Intervista ai ragazzi di Scienza Ludica al Fab Lab dello Spazio Giovani

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Nel pomeriggio di ieri si è concluso il laboratorio di robotica del Fab Lab dello Spazio Giovani per quest’anno. Prima di salutarci, la scorsa settimana abbiamo fatto una chiacchierata con i ragazzi di Scienza Ludica che in questi mesi hanno condotto il laboratorio con impegno e passione.

Loro sono Emanuele e Carlo, 24 e 19 anni, due studenti universitari che provengono dall’ITIS Fermi di Pistoia. Sono solo due dei circa 30 che gravitano intorno all’associazione Scienza Ludica, che si è costituita nel 2021 dopo qualche anno di vita sotto forma di progetto scolastico legato appunto al Fermi.

L’attività del giorno con i ragazzi dello Spazio Giovani consiste nell’assemblaggio di una delle stampanti 3D acquistate per il Fab Lab; i ragazzi sono tutti concentrati a seguire le istruzioni di montaggio (in inglese), e tra una vite e un giro di brugola rispondono alle mie domande.

Com’è nata Scienza Ludica?

E. Scienza Ludica è nata come un progetto della scuola ITIS Fermi di Pistoia con cui per alcuni anni un collettivo di studenti ed ex-studenti dell’istituto ha portato avanti laboratori e attività scientifiche per gli studenti più giovani. L’intento è sempre stato quello di provare a insegnare qualcosa sul mondo della scienza a chiunque avesse voglia di imparare, cercando di avvicinare i giovani a materie come informatica, meccanica e robotica in modo divertente, con un approccio ludico e molto pratico, che guarda al di là delle aule.

Perché avete deciso di fondare un’associazione?

E. Beh, ovvio: per cercare di conquistare il mondo! Scherzi a parte, ci sembrava una buona occasione per aiutare tanti più ragazzi a scoprire la scienza. Non ci sono molte opportunità di farlo al di fuori della scuola, e con la trasformazione del progetto Scienza Ludica in una vera e propria associazione abbiamo avuto modo di dare maggiore continuità alle attività e di aprirci anche all’esterno e ai contesti più diversi.

Quali sono le attività che portate avanti?

E. Facciamo soprattutto laboratori nelle scuole e in contesti associativi come in questo caso, ma siamo aperti anche ai privati. Siamo specializzati nel tinkering, facciamo corsi di alfabetizzazione digitale e corsi formativi di introduzione al coding e al pensiero computazionale. Qui al Fab Lab del progetto HERO abbiamo anche affrontato la stampa 3D e un po’ di robotica.

Com’è andata questa esperienza con il progetto HERO?

Che cosa vi dà più soddisfazione in questo lavoro?

C. Sicuramente quando riesci a trasferire la tua conoscenza a qualcun altro. Quando qualcuno si appassiona a una materia dopo che l’abbiamo affrontata insieme, questo è sempre motivo di grande soddisfazione e mi spinge a continuare su questa strada.

E. Anche per me è così, ma aggiungo anche la questione del metodo. L’importante non è solo giungere a una soluzione, ma il come ci si arriva: il ragionamento, il dibattito, i tentativi e gli errori. I metodi spiegano chi sei. Alla fine ogni cosa che si insegna e si impara è metafora di qualcosa di più grande, e questo scambio continuo aiuta a costruire una forma-mentis che può aiutare in ogni situazione della vita. Contribuire a questo è ciò che mi dà più soddisfazione.

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