Un momento delicato: l’Adolescenza

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I due grandi problemi dell’adolescenza sono:

trovarsi un posto nella società e, allo stesso tempo, trovare se stessi.
                                                                                                                                                      

Bruno Bettelheim

 

Per tante persone il difficile momento storico, ovvero quello dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19,  che stiamo vivendo si è affiancato ad un difficile momento personale: l’adolescenza. Inizialmente tanti ragazzi, non hanno reagito particolarmente male all’isolamento in casa. Fondamentalmente si trattava di una “novità” che ha intaccato la scuola, l’istituzione inattaccabile per eccellenza. Le reazioni sono state molto differenti: c’è chi ha continuato la propria vita, chi ha negato il problema, chi si è spaventato, chi ha reagito in modo responsabile. Si è passati poi, a distanza di qualche settimana dall’inizio del blocco delle attività, all’insorgere dei problemi legati all’incertezza e al dubbio: l’emotività è diventata sempre più difficile da gestire, lo stress dei vincoli, e del non sapere quando sarebbero riprese le attività. La noia ha cominciato ad aleggiare nelle stanze di tanti ragazzi. Noia vissuta come una sorta di non-azione, una condizione di impotenza.

Non tutti i ragazzi hanno gli stimoli e le risorse personali per reagire autonomamente in maniera adattiva. Non tutti gli adolescenti vivono in un ambiente accogliente, in uno spazio in grado di accogliere i loro pensieri, le loro emozioni e i loro comportamenti. Tanti ragazzi, pur rimanendo connessi, si sentono ancora più soli di prima. Non tutti hanno i genitori disponibili, altri vivono in spazi ristrettissimi, tutti attaccati e sperimentano una sensazione di prigionia. Non è facile affrontare una condizione così estrema entrata prepotentemente nelle vite di tutti.

L’adolescenza rappresenta il momento della ricerca di “senso” e della definizione della propria identità per questo essa si costituisce sul concetto di cambiamento che comporta nuove potenzialità avvertite anche come minacciose. Il passaggio da bambino ad adulto non è un semplice passaggio quantitativo piuttosto un salto di qualità, dove l’adolescente è impegnato in una vera e propria trasformazione. È questa la fase evolutiva durante la quale esplodono le insicurezze, le paure e la chiusura, ma anche gli atteggiamenti contrari che altro non sono se non un tentativo di reagire o nascondere un profondo sentimento di incertezza e di disagio. Non ci dobbiamo dimenticare che gli adolescenti spesso nascondono dietro il loro rispondere male le loro paure, i loro timori e anche i loro problemi. Anche la loro vita è stata stravolta. A volte sfidano anche per mettere alla prova il genitore. Hanno bisogno di capire che il genitore c’è, che è lì, e può reggere. È vero che a volte lo fanno nel modo più sbagliato, però spesso, è il loro modo di comunicare e di chiedere conferme. Il loro atteggiamento sbagliato, a volte, è solo l’esito di tanti piccoli errori di comunicazione sui quali si è sempre sorvolato.

L’adolescente, dal punto di vista sociale, sta passando dal gruppo dei bambini a quello degli adulti. Non appartiene più all’uno ma non fa parte ancora dell’altro. Sta sperimentandosi come nuova figura sociale, con mutamenti di ruolo e di status. È sottoposto a stimoli, attese, pressioni diverse e sovente contraddittorie. Deve gestire un corpo che si sta trasformando, il risveglio della sessualità, nuove sensazioni e pulsioni, vecchi conflitti intrapsichici non risolti che riemergono.

 

A tal proposito è carino ripensare Alice che parla con il Brucaliffo … i due personaggi, nati dalla fantasia di Lewis Carroll, si guardano in silenzio per un bel po’, poi la bestiola le chiede:

“Chi sei?”

E Alice risponde:

“Io… io non sono sicura di saperlo, in questo momento…cioè, stamattina sapevo chi ero, ma da allora sono cambiata parecchie volte!

Mi dispiace di non riuscire a spiegarmi meglio, ma io per prima non capisco niente!

Aver cambiato di statura tante volte in un sol giorno è una cosa che confonde parecchio!”

 

 

L’adolescenza non è soltanto l’età della crisi e dei conflitti: i più recenti contributi di ricerca hanno rivisto questa modalità interpretativa tradizionale introducendo il concetto, oggi focale, di “compiti di sviluppo”. Tale nozione sta ad indicare la serie di problemi che l’individuo si trova progressivamente ad affrontare, la cui mancata risoluzione comporta gravi difficoltà per lo sviluppo successivo.

I “compiti di sviluppo” dell’adolescenza possono differire da cultura a cultura ed anche all’interno della stessa cultura vi possono essere delle priorità diverse.

Fra i principali vi sono:

l’affrontare i cambiamenti fisici, il gestire le relazioni con i pari dello stesso sesso o di sesso opposto, il richiedere maggiore autonomia e indipendenza, il relazionarsi alle istituzioni sociali, lo scegliere un sistema di valori, il costruire il concetto di sé, il rapportarsi ad una prospettiva temporale più ampia

Le difficoltà dell’adolescente sembrano però legate non tanto all’urgenza di dover affrontare queste situazioni, quanto al doversi confrontare con più compiti simultaneamente in condizioni strutturali e relazionali non sempre supportanti e gratificanti. Il compito di sviluppo o la difficoltà più grande che l’adolescente deve affrontare è quella di definire la propria identità. Il termine “identità” contiene in sé una grande contraddizione: esprime allo stesso tempo sia il concetto di uguaglianza (una cosa identica all’altra) sia quello di diversità (l’unicità della persona e quindi la sua diversità).

Gli scoppi di aggressività sono una tipica manifestazione adolescenziale, sia come forma di ribellione, sia come sfogo per il proprio disagio. Si tratta però di un fenomeno variegato dai molteplici volti: pensiamo solo alle differenze tra aggressività fisica e quella verbale. L’aggressività nasce dal bisogno di esercitare un controllo sull’ambiente, e come tale, non ha connotazione violenta; ogni azione aggressiva corrisponde, infatti, al tentativo di far fronte alla minaccia di un’esperienza sfavorevole provocata dal contesto esterno: è un tentativo di affermazione e salvaguardia dell’Io minacciato. Gli atteggiamenti trasgressivi e provocatori, la sfida, la ribellione, l’intransigenza e la passività ostile fanno parte della lotta ingaggiata dall’adolescente per “sentirsi reale”. L’aggressività adolescenziale non è un capriccio, è una reazione: bisogna darsi del tempo per osservare cosa la fa scattare e quale messaggio veicola.

Il comportamento dell’adulto è il messaggio migliore, quindi sarebbe meglio non lasciarsi travolgere dall’emotività, ma restare fermi nelle proprie posizioni per poi affrontare il problema parlandone quando lo scoppio d’ira è passato. È importante anche lodare l’adolescente quando fa qualcosa di buono, perché rinforzare un comportamento positivo lo rende felice. È importante imparare quindi a dare valore al contributo degli altri, anche quando non corrisponde alle nostre aspettative. Pazienza e tolleranza sono due alleate fondamentali. Se si vuole stimolare i ragazzi bisogna incuriosirli, devono trovare un valido motivo per uscire dal loro mondo, creargli una valida motivazione, fargli capire per quale ragione devono cambiare le loro abitudini e magari, dover condividere ciò che non hanno mai condiviso. Prima di tutto è importante capire che i loro bisogni sono impellenti, che tendenzialmente esistono solo loro e le loro esigenze e quelle del resto della famiglia spesso vengono meno. Non lo fanno per male!

Occorre lavorare sul concetto di insieme, di un noi, che troppo spesso, per colpa del correre e dare spazio alla fretta da parte di noi adulti, ci perdiamo all’interno delle mura domestiche. Si può solo pensare di ricostruire o costruire in modo diverso ciò che non funzionava. Si può, quindi, utilizzare questo tempo per riscrivere dei passaggi che non funzionavano. Riscriviamo anche la modalità di gestione dei conflitti. Usiamo questo tempo per creare qualcosa che durerà anche dopo la pandemia. La maggior parte dei conflitti interni e di quelli che si innescano con chi ci sta intorno, sono nella maggior parte dei casi, completamente evitabili. Potremmo benissimo evitarli, eppure non lo facciamo. Non riusciamo a disinnescare quella bomba prima che esploda, e perdiamo tanto tempo ad aggiustare i cocci rotti.

Occorre essere in grado di riformulare ciò che stiamo vivendo, riadattarci, capire che è una condizione transitoria e che poi la vita fuori dalle nostre case riprenderà, piano piano, ma riprenderà. È importante ricreare degli spazi di “normalità”, ristrutturare il loro tempo.

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