Alla scoperta della “Peer Education” nei Centri Educativi del fermano

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L’azione NoDropNoOut del progetto Hobnob permette di creare, per i ragazzi e per le loro famiglie, luoghi di supporto, paracadute per le difficoltà riscontrate nelle carriere scolastiche più tortuose e trampolino, affinché le risorse cognitive, relazionali e sociali di cui i ragazzi e le loro famiglie dispongono vengano riconosciute e sviluppate.

Nei tre Centri Educativi del territorio fermano (dove opera, tra gli altri partner, anche Wega Impresa Sociale), si svolgono attività che mirano al potenziamento scolastico migliorando l’approccio e il metodo di studio, grazie anche alla “Peer Education”.

Abbiamo fatto qualche domanda a Silvia, una ragazza che lavora nei Centri come educatrice, per capire più da vicino e nel dettaglio quali sono gli obiettivi di questi luoghi e come si organizza il lavoro.

Silvia, come è organizzato il lavoro all’interno dei Centri Educativi?

Presso i Centri offriamo prevalentemente un servizio di aiuto compiti a cui abbiamo dato inizio lo scorso autunno. Gli iscritti frequentano principalmente la scuola primaria e in parte la scuola secondaria. Gli incontri avvengono tre volte a settimana, dalle ore 15:30 alle ore 18:30 (per un totale di nove ore settimanali) e sono scanditi dall’esecuzione dei compiti assegnati dalla scuola sia attraverso la “Peer Education” ma anche attraverso il metodo tradizionale di accompagnamento allo studio su più materie da parte di noi educatrici.

Parlaci più nel dettaglio della “Peer Education”

Per “Peer Education” si intende una metodologia didattica basata sulla condivisione/trasmissione di conoscenze ed esperienze tra i membri di un gruppo di coetanei che diventano in questo modo protagonisti attivi del processo educativo. È più facile essere portati all’ascolto da coloro che “parlano il loro stesso linguaggio” e quindi comprendere anche in maniera più immediata determinati concetti che a volte noi adulti tendiamo a complicare con tante nozioni. Il tutto avviene in uno spazio non giudicante che mette i bambini a proprio agio per poter lavorare assieme.

Quanto è importante la socialità in questi luoghi?

Tantissimo. E per fortuna non mancano i momenti di socializzazione, come quello dedicato alla merenda in cui i bambini danno sfogo alla loro vivacità e creatività ma non solo.

Le attività però mirano anche al confronto e alla riflessione, giusto?

Ci sono stati momenti in cui il gioco si è rivelato un ottimo strumento di riflessione circa il tema delle emozioni: imparare a riconoscerle e a gestirle, dando loro un nome. Si è cercato al contempo di portare la medesima riflessione su aspetti concreti, come la risoluzione di dinamiche di competizione che a volte nascono tra i ragazzi.

Come può, quindi, un servizio di aiuto compiti supportare i ragazzi anche oltre la normale attività didattica?

Il servizio di aiuto compiti è un appuntamento pomeridiano legato all’apprendimento, all’approfondimento e all’acquisizione di un metodo di studio ma anche uno spazio di condivisione in cui migliorare le proprie capacità relazionali e comunicative. Uno spazio in cui sperimentare la dimensione del gruppo e in cui sentirsi parte di esso. Credo che questo servizio possa essere considerato un valido strumento a sostegno delle esigenze di bambini e famiglie. Una dimensione post scolastica in cui tutti sono coinvolti. Si apprende ad esempio che possono emergere delle difficoltà di vario tipo che generano la necessità di comunicazione tra genitori e/o insegnanti; oppure i bambini più timidi o più restii nel fare i compiti possono scoprire che è possibile superare le loro insicurezze perché l’ambiente è accudente, incoraggiante e i loro tempi sono rispettati.

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