Il coraggio e la determinazione di Mona, mediatrice interculturale e insegnante del Corso di lingua araba madre per minori promosso da Asinitas
di DOORS
Ormai già dal 2005, il nostro partner Asinitas onlus lavora con e per le persone di origine straniera, le donne e i bambini in particolare, nel quartiere multiculturale, dall’animo mutevole e sfuggente di Torpignattara, a Roma.
Torpignattara è un territorio sofferto e spesso abbandonato dalle istituzioni ma anche un luogo dove la diversità diventa fonte di inesauribile ricchezza e bellezza e alimenta realtà significative di inclusione come la scuola Pisacane, nota per la sua qualità pedagogica, e il Centro Interculturale Miguelim, storico punto di riferimento e di “incontro” del quartiere.
Da ottobre, nel Centro, che è anche uno dei presìdi extrascolastici di Progetto DOORS, sono ripartite alcune attività tra cui il Corso di arabo lingua madre. L’insegnante lingua madre che ha dato vita a questo corso, che rappresenta una vera scuola per la comunità multiculturale di Torpignattara, si chiama Mona.
Mona è una donna egiziana dagli intensi occhi verdi, 100 chili di risata contagiosa e un’infinità di storie da raccontare. Mona in arabo significa desiderio e lei in questi anni di desideri ne ha coltivati tanti e ha anche aiutato molti altri a realizzare i propri. Nel 2005 ha iniziato a frequentare la neonata scuola di italiano L2 delle mamme di Asinitas all’interno della scuola Pisacane che fa parte dell’IC Salacone. Ora sua figlia ha vent’anni e Mona, da allora, ha fatto tanta strada: si è formata come insegnante e mediatrice, diventando un punto di riferimento importante per le comunità e le donne arabe di Torpignattara e dintorni. In arabo si dice: devi lasciare la tua impronta dove vivi.
Nel progetto DOORS, Mona è mediatrice interculturale per le mamme, le famiglie e i bambini che frequentano il Centro Miguelim, ma è anche l’insegnante del corso di arabo lingua madre per minori: un laboratorio di artEducazione completamente gratuito. Asinitas ha voluto sostenere fortemente il suo desiderio di creare una “scuola” di arabo lingua madre, perchè valorizzare la lingua e la cultura d’origine può restituire ai bambini e ai ragazzi di seconda generazione la ricchezza delle loro appartenenze culturali, contribuire a far dialogare il mondo familiare con quello scolastico e sociale e sostenere bambine e bambini nella propria costruzione identitaria, in un momento cruciale della crescita. In particolare in un quartiere come Torpignattara, laboratorio di convivenza interculturale a cielo aperto.
I: Che cosa ti ha spinto ad aprire una scuola di arabo in lingua madre nel centro interculturale Miguelim di Asinitas?
Mona: La mia prima scuola di arabo è nata a casa con i miei figli, ma presto ho capito che non funzionava. La mamma fa troppe cose per i figli, non può fare anche la maestra, non può dare anche i compiti da fare. Non li facevano, non mi ascoltavano, e allora ho preso una maestra da fuori. Allo stesso tempo però le mie amiche mi mandavano i figli per imparare l’arabo. Perché a me piacciono i bambini. Loro prendevano il tè e il caffè e io giocavo con i loro figli. A loro piaceva stare con me, mi ascoltavano e ne approfittavo per insegnare loro l’arabo. E’ nato un po’ come un gioco. Ma i risultati c’erano, i bambini con me si divertivano e imparavano facilmente.
L’ italiano lo studiavo alla scuola delle mamme dentro la Pisacane, la scuola dei miei figli. Per me scuola prima significava matita, quaderno e libro. Ma con Asinitas ho imparato la lingua in un altro modo: con i giochi, i canti, le storie, i laboratori…mi piace giocare, creare con le mani, ascoltare le storie. E poi ero curiosa. Dopo tanti anni passati in casa, abbastanza sola, avevo voglia di buttarmi, divertirmi e le altre donne egiziane, timide e diffidenti, vedevano che io mi mettevo in gioco e partecipavo…e allora mi venivano dietro. Piano piano sono entrata nel gruppo di lavoro di Asinitas; aiutavo le maestre e pensavo: “Se le donne possono imparare la lingua così, anche i bambini potrebbero imparare l’arabo con questo metodo!”.
I: Chi sono oggi i bambini che vengono a scuola di arabo? Che metodo utilizzi per insegnare l’arabo a bambini con età, background e competenze linguistiche così diverse?
Mona: Oggi, grazie al progetto DOORS, sono quasi 20 bambini dai 5 ai 14 anni. Solo 2 sono nati in Egitto, gli altri tutti in Italia da coppie miste e da genitori entrambi egiziani. Ci sono bambini che parlano ma non scrivono, altri che parlano poco o niente perché le madri sono dell’Est Europa, i padri sono poco presenti e comunque in casa si parla italiano.
I bambini sono nati e cresciuti qui. Non possiamo usare il “metodo tradizionale egiziano” : si devono divertire e rilassarsi, perchè prima e poi la lingua.. arriva! E fra loro, mentre giocano, imparano meglio.
Con i bambini e i ragazzi meno disinvolti nella lingua, all’inizio giochiamo, parliamo, ci conosciamo. Non c’è nessun bambino che viene qui per imparare l’arabo: la motivazione è prima di tutto lo stare bene insieme. Iniziamo tutte le lezioni con il cerchio, come alla scuola di italiano L2 delle donne: facciamo giochi linguistici e “alfabetari”, cantiamo piccole canzoni e filastrocche in arabo. Ai bambini piace disegnare e cerchiamo di fare attività che coinvolgono lingua e disegno. Alla fine per rilassarci racconto le storie con le immagini per aiutarli a capire, come ad esempio: “Le storie di Giufà” e “Alì Baba e i quaranta ladroni” o storie italiane come “I tre porcellini”. Le mamme, se sono già arrivate, si avvicinano e vogliono ascoltare anche loro. Anche la parte culturale è importante: se c’è una festa tradizionale e religiosa, preparo un dolce e racconto la storia della festa. E poi mi aiuta parlare italiano con loro. Per loro è rassicurante: affido i nuovi arrivati ai vecchi bambini, così che siano più motivati a imparare meglio per aiutare i più piccoli. Una bambina che ha il sostegno a scuola, che aveva già frequentato un’altra scuola di arabo senza imparare neanche una lettera, quest’anno ha iniziato a prendere la matita in mano e ha scritto per la prima volta.
I: Le madri come vengono coinvolte?
Mona: Molte mamme dei bambini grazie al corso di arabo dei figli cominciano a frequentare la scuola di italiano L2 organizzata da Asinitas sempre nell’ambito di progetto DOORS. Con le scuole di italiano e arabo le mamme fanno un viaggio verso i bambini e i bambini verso le madri: ci sentiamo un pò come un aeroporto. Le mamme, inoltre, qui al Centro Interculturale Miguelim trovano servizi di mediazione, orientamento sanitario e sociale, nonché aiuti materiali per chi è maggiormente in difficoltà. La cosa bella è che si sta creando un gruppo di mamme che si sostengono a vicenda: se qualcuno deve andare all’ospedale, chi parla meglio l’accompagna. Un luogo di confronto aperto, mutuo soccorso e prossimità, dove ci si scambia vestiti, spesa, dolci… e sogni. Dove si allena quotidianamente la propria capacità di immaginare il futuro.
Ti potrebbe interessare
Arte e STEAM per contrastare il Digital Divide
di DOORS
Perchè un ragazzino dovrebbe mettersi davanti ad un pc per seguire una lezione on-line? Se lo è chiesto Marta Bariolo, educatrice esperta...
GIOVANI, SCUOLA, PERIFERIE, POVERTÀ EDUCATIVA IL TEATRO DEL LIDO DI OSTIA OSPITA L’ARTE CHE EDUCA
di DOORS
Comunicato Stampa L’arte è educazione e il Teatro del Lido di Ostia sarà il luogo dove tutto questo si potrà vedere e...
Asinitas: quando sostenere significa far percepire la propria vicinanza di anima e di pensiero.
di DOORS
Asinitas Onlus nell’ambito di progetto DOORS porta avanti azioni di mediazione interculturale, quali: percorsi di formazione insegnanti sui temi della società multiculturale...