Il valore del gioco per i bambini e il ruolo dell’adulto: suggestioni dal primo seminario
di Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci
Valorizzare la cultura della prima infanzia attraverso il sostegno attivo in favore della continuità del percorso scolastico da 0 a 6 anni e del ruolo delle famiglie all’interno del processo educativo.
In attesa del secondo appuntamento con il ciclo di seminari Bambini, sviluppo, comunità, proposti dal progetto DAPPERTUTTO, vi raccontiamo il primo degli eventi rivolti a tutta la comunità educante tenutosi online, sulla piattaforma Zoom e in diretta sulla pagina Facebook di DAPPERTUTTO, il 29 gennaio.
Il tema principale dell’evento è stato il valore del gioco per i bambini e il ruolo dell’adulto.
Ad aprire i lavori è stata l’Assessora all’ Area della Scuola e Realtà dell’Infanzia Giovanna Marano che ha posto l’attenzione sul legame tra infanzia e comunità:
“La capacità che si ha di tratteggiare una propria cultura dell’infanzia significa dare alla propria comunità una grande opportunità di crescita che riguarda sia gli adulti che la sanno immaginare e progettare, ma anche i bambini nel loro ricevere spazio in tutte quelle condizioni in cui li affranchiamo e gli lasciamo lo spazio per crescere, per avere opportunità […] Sarebbe bello riflettere sulle modalità del gioco che servono a rendere più forte l’alleanza educativa tra le educatrici e gli educatori e le famiglie”.
La parola è quindi passata alla prima relatrice, la Dottoressa Anna Bondioli, Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Pavia, dove insegna anche Pedagogia sperimentale – e alla sua presentazione sul valore del gioco.
Il gioco come diritto ed esperienza di vita peculiare
Anna Bondioli ha riportato una riflessione di Bruno Bettelheim secondo la quale siamo diventati più consapevoli del valore del gioco, ma le attività ludiche sono ridotte, controllate ed i momenti liberi sono riempiti da così tante attività da non lasciare tempo al gioco. Affermazioni ancora molto attuali e che si riferiscono al gioco spontaneo non strutturato, libero dal controllo e dalle direttive degli adulti, tendenza dei paesi sviluppati che porta a un’endemica carenza degli spazi del gioco e ad una restrizione del tempo concesso al gioco.
Sempre secondo la Bondioli, questa mancata valorizzazione del gioco si accompagna ad altri fenomeni quali processi di adultizzazione dell’infanzia, eccessiva protezione dell’infanzia, occasioni ridotte di gioco con altri bambini, commercializzazione dei prodotti per i bambini.
La mancata valorizzazione del gioco si intreccia con il misconoscimento del diritto alla libera espressione e di associazione.
Sintetizzando, si può dire che il gioco è un diritto perché è la modalità propriamente infantile di:
- accostarsi al mondo;
- esprimere sé stesso e il proprio punto di vista sulle cose e sul mondo: il gioco è la “voce” dei bambini;
- partecipare alla vita sociale;
- partecipare alla propria crescita.
Il gioco è importante per la specie umana. Bruner scrive, in “Natura e usi dell’immaturità”, che alcune specie in cui l’infanzia è prolungata sono anche le specie più adattabili. I cuccioli possono fare esperienze definalizzati e questo produce dei comportamenti produttivi a fini evolutivi.
Il gioco è un’esperienza vitale peculiare: dimostra che l’essere umano è vive anche di desideri, aspirazioni, immaginazione. È possibilità di dialogo, occasione di scambio paritetico, momento di condivisione.
La parola è poi andata alla Dottoressa Donatella Savio, Ricercatrice di Pedagogia sperimentale e Docente di Metodologia della ricerca educativa presso l’Università di Pavia, dove insegna Metodologia della ricerca educativa.
Il suo intervento ha virato sulla conseguente riflessione sul ruolo dell’adulto nel gioco con l’obiettivo di rispondere a 4 domande fondamentali.
Perché oggi è particolarmente importante avere cura del gioco dei bambini?
C’è una tendenza all’interno delle istituzioni educative per l’infanzia a non valorizzare l’attività ludica in quanto diritto di base e attività di per sé significativa, ma piuttosto a strumentalizzarla in ragione dei risultati che permette di raggiungere a livello di apprendimenti cognitivi.
La strumentalizzazione del gioco non è più gioco: se il gioco è utilizzato come una cattura didattica che permette ai bambini di apprendere divertendosi, la natura del gioco viene tradita.
Non è davvero gioco se non è liberamente scelto e guidato dai bambini e se non è definalizzato, cioè proposto e giocato solo per il piacere di giocarlo e non si arricchisce come gioco se non è riconosciuto e sostenuto dagli adulti soprattutto per il valore intrinseco, vitale che ha per i bambini.
Come avere cura del gioco dei bambini?
Il primo passo è creare un ambiente favorevole che è al contempo un ambiente generoso, accettando i giochi dei bambini così come si manifestano, senza imporsi.
Ciò vale anche per i giochi apparentemente ripetitivi o a forte contenuto simbolico.
La ripetitività segnala che il bambino sta lottando con problemi di enorme importanza per lui e che, pur non essendo ancora riuscito a trovare una soluzione, continua a esplorare e a cercarla. Lo stesso vale per giochi simbolicamente aggressivi (come il gioco della guerra).
Bisogna valorizzare il gioco in quanto tale e non per i risultati cui conduce e gioendo dei giochi dei bambini, esserne coinvolti e apprezzarli anche se non li capiamo: il gioco rappresenta per i bambini un’attività vitale; perciò la gioia e l’approvazione degli adulti per i loro giochi sono fondamentali per promuovere la convinzione di essere una persona “degna e capace”, e quindi la sicurezza in loro stessi.
Per questo è necessario assumere un atteggiamento empatico, sintonizzandoci emotivamente sul registro emotivo dei bambini che giocano riattivando i propri vissuti infantili di gioco.
Infine si ha cura del gioco dei bambini considerandolo con serietà, al pari delle proprie attività da adulti.
Come partecipiamo al gioco?
Gli adulti devono trasmettere ai bambini il piacere di giocare, non per “dovere” o con altri scopi ed essere accoglienti in maniera incondizionate, non interferendo con istruzioni o correzioni.
Tra le azioni concrete per promuovere il gioco dall’interno, l’adulto può:
- mettersi a disposizione dei giochi dei bambini come partner effettivi;
- lasciare che a guidare il gioco siano i bambini;
- lasciarsi coinvolgere con un atteggiamento attento, partecipe, empatico:
- intervenire attivamente per proporre spunti congruenti con il gioco dei bambini per favorirne l’espansione
- connettere gli spunti dei diversi bambini per favorire il gioco condiviso
- lasciar cadere le proprie iniziative se i bambini non le integrano nel loro gioco
Perché partecipare al gioco?
“Per sostenere un’attività vitale per il bambino e per ritrovare come adulti lo spazio e il tempo di un “presente tranquillo”, fuori dalla usuale, inquieta e produttivistica tensione verso il futuro”.
Il prossimo appuntamento del ciclo di seminari DAPPERTUTTO, Il diritto delle bambine e dei bambini a vivere contesti creativi. Il nido e la scuola dell’infanzia sono contesti pensati per creare relazioni e prendersi cura, si terrà venerdì 19 febbraio 2021 a partire dalle 16:45 e sarà a cura di Elena Giacopini, pedagogista.
Per ulteriori informazioni si prossimi incontri o iscriverti al secondo appuntamento, visita la pagina https://percorsiconibambini.it/dappertutto/2021/02/16/seminario-elena-giacopini/.
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