Appunti dallo “speed-teen” di Futuro Aperto

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Crisi nella crisi: la nostra epoca sarebbe passata dal mito dell’onnipotenza dell’uomo, costruttore della storia, ad un altro mito, simmetrico e speculare, quello della sua totale impotenza di fronte alla complessità del mondo. […] Fronteggiare la crisi significa, innanzitutto, riconoscerla ed accettarla per favorire l’emergere di nuovi miti e di nuovi valori.
“L’epoca delle passioni tristi”, Miguel Benasayag, Gérard Schmit, 2003

Domenica 7 aprile 2024, nei luminosi spazi del Pin, nella prima giornata di sole primaverile della stagione, dalle ore 10 alle 16, la rete dei partner e sostenitori di Futuro Aperto ha sperimentato il primo incontro “speed” – veloce – sul tema delle sfide della cosiddetta generazione Z, ovvero i giovani nati tra il 1996 ed il 2012, rivolto ai genitori ed alle famiglie.

Il progetto Futuro Aperto, sostenuto da Fondazione Carispezia e dall’impresa sociale Con i Bambini, coinvolge 23 partner tra Deiva Marina e Fivizzano ed è stato ideato in piena pandemia per offrire opportunità extra-scolastiche agli adolescenti tra gli 11 ed i 17 anni. Sembrava, infatti, chiaro allora, e si è confermato nei mesi successivi, che le giovanissime generazioni, così come gli anziani, avrebbero dovuto sopportare negli anni a venire gli effetti dell’onda lunga del Covid-19.

Quasi al giro di boa del terzo anno – il progetto dura 4 anni ed è iniziato nel giugno 2022 – è emersa, prepotentemente, l’opportunità di ideare uno spazio non formale, dinamico e non giudicante, di ascolto e di confronto tra adulti: non solo i genitori, ma anche i nonni, gli esperti del settore, i docenti, gli operatori e, in generale, i cittadini e le cittadine che sentono la responsabilità di contribuire a creare una comunità educante accogliente ed ispiratrice per le nuove generazioni.

Sono stati fatti molti tentativi, in questo senso, sul nostro territorio: dall’apertura del Centro Famiglie del Comune della Spezia ad altre iniziative private come Family 360 – entrambe presenti alla giornata di Futuro Aperto – ma anche altre realtà radicate nel territorio come l’associazione “La famiglia”, “I sogni di Benedetta” ed, ovviamente, la rete dei servizi pubblici socio-sanitari che include i Comuni ed ASL 5, ed in particolare la Neuropsichiatria Infantile che ha fortemente contribuito alla realizzazione dello speed-teen.

Incontri a tu per tu e tavoli tematici

Il programma della giornata è nato come una scommessa: proibite le lezioni frontali tra “chi sa e dispensa soluzioni” ed il resto del mondo e spazio ad una doppia possibilità di interazione: gli incontri uno ad uno con gli psicologi, i pedagogisti, i nutrizionisti, i docenti, gli orientatori, i mediatori culturali, i volontari e tre chiacchierate collettive con gli esperti, nelle quali dopo una breve presentazione ispiratrice, tutti hanno potuto fare domande, mai banali e sempre generatrici di ulteriori approfondimenti. I temi dei tavoli di confronto sono stati: “Radici ed ali. La complessità del crescere”; “Il cyberbullismo” e “L’educazione del sentire, i valori, gli atteggiamenti e la cura degli affetti”.

Dalla condivisione sono emerse numerose indicazioni sul bisogno di “esserci, essere presenti come adulti”, di ritrovare il tempo e le energie, perché ce ne vogliono e si fa fatica, di ripensare il ruolo dei genitori e degli educatori, di lavorare sull’educazione emotiva e sui sentimenti, di saper dare confini e regole ed anche dire tanti no, di imparare a conoscere il mondo dei ragazzi per essere pronti ad affrontare i rischi, oltre che alle opportunità delle nuove tecnologie e dei nuovi valori che ogni generazione è chiamata a plasmare.

Rallentare e prestare attenzione, spegnere i cellulari, ma senza demonizzarli, mangiare insieme a tavola almeno una volta al giorno diventano piccoli, ma preziosi atti rivoluzionari per difenderci dalla tirannia della distrazione di un vivere in un mondo troppo frenetico, “istantaneo” e poco empatico, che genera tante solitudini e disorientamenti non solo tra i ragazzi, ma anche tra gli adulti.

Gli adolescenti mettono in discussione i grandi e le loro certezze e fungono da cartina di tornasole dello stato di benessere dell’intera società, di tutte le generazioni, senza distinzioni. Esiste una connessione indissolubile tra individui, società e sistema economico, sociale e culturale, che ha un impatto diretto, in positivo ed in negativo, sul benessere degli adolescenti. Ovviamente, non ha senso generalizzare e come diceva Tolstoj nel celeberrimo incipit di Guerra e Pace, “Ogni famiglia è infelice a modo suo”. Così, è importantissimo partire dal presupposto che gli adolescenti sono individui diversi tra loro e che vivono in nuclei familiari differenti. Ma le disfunzionalità del nostro modello sociale colpiscono in tanti e in tanti modi diversi.

Purtroppo, infatti, non ce la passiamo così bene… è sotto gli occhi di tutti. Lo percepiamo e ce lo dicono i numeri duplicati da un anno all’altro delle richieste di supporto al sistema sanitario. Le sfide che affrontano i ragazzi e le ragazze nel percorso verso la soggettivazione e l’autonomia riguardano tutta la comunità: quando il ragazzo entra in affanno tutto il nucleo familiare ne soffre, è chiamato in causa ed entra in gioco il ruolo cruciale dei genitori nell’aiutare gli adolescenti a comprendere e gestire le loro emozioni e “spostare lo sguardo”, creando fiducia ed attesa positiva del futuro.

Il disagio giovanile

I genitori rimangono tramortiti e doloranti davanti a certi fenomeni di cui si parla, ma ancora troppo poco: i disturbi dell’alimentazione, l’ansia e la depressione, l’autolesionismo e l’isolamento. Questi non possono essere letti unicamente come sintomi legati al giovane ed al suo contesto familiare, ma come veri e propri campanelli di allarme di una società sempre più competitiva e respingente. Non ha senso quindi la “leggenda negra dei bamboccioni” se la responsabilità è, innanzitutto, delle generazioni precedenti e, di conseguenza, anche la ricerca delle soluzioni non può che essere condivisa.

Il malessere dei giovani appare, spesso, come come una scelta, per molti versi non del tutto consapevole e certamente sofferta, della morte sulla vita. Urgente, allora, una riflessione sulle attuali tendenze sociali, tra cui l’alienazione, il narcisismo, le dipendenze e l’indifferenza, ed è collettiva la responsabilità di andare controcorrente, invertire la rotta e lavorare verso una società dove tutti possiamo imparare ad essere più empatici e responsabili.

Che cosa fare

La giornata si è conclusa con una chiamata all’azione ed alla presa di responsabilità: abbiamo di fronte a noi una grande occasione da cogliere nel creare spazi di incontro e di dialogo tra genitori, nonni, tutori, educatori e istituzioni per comprendere ed affrontare le sfide educative comuni. Non dobbiamo rinunciare al nostro compito educativo come adulti e dobbiamo, ogni giorno, osservare con attenzione, cercare di ricreare delicati equilibri tra la presenza ed il lasciare andare. Non dobbiamo lasciare soli i ragazzi, ma neanche spianare troppo la strada ed inibire la loro capacità di fare e comprendere dagli errori.

Inoltre, nella fretta delle emozioni forti ed effimere, gli adulti devono accompagnare i ragazzi ad imparare a coltivare e proteggere i sentimenti ed i valori attraverso l’azione pratica e la responsabilità personale. Nessuno dice che sia facile, ma siamo tutti d’accordo che sia urgente ed indispensabile.

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