Bullismo e disabilità in letteratura: la ricerca bibliografica di Ledha

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I dati Istat in materia di bullismo, pubblicati nel 2015, attestano che nel corso dell’anno 2014 più della metà dei ragazzi e degli adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni è stata vittima di bullismo da parte di propri coetanei. Il Nord del Paese è interessato da un più alto tasso di episodi di bullismo e il fenomeno si inasprisce se gli atti di bullismo sono agiti via web. Offese verbali derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare, diffamazione, esclusione/emarginazione dal gruppo a causa del proprio credo o delle proprie opinioni personali e violenza fisica.

Disabilità e bullismo: incroci pericolosi

Qualsiasi condizione di disabilità espone lo studente al maggior rischio di essere vittima del bullismo. Chi compie atti di bullismo verso le persone con disabilità risponde in genere alla necessita di “proiettare” sull’altro, e quindi allontanare da sé, le proprie fragilità.

Il bullismo non riguarda soltanto il “bullo” così come la disabilità non riguarda solo la “vittima”. L’intero contesto ambientale ne è coinvolto: il bullismo, infatti, si delinea come una dinamica di gruppo, nella quale i soggetti si sostengono e rinforzano l’un l’altro, reciprocamente. In altre parole, si tratta di un fenomeno dinamico-relazionale

La prevenzione e il contrasto ad ogni forma di bullismo, e in particolare alla pericolosa relazione tra bullismo e disabilità,  richiede agli adulti – educatori, di superare sterili e controproducenti atteggiamenti punitivi per impegnarsi per una vera educazione alle differenze che deve coinvolgere tutte le componenti scolastiche, a partire dagli stessi adulti.

Ledha e il progetto Inclusi! Dalla scuola alla vita

All’interno di “Inclusi! Dalla scuola alla vita” che indaga e agisce sulle modalità in cui la scuola interviene per favorire i processi di inclusione dei ragazzi con disabilità dentro e fuori dalla scuola, Ledha ha effettuato una ricerca di carattere bibliografico che restituisce un terreno ancora davvero poco esplorato. Salvo rare e importanti eccezioni, infatti, i bambini e gli adolescenti con disabilità risultano spesso “invisibili” nella letteratura e nelle statistiche ufficiali in materia.

Ciò nonostante, dagli elementi a disposizione risulta chiaro ed evidente come bambini e ragazzi con disabilità subiscano un più alto rischio di essere vittime di bullismo rispetto ai loro compagni senza disabilità. Il maggior rischio si presenta quando sono deboli o assenti meccanismi realmente efficaci sul piano dell’inclusione scolastica, dunque dalla condizione di forte isolamento vissuta dai minori con disabilità, anche per la presenza di barriere ambientali quali ad esempio inaccessibilità fisica, sensoriale, impossibilità di partecipare a gite … Parliamo di contesti che pregiudicano le relazioni sociali tra gli studenti con disabilità e il resto della classe, non soltanto rispetto alla fruizione delle lezioni, ma anche nei rapporti interpersonali, dentro e fuori dall’aula scolastica, generando stigma ed emarginazione sociale e minando l’armonico sviluppo della personalità. Tutto ciò impedisce la conoscenza dell’altro e la comprensione delle disabilità e, quale diretta conseguenza, costituisce il terreno privilegiato su cui si innestano le dinamiche della violenza e, più nello specifico, del bullismo.

C’è poi il tema degli stereotipi, una narrazione che presenta sempre e comunque il bullo come “cattivo” e la vittima come debole e indifesa, del tutto incapace di difendersi. Una rappresentazione , che anche quando si fonda su alcuni dati di realtà, si rivela inadeguata e poco funzionale, cristallizzando i ruoli senza prendere in alcun modo in considerazione il contesto ambientale, sociale e culturale di riferimento. Al contrario, essendo il bullismo un fenomeno dinamico-relazionale, che non vede mai coinvolti due soli soggetti, non potrà esistere alcuna misura educativa efficace che non prenda in considerazione l’intero contesto, ragazzi “spettatori” e adulti inclusi.

Quali prospettive?

Alla luce degli elementi sopra descritti, le future azioni di contrasto al bullismo dovrebbero senz’altro prendere maggiormente in considerazione il fattore disabilità. Ciò sia dal punto di vista teorico – tramite raccolte dati, studi e ricerche –, sia dal punto di vista pratico-operativo, nella predisposizione di politiche e strategie adeguate.

In ogni caso, vi sarà sempre la necessità di riconoscere, educando alla diversità, le differenze e la complessità identitaria di ciascuno, facendo riferimento al singolo individuo con le sue proprie caratteristiche e non, invece, a categorie astratte e stereotipate.

Leggi l’articolo completo di Sara Carnovali e Giovanni Merlo 

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