Al via il progetto SoS – SupportO di mediazione Sociale per promuovere comunità

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“SoS – SupportO di mediazione Sociale per promuovere comunità” è il progetto di Cies onlus finanziato da Impresa sociale Con I Bambini e avviato da poco che consentirà di rafforzare il servizio di mediazione già in essere nell’ambito delle attività DOORS al Centro giovani e scuola d’arte MaTeMù del I Municipio.

Abbiamo incontrato Gianluca Tomei, che coordina sul campo l’equipe di progetto formata da un’unità di mediazione senior, un sociologo e un educatore senior . Con lui abbiamo cercato di entrare nel vivo della proposta che intende promuovere l’accesso ai servizi offerti gratuitamente ma anche sostenere il protagonismo e il senso di responsabilità degli attori coinvolti.

I.: “SoS – SupportO di mediazione Sociale per promuovere comunità” a quali bisogni risponde e con quali obiettivi?
G.Tomei: Il progetto intende rispondere al bisogno di uscire dalla condizione di marginalità in cui versano molti minori e famiglie (in particolare di origine straniera) presenti sul territorio di Roma e provincia. Un’esigenza, senza dubbio accentuata anche dall’emergenza sanitaria appena vissuta, che può e deve essere superata attraverso la rimozione di quegli ostacoli che ne impediscono l’esercizio pieno dei diritti di cittadinanza, incluso l’accesso all’istruzione, ai servizi e alla cultura.

In molto casi, la scarsa istruzione e/o alfabetizzazione linguistica unita allo svantaggio socio-economico possono portare a situazioni di isolamento, di non accesso a servizi e a reti di protezione ed impedire così, alle famiglie, di vivere una vita dignitosa.

Nel territorio laziale, durante il periodo della pandemia si è assistito ad un aumento della povertà educativa. Sono state toccate con mano situazioni al limite della sopravvivenza.. Questi minori e queste famiglie necessitano di un ascolto capace di comprendere la specifica condizione in cui si trovano e che dia risposte puntuali ai nuovi bisogni socio-educativi messi in evidenza dalla pandemia. SoS va in contro a queste necessità tramite la strutturazione di un’azione di mediazione che si fa “pratica sociale”: le persone acquisiscono gli strumenti per partecipare alla vita di comunità e per assumersi le proprie responsabilità.

I: Il progetto andrà a potenziare un servizio già in essere nell’ambito di MaTeMù, che è il presidio territoriale di Cies onlus. Come si è sviluppata la mediazione sociale nel centro giovani?
G.Tomei: Nel corso di questi anni MaTeMù oltre che uno spazio di ascolto è divenuto anche uno luogo di informazione e orientamento. Molte ragazze e ragazzi che partecipavano alle attività educative e ludico-ricreative del Centro spesso chiedevano anche un orientamento; in alcuni casi solo in termini di possibilità, in altre di vera e propria emergenza (abitativa o mancanza di documenti).

Noi, come staff, abbiamo sempre lavorato in team cercando di andare incontro ai bisogni che ci venivano segnalati, anche da una chiacchiera informale. E così, Gaetano (nome di fantasia) che viene qui a giocare a ping pong alcuni pomeriggi, ha raccontato al collega di turno nello spazio ludico ricreativo che i suoi genitori non riuscivano a capire come richiedere l’assegno familiare. Il collega lo ha riferito al gruppo di mediazione e siamo partiti! Stessa cosa Sofia (nome di fantasia) che viene qualche volta nello spazio studio e ha deciso di portare anche una sua compagna di classe straniera che ha difficoltà a fare i compiti autonomamente perché non comprende bene le “consegne”

Il primo filtro è quello degli operatori che hanno un costante dialogo con i ragazzi/e.
In molti casi ci siamo trovati ad affrontare situazioni di grave disagio. Ragazzi con problemi psicologici o ragazzi che vivevano in strada da molto tempo. E abbiamo sempre cercato di rispondere a una richiesta di aiuto non solo fornendo assistenza ma anche, e soprattutto, cercando di tessere reti principalmente con le istituzioni e successivamente con le associazioni del territorio e con altri presidi educativi. Solo così inizi ad avere la percezione di non essere solo per far fronte a qualsiasi difficoltà.

I: SoS vuole favorire il benessere socio-educativo di minori e nuclei familiari, in particolare in situazioni di vulnerabilità, attraverso l’adozione di un “approccio integrato di comunità”. Cosa si intende?
G.Tomei: Ci piace sempre pensare che la realtà che noi vediamo non è sempre l’unica possibile ma è frutto di scelte, alcune volte sono personali e consapevoli, altre volte dettate dalla mancanza di una comunità che aiuta e ascolta. Ciò significa che il cambiamento è possibile e il nostro lavoro non è solo una professione ma qualcosa di più. E’ un messaggio alla comunità che spesso vede solo un aspetto del problema, in questo senso si può dire che ci adoperiamo anche per “costruire comunità” e rafforzare il ruolo della comunità educante.

MaTeMù è un luogo aperto al territorio che ha scelto di accogliere, ascoltare e dare da subito alla relazione con l’utente un senso di comunità. Qui le persone trovano una seconda casa. Un punto di riferimento.

In molti casi, specialmente gli stranieri si trovano davanti un mostro chiamato burocrazia, uffici chiusi, numeri per informazioni inesistenti o spesso ricevono risposte molto sbrigative nelle spiegazioni e per questo si disorientano e preoccupano. Noi non li aiutiamo solo a risolvere il problema contingente per il quale ci chiedono supporto; noi scegliamo di farci carico del loro “disagio sociale”. Non solo, quindi, fornire informazioni chiare su un determinato quesito, ma adoperarsi per rafforzare il collegamento tra persone e associazioni del territorio, istituzioni (compresa la scuola) e servizi socio-sanitari.

I: Quindi non si tratta solo di facilitare l’accesso alle informazioni. Hai parlato di relazione con gli utenti, in che modo agisce la relazione la vostra equipe?
G. Tomei: Il nostro scopo è quello di promuovere il rispetto ed il riconoscimento reciproco tra le persone, far emergere e rafforzare gli effetti positivi della convivenza, della prossimità, della solidarietà e della collaborazione.

Gli operatori di MaTeMù si muovono con una logica pro-attiva e che accompagna la comunità e i suoi membri nella vita quotidiana e nei momenti di passaggio difficili. Sono una presenza continuativa e regolare sul territorio ed operano in un servizio “senza soglia” dove tutti possono rivolgersi a loro e non hanno bisogno di un setting particolare per svolgere il proprio lavoro: la strada, il bar, la sede dell’associazione, l’abitazione della famiglia, sono tutti setting appropriati. La dimensione micro e la presenza costante e continuativa sul territorio ci permettono di essere riconoscibili, facilmente rintracciabili, di entrare in relazione con le persone e, soprattutto, di godere della loro fiducia. Perchè sono l’empatia e la fiducia i primi passi fondamentali per costruire un servizio di mediazione/segretariato sociale che può FARE LA DIFFERENZA.

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