Sogno di un mondo plastic-free..di fine estate

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Se siete nati negli anni cinquanta dovete sapere che la popolazione mondiale in quel periodo era di circa 2 miliardi e mezzo di persone. Verso la fine degli anni settanta sul pianeta terra siamo arrivati a essere 4 miliardi. Negli anni dieci del ventunesimo secolo, siamo balzati all’incredibile numero di 7,5 miliardi di abitanti.

Dal 1950 a oggi la popolazione mondale è triplicata ed è destinata a toccare la punta di 10 miliardi nel 2050. Non è mai successo nella storia dell’umanità che in così poco tempo la popolazione mondiale crescesse così tanto. In meno di 70 anni la nostra specie è aumentata nettamente più che nei 300 mila anni precedenti (da quando cioè noi Homo sapiens abbiamo fatto la nostra comparsa sulla Terra)!

E questo cambia completamente le regole del gioco. Questa esplosione demografica è una rivoluzione che va oltre la nostra capacità di comprensione.

Riuscite a immaginare quanti oggetti sono stati prodotti, scambiati e smaltiti negli ultimi anni da 7,5 miliardi di persone?  Un esempio? Negli ultimi 13 anni abbiamo prodotto metà della plastica dal 1950. Avete capito bene, metà in poco più di dieci anni. La domanda è cresciuta dalle 2 milioni di tonnellate del 1950 alle oltre 400 del 2015.

E la plastica contribuisce in maniera drammatica al cambiamento climatico. Solo nel 2019 la sua produzione, l’incenerimento o il riciclaggio, hanno aggiunto in atmosfera più di 850 milioni di tonnellate di CO2. Una quantità enorme, pari all’inquinamento di 189 nuove centrali a carbone!

Ogni anno nella sola Europa vengono prodotte 100 miliardi di buste usa e getta. Figuratevi quanta energia e acqua servono per crearle, quanta benzina alimenterà i camion che le trasportano, e quante risorse serviranno ancora per smaltire una cosa che abbiamo utilizzato qualche minuto della nostra vita. Pensate che sconvolgimento incredibile se tutti iniziassimo a portarci da casa una banalissima borsa di tela ogni volta che facciamo la spesa. E vogliamo parlare delle bottiglie di plastica? Noi italiani siamo fra i più grandi consumatori al mondo di acqua in bottiglia. Tra quella che compriamo al supermercato e quella che prendiamo nei distributori, nei bar o negli autogrill, consumiamo 8 miliardi di bottiglie all’anno!

Oggi dunque, mettiamocelo in testa, produciamo troppa plastica. Talmente tanta che nemmeno se la differenziassimo perfettamente riusciremmo a riciclarla tutta. Serve un cambio di rotta drastico a cominciare dalla plastica monouso. E in particolare da quella per alimenti, che buttiamo via in quantità esorbitanti. Per non parlare della plastica che viene abbandonata nell’ambiente. E in questo ultimo caso i problemi raddoppiano a causa delle cosiddette “microplastiche”: la plastica abbandonata nell’ambiente rilascia infatti pezzettini di materiale a volte invisibile nelle acque e nei suoli. Il problema del rilascio di micro-particelle da parte degli oggetti in plastica è talmente serio che per darvi un metro di paragone ogni settimana è come se ci mangiassimo una carta di credito. E non è uno scherzo. È l’immagine, forte e cruda, con cui i ricercatori dell’Università di Newcastle (Australia) hanno provato a riassumere la quantità di microplastiche che ingeriamo nell’arco di sette giorni: in media 5 grammi di plastica, lo stesso peso di una carta di credito che riposa nel nostro portafogli.

L’inquinamento da plastica è così salito ai primi posti nelle battaglie ambientali da risolvere tanto che, dall’Unione Europea fino al Canada, decine di Paesi hanno scelto di bandire in futuro le plastiche usa e getta (buste, piatti, cannucce e bicchieri in primis). Insomma, quello del packaging, ovvero degli imballaggi che avvolgono il nostro cibo e altri prodotti, e del cattivo (ed eccessivo!) utilizzo della plastica entra di prepotenza nella classifica delle cose che ci sono sfuggite drammaticamente di mano e a cui dobbiamo trovare rimedio in tempi celeri.

Non c’è dunque principale soluzione che ridurre e riutilizzare. Tornare a portarci tutti quanti delle belle borse di tela da casa, utilizzare le retine di cotone lavabile anche per la frutta e la verdura. Tornare a comprare sfuso dove possibile. Meno caffè anche dalla macchinetta al lavoro. E possiamo rinunciare alle cialde tanto di moda anche a casa? È difficile me ne rendo conto. Ma se vogliamo lasciare un mondo decente (“migliore” ormai sembra essere una utopia) alle nuove generazioni la rinuncia a queste piccole comodità non è poi così eccessiva.

 

E’ proprio in quest’ottica che all’interno del progetto #Fuori Centro – Coltiviamo le periferie è nato il laboratorio per famiglie Turn Plastic into Fantasic: col supporto del maker Yari Battistini, che ha realizzato delle macchine modulari volte alla trasformazione della plastica in nuovi oggetti di design o per l’uso quotidiano, si coinvolgono bambini, ragazzi e i loro familiari in un viaggio alla scoperta del mondo della plastica, da materiale di pregio a vera e propria bomba ecologica, promuovendo e sensibilizzando la cultura del riciclo, del riuso e dell’economia circolare nelle nuove generazioni.

Le macchine del progetto Turn Plastic Into Fantastic sono state realizzate tramite pezzi di recupero e grazie al brevetto open source del network internazionale Precious Plastic di cui Yari Battistini fa parte. Nell’ultimo appuntamento, tenutosi ad Andalo (Trentino) il 30 Agosto all’interno del Mountain Future Festival, i partecipanti hanno potuto scoprire in modo avvincente e pratico le diverse proprietà e tipologie della plastica, conoscerne l’impatto sul nostro ambiente, ma soprattutto toccare con mano la possibilità di progettare e costruire nuovi oggetti dando una seconda vita alla plastica di “scarto” che ci circonda. La proposta è stata accolta con grandissimo entusiasmo dai bambini e dai loro familiari, sia per il tratto innovativo e coinvolgente che la contraddistingue, ma anche e soprattutto per la capacità di offrire esempi positivi e storie di “eroi civili” che stanno cercando di cambiare il mondo attraverso l’economia circolare e il proprio impegno per l’ambiente.

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