavamo ad attraversare.
Navigando in mare aperto, cercando di non perdere punti di riferimento preziosi, condividendo il timone senza perdere la rotta, abbiamo attraversato la tempesta. Uniti.
Scopri di più sulla Libera Compagna di Arti e Mestieri Sociali di Pioltello.
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