Al The Tube, un tavolo aperto di supporto alla genitorialità

di

Sabato 29 marzo si è svolto il primo tavolo di confronto con le famiglie dei ragazzi che frequentano il Centro Educativo Territoriale The Tube: è stato il primo di una serie di incontri pomeridiani (aperti anche ad esterni) a tema “Comunicazione genitori-figli in adolescenza”.

L’iniziativa, gestita dalla Comunità di Capodarco di Fermo, rientra nel progetto Hobnob, un’opportunità per socializzare, aggregare e formare la nuova comunità educante, nell’ambito del Bando Spazi Aggregativi di Prossimità 2022.

Spesso dal confronto fra adulti sembra emergere che con adolescenti e pre-adolescenti comunicare è più difficile, che i figli si isolano, non parlano e non ascoltano, non raccontano cosa succede loro e cosa vivono quotidianamente.

Si aliena sul telefono”

“Gli faccio le domande e non mi risponde”

“Si chiude in camera

Guardando gli adolescenti dalla loro prospettiva si può dire invece che la comunicazione abbondi e che la velocità comunicativa aumenti, così come la capacità di capirsi e cogliere al volo i messaggi dell’altro. Aumentano le interazioni fra pari, la conversazione scritta, i messaggi sottintesi.

I genitori, che “fino al giorno prima” sono stati i principali interlocutori e guide dei ragazzi, iniziano ad assolvere un ruolo diverso e ciò accade gradualmente, ma senza preavviso: la complementarità relazionale che fino a quel momento ha sostenuto il legame genitore-figlio inizia a vacillare. Gli adolescenti cominciano a mettere in discussione il ruolo del genitore-guida e a sperimentarsi come adulti, cercando di posizionarsi in una nuova dimensione in cui non sono più solo figli, ma anche interlocutori attivi e critici nella relazione con gli altri e i genitori. In questa evoluzione, silenzi e chiusure vanno a sostituire altre forme di messaggio: si tratta di esperimenti che costituiscono a volte l’unico modo per sottrarsi al modello relazionale precedente. Il dialogo, per prove ed errori, si evolve. L’impartire lezioni e trasmettere norme funziona sempre meno, l’ascolto e il dialogo alla pari sono sempre più necessari. In questa evoluzione, nessuna delle due parti possiede tutte le risposte: la crescita profonda avviene attraverso l’interazione e la negoziazione continua dei ruoli e delle aspettative.

Questo non ci deve confondere. Anche i silenzi restano atti comunicativi, azioni attive, che anche se travestite da “ritiri”, ci possono dire molto.

Paul Watzlawick, psicologo e filosofo austriaco, ci aiuta a comprendere meglio questa affermazione mostrando come ogni volta che comunichiamo lo facciamo sia attraverso quello che effettivamente diciamo, sia con tutto ciò che non diciamo (mimica facciale, prossemica, postura, direzione dello sguardo, gestualità) e che ogni messaggio porta con sé un aspetto di contenuto (esplicito) e uno di relazione (molto spesso, non detto), che incornicia il contenuto e ne orienta l’interpretazione.

Con un esempio molto semplice la domanda “Hai fatto i compiti?” posta dal compagno di giochi e posta dal genitore non è la stessa domanda, per quanto il contenuto (le parole) sia lo stesso. Da un amico potrebbe essere interpretata come frutto di semplice curiosità, permettendo all’adolescente di attenersi al suo contenuto nella scelta di come rispondere: “No, non li ho fatti, ero stanco e la prof non li controlla”. Viceversa, posta dal genitore, potrebbe portare con sé un livello di complessità maggiore che probabilmente genererà una risposta diversa… Prima di rispondere, infatti, alcuni pensieri potrebbero essere: “Che aspettative si celano dietro a questa domanda?”, “Se rispondo onestamente potrò uscire?”, “Mi vorrà controllare?”: la risposta, cioè, potrebbe essere influenzata molto di più dall’aspetto “di relazione” che intercorre fra il ragazzo e il genitore e se questa è asimmetrica ed impegnata in una negoziazione dei suoi confini, un silenzio come risposta non sarebbe una “non risposta” ma l’affermazione del rifiuto di una relazione controllante.

Questa chiave di lettura, applicata a molte situazioni, può trasformare alcuni silenzi e gesti di difficile decifrazione in azioni comprensibili e sulle quali si può creare un autentico dialogo, spostandosi dal contenuto alla relazione. In che modo? Una delle strategie più utili è esplicitare gli intenti della domanda, es. “Non ti voglio controllare, ma sono preoccupata per il tuo rendimento scolastico e non vorrei che ti trovassi in difficoltà”.

In conclusione, uno degli obiettivi principali nel rapporto genitori-figli durante l’adolescenza è quello di instaurare una relazione più equilibrata e reciproca. Quando la comunicazione è basata sulla reciproca comprensione e consenso, ci si può concentrare con più facilità sul contenuto esplicito del messaggio, rendendo la comunicazione più chiara e gestibile.

Il ciclo di tavoli di confronto continuerà. Per restare aggiornati sui prossimi appuntamenti potete seguire le attività del Centro su Instagram (centro.thetube) e Facebook.

Regioni

Ti potrebbe interessare

Il Coaching e l’Orientamento per studenti e ragazzi: nascono nuove prospettive con il progetto Hobnob

di

Il progetto Hobnob – Opportunità per socializzare, aggregare, formare la nuova comunità educante, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per...

Progettazione partecipata

di

Una delle innovazioni all’interno del progetto HOBNOB è l’attività di progettazione partecipata, un’azione che mira a coinvolgere attivamente i giovani, i principali beneficiari,...

Un viaggio alla scoperta di sé: l’orientamento individuale con HOBNOB

di

Per molte persone, l’orientamento scolastico è spesso visto come un mero percorso informativo, un semplice foglio da compilare per il futuro prossimo....