Italia vietata ai minori: i nuovi dati di Save the Children

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©Francesco Alesi - Barra, Napoli

Pubblicato il X Atlante dell’infanzia a rischio. La povertà materiale si traduce in povertà educativa e infrastrutturale, con troppe scuole senza agibilità. La situazione in Campania, Sardegna e Veneto.

Tre regioni, tre latitudini, un unico obiettivo: contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica. È quello che fa ogni giorno Futuro Prossimo in Campania, Sardegna e Veneto, tre territori profondamente diversi, ma rappresentativi di una situazione che riguarda tutta Italia, da nord a sud. Lo conferma la fotografia scattata dal X Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, l’organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Tante note negative, ma qualche spiraglio di speranza nell’Atlante di Save the Children. E sono proprio questi progressi che stimolano Futuro Prossimo a continuare con caparbietà a coinvolgere ragazze e ragazzi, docenti, genitori e famiglie, nonché scuole, enti pubblici, associazioni e altri soggetti dei territori di Chiaiano (NA), Latte Dolce (SS), Marghera (VE). L’obiettivo è partire proprio da questi territori con interventi pilota per far sì che l’infanzia di cui parla l’Atlante di Save the Children non sia più a rischio.

Negli ultimi dieci anni il numero dei minori in Italia che vivono in povertà assoluta è più che triplicato, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018, 1,2 milioni di bambini. Un record negativo che ha visto un peggioramento negli anni più duri della crisi economica, tra il 2011 e il 2014.

“La povertà educativa e materiale si muovono in una spirale come in un circolo vizioso – ha spiegato Annapaola Specchio, Responsabile Dipartimento Povertà di Save the Children – Crescono insieme, si alimentano insieme. E la povertà educativa è una povertà insidiosa, perché cancella e taglia il futuro di tanti bambini”.

Una realtà che Futuro Prossimo conosce bene. In Campania il 37,5% dei bambini vive in condizioni di povertà relativa, un dato ben al di sopra della media nazionale che si attesta al 22%. In Sardegna la percentuale è del 35,1%. Il tasso di dispersione scolastica è, rispettivamente, del 18,5% e del 23%, ben oltre la media italiana del 14,5%. Se in Campania, però, la situazione è sensibilmente migliorata – la percentuale è scesa di 7,7 punti negli ultimi 10 anni – in Sardegna si registra un incremento di mezzo punto percentuale. Una povertà economica ed educativa che è anche infrastrutturale. Le scuole restano luoghi non sicuri per gli studenti, in un Paese fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico: in Campania un edificio scolastico su due (49,8%) è privo del certificato di agibilità, ad ogni modo un dato migliore rispetto al 53,9% delle scuole italiane; in Sardegna invece i numeri sono ben più alti: il 79,6%.

E il Veneto? La situazione è migliore. Il 14,8% dei minori vive in condizioni di povertà relativa, un dato al di sotto della media nazionale ma che riguarda comunque più di 1 minore su 7 nella regione, e conferma come la povertà minorile resti una vera emergenza. La percentuale più bassa di povertà materiale si riflette in un tasso più basso di dispersione scolastica: l’11%, un dato che si colloca al di sotto della media nazionale e segna anche un significativo miglioramento rispetto al 2008 (-4,5%). Sul fronte infrastrutturale, il 41% degli edifici scolastici è privo del certificato di agibilità, meno della media nazionale ma si parla pur sempre di cifre significative. I dati positivi del Veneto rispetto al resto del Paese non possono comunque far abbassare la guardia nella regione, dove la percentuale di NEET, i giovani che non lavorano e non studiano, è sì bassa (14,8% rispetto alla media italiana del 23,4%), ma registra una crescita di 4,1 punti rispetto a 10 anni fa.

In comune, i giovani campani, sardi e veneti hanno il fatto di essere iperconnessi. Nel 2008, i bambini e gli adolescenti che usavano ogni giorno internet erano l’11% in Campania, il 12% in Veneto e il 15,1% in Sardegna. Oggi sono, rispettivamente, il 46,5%, il 45,1% e il 56,3%, quest’ultima tra le percentuali più alte d’Italia. Oltre a “essere in rete”, queste ragazze e questi ragazzi hanno bisogno di “fare rete”. Ed è per questo che Futuro Prossimo continuerà a lavorare ogni giorno assieme a loro e alla comunità educante del territorio per costruire un nuovo modello in cui i giovani diventino i protagonisti della ricchezza educativa in tutta Italia.

 

Articolo a cura di Save the Children Italia

 

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