Flic in classe: intervista a un maestro
di carovanacoop
Stiamo arrivando ormai alla conclusione dei laboratori di Flic in classe. Abbiamo conosciuto i tanti ragazzi protagonisti di questo progetto e insieme a loro abbiamo avuto modo anche di conoscere chi li ha accompagnati in questi 5 anni di scuola primaria ed è stato per loro guida e punto di riferimento: le/gli insegnanti!!!
Maestre e maestri hanno avuto un ruolo importante in questo primo anno Flic; molti di loro hanno partecipato agli incontri formativi per conoscere da vicino e concretamente cosa sia il vasto mondo di Flic e ci hanno aiutato nella conoscenza dei loro ragazzi e ragazze e delle dinamiche che, inevitabilmente, in classe si generano. Sono stati preziosi anche per la gestione delle regole Covid, che sì, un po’ ci hanno penalizzato!!!
Ci sembrava giusto, allora, dedicare questo spazio proprio a loro, per ringraziarli del lavoro fatto insieme e riportare anche il loro punto di vista; un punto di vista attento e consapevole, che unisce il “progetto Flic in classe” e chi di quella classe è parte integrante. Il punto di vista di chi ha accolto bambine e bambini in prima elementare e saluta, ora, ragazze e ragazzi di quinta; di chi li ha visti crescere e maturare e ha affrontato con loro anche anni particolarmente complicati.
Abbiamo quindi pensato di intervistare un maestro che ci ha accompagnato in questa prima parte del percorso Flic, attento e interessato alle varie attività: il maestro Giuseppe della scuola elementare di Paviola!!!
Quale materia insegni?
Religione Cattolica
Ti piace il tuo lavoro?
Non solo mi piace il mio lavoro. Amo il mio lavoro, perché anch’io da bambino avevo un tesoro nascosto dentro che ho trovato grazie ai miei insegnanti ed educatori e adesso vorrei aiutare i miei bambini a trovarlo.
Da piccolo quale lavoro volevi fare?
Da piccolo volevo fare il chirurgo, perché la mia mamma aveva affrontato e superato un delicato intervento chirurgico in cui le venne salvata la vita.
Qualcuno o qualcosa ti ha orientato verso questo lavoro?
Un incontro determinante è avvenuto. Da adolescente facevo confusione tra ciò che mi sarebbe piaciuto fare e ciò che sentivo essere “chiamato” a fare; quell’incontro ha chiarito questa differenza e dopo, trovare la strada giusta, è venuto da sé.
Cosa pensi del progetto Flic- il Futuro è un Lavoro in Corso?
Credo che il progetto FLIC sia un’occasione unica offerta ai nostri studenti; un modo piacevole, nella sua dimensione ludica, per prendere consapevolezza del proprio “io”, delle relazioni tra pari e adulti e del territorio quale ambiente di vita. Una vera sfida, che gioca la sua partita più difficile e più importante nella conoscenza del proprio “io” come autoconsapevolezza, perché è proprio lì che si scopre il tesoro prezioso che poi aiuta a costruire relazioni e legami col proprio ambiente, ma aiuta anche ad uscire con coraggio dalla propria comfort zone.
Come pensi siano andati i primi laboratori con i ragazzi?
I primi laboratori sono andati bene. I bambini hanno bisogno di sperimentarsi in maniera alternativa, dopo un anno scandito dallo stesso ritmo dettato dall’emergenza pandemica. Hanno apprezzato il gioco con cui provano a scoprirsi.
Cosa ti ha colpito maggiormente?
Al netto delle tipiche dinamiche di gruppo riscontrabili in un gruppo classe, quello che colpisce di più è la voglia di fare e di fare bene da parte di tutti, che non darei sempre per scontata.
Se dovessi descrivere Flic in poche parole?
Una grande sfida
Un augurio che vorresti fare ai tuoi alunni?
Auguro ai bambini ormai ragazzi che, ai crocevia più importanti della loro vita, non trovino qualcuno che li inviti semplicisticamente a prendere una strada piuttosto che un’altra, ma trovino qualcuno, sull’uscio di casa, che insegni loro a leggere la segnaletica stradale e ad usare la bussola della propria coscienza, per trovare la strada da soli, o, se proprio quella ancora non c’è, tracciarla da sé e percorrerla.
Grazie Giuseppe e grazie a tutti gli insegnanti!!!
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