Cooperativa Itaca: Venezia, cronache dal lockdown

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Foto da Pixabay

Iniziamo a mollare la presa, il coronavirus ci ha tenuto in isolamento per quasi 3 mesi ed è il momento giusto per guardarsi indietro: molti nuovi lavori sono stati attivati, nuove abilità sono state sviluppate – soprattutto in ambito digitale – e diverse riflessioni sono state affrontate in ambito sociale e familiare.

Ripercorrendo questi mesi a ritroso, possiamo dire che il lavoro di noi operatori della Cooperativa sociale Itaca è partito dalla creazione di un questionario in cui venivano indagate diverse aree, utilizzando un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, destinato all’intera comunità scolastica (alunni, famiglie, insegnanti etc).

Abbiamo raccolto 170 risposte, prevalentemente degli alunni della scuola secondaria di primo grado, di diversa nazionalità.

Nelle prime domande si è cercato di indagare come gli utenti abbiano reperito le informazioni riguardo al coronavirus e come si siano assicurati che fossero attendibili: è emerso che le informazioni sono state acquisite in prevalenza attraverso mass media, online e dai genitori, ma il 75% delle persone ha dichiarato di non reputare sempre attendibili le informazioni e che spesso hanno ritenuto necessario verificarle.

Confortante invece il dato sulle disposizioni di sicurezza per il contenimento del virus: tutti le conoscevano bene e le seguivano quasi all’unanimità. Un’azione ha bisogno di circa un mese affinché diventi abitudine: siamo certi, quindi, che continueremo ad avere una cura maggiore almeno sulla pulizia delle mani, magari la mascherina farà parte dei capi nell’armadio, o forse verrà riposta nel dimenticatoio, vero è che resterà nella memoria come il capo più alla moda del “periodo covid-19”!

Tra le emozioni sono emerse quelle di noia, ansia, insicurezza e paura, ma in piccole percentuali anche serenità, gioia, curiosità e senso di libertà. Travolti quindi da queste emozioni hanno espresso la volontà di fare qualcosa per cambiare le cose, per attivarsi in rete sulla rete, attraverso dibattiti, attraverso l’arte… ma l’opzione più votata tra le proposte è stata “trascorrere il tempo con la famiglia”. Probabilmente, per i più giovani, avere i genitori a disposizione tutto il giorno, provare emozioni di incertezza e l’improvviso distanziamento sociale, ha fatto scattare l’esigenza di una rassicurazione familiare, come quasi a tornare in quel nido che gli adolescenti tanto vogliono lasciare.

Nel corso dei mesi però abbiamo notato come questa frenesia del “fare” ha lasciato il posto ad una sorta di esaurimento da computer, lezioni online, incontri online, piattaforme e compiti, rendendo i ragazzi e le ragazze (e forse anche gli addetti ai lavori) un po’ insofferenti e bisognosi di una relazione umana che vada oltre i contenuti.

L’ultima domanda poi riguardava le cose di cui avrebbero avuto piacere parlare una volta tornati alla quasi normalità e le risposte sono state diverse: alcune del virus stesso, altre di come il virus ha cambiato noi e le nostre vite, altre ancora di tutto fuorché del virus!

Noi come operatori della Cooperativa Itaca sosteniamo i ragazzi da sempre, ma questa volta il loro sforzo e il loro contributo è stato fondamentale per riuscire a gestire una situazione di emergenza mondiale. Loro, che non solo avevano a che fare con l’altalena delle emozioni adolescenziali, hanno dovuto elaborare anche nuove strategie di problem solving per affrontare situazioni che non erano conosciute e potenziare abilità diverse, favorendo un adattamento sociale che influenzerà molto tutto il loro modo di vivere, forse sempre più intenso man mano che torneremo ad essere “persone sociali”.

Articolo a cura di Marilisa Chiumento, operatrice della Cooperativa sociale Itaca

 

 

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