Giochi, istallazioni e bellezza: un percorso di Playground con la Fondazione Palazzo Te

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Portare bambini e famiglie a giocare insieme nelle sale di Palazzo Te, è stato un traguardo reso possibile dalla durata del progetto E se diventi farfalla che ci ha permesso di stringere un legame di profonda fiducia sia con gli insegnanti sia con i genitori ma anche con le istituzioni cittadine. Questo patto ci ha permesso nella prima annualità di invitare i genitori, in più occasioni, a scuola in orario scolastico a giocare con i loro bambini e gli artisti, in quel caso i Parasite 2.0, collettivo che lavora tra architettura e arte, grazie alle installazioni/gioco co-create tutti insieme. Nella seconda annualità, invece, abbiamo insistito sulla necessità di creare un legame sempre più profondo tra centro e periferia, e soprattutto sull’idea che la bellezza, in tutte le sue forme, deve diventare strumento, non solo di inclusione, ma di un vero e proprio fecondo scambio tra cittadini, sia quelli che da sempre vivono in Italia sia quelli che ci vivono da pochi anni, sia quelli che arriveranno… Perché tanto siamo tutti in viaggio. In queste due giornate, organizzate grazie anche al sostegno della Fondazione di Palazzo Te che ci ha messo a disposizione personale e spazi, offrendo a tutti partecipanti la gratuità dell’ingresso, abbiamo organizzato un percorso ad anello in cui i bambini con le loro famiglie e maestre hanno potuto a turno visitare il palazzo, giocare con il gioco del memory da loro creato grazie alle loro fotografie, e ascoltare le storie dei libri su cui avevano lavorato e giocato insieme all’atelierista Arianna Maiocchi che li ha accompagnati nelle attività una Ludoteca tra i banchi, percorso di laboratori pomeridiani che si è incrociato con il progetto comunale Scuole Aperte. Circa la quasi totalità delle famiglie di entrambe le scuole ha partecipato con entusiasmo, ha giocato con i propri bambini e ha goduto di un pezzo fondamentale della città in cui abita, magari da tantissimi anni, ma di cui ancora, nella maggioranza dei casi, non aveva ancora osato varcare la soglia. E, invece, perché non partire proprio dall’immenso patrimonio storico artistico che il nostro paese ci offre per avviare un grande esperimento culturale? Da un lato, regala a noi occidentali eurocentrici un nuovo modo di vedere quello che, da sempre, abbiamo sotto gli occhi e, per questo, diventato così familiare da non riuscire neanche più a comprenderne la portata, permettendoci di riscoprirlo grazie ai nuovi sguardi provenienti da tutto il mondo. E’ grazie a questi occhi, e a nuove interpretazioni che nascono da vissuti e storie lontane dalle nostre, che possiamo assumere nuovi punti di vista e conoscere nuove storie. Dall’altro, l’arte è un linguaggio universale che ha il potere di parlare a tutti, indipendentemente dal luogo di nascita, dalla capacità o meno di parlare l’italiano, dal titolo di studio. Sono stati giorni intensi ed emozionanti perché grazie ai bambini e all’arte siamo stati in grado di contribuire a gettare le basi per la costruzione di un percorso teso a favorire il dialogo e a costruire nel tempo un rapporto di confidenza, di frequentazione e di partecipazione al patrimonio da parte di persone non nate in Italia. E se fossero proprio questo patrimonio la base su cui costruire la nuova società del futuro con i suoi gesti e le sue parole, ancora tutte da inventare?

La pandemia ha purtroppo bloccato il nuovo progetto che fino all’ultimo abbiamo provato a proporre alla dirigente, un percorso sviluppato insieme a un collettivo di teatro contemporaneo, LAN-DE-Sì che, insieme a un’illustratrice, Marta Lonardi, le cui opere sono state selezionate per la Mostra degli illustratori della Bologna Children’s Book Fair 2020, avrebbe dovuto accompagnare i bambini nel riscoprire lo spazio del proprio corpo, usando le distanze imposte dalle nuove regole come strumenti euristici capaci di trasformare quegli stessi limiti in nuove possibilità. In questa generale momentanea sospensione, non potendo arrivare ai bambini, continua il contatto con le insegnanti, stanche ma al contempo fiduciose di riprendere questo percorso… e noi più di loro!

 

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