Valeria, una neomamma, racconta
di crescereinsieme
Abbiamo non-incontrato Valeria, una neomamma che ha partorito il 4 marzo 2020 in condizioni già speciali.
Ci ha raccontato come sono state le ultime settimane della sua maternità e come sia avvenuto il parto, soprattutto ci regala un consiglio importante sul saper stare nel tempo presente…per non perdere il gusto di quanto sta avvenendo come famiglia anche se in un momento difficile.
°°°
Come hai vissuto le settimane prima del parto?
Ho avuto la fortuna di avere una gravidanza (per me la prima) tranquilla e felice. Anche le ultime settimane, inizialmente, lo sono state. Il termine della mia gravidanza avrebbe dovuto essere il 24 febbraio. Già due settimane prima mi sentivo emozionata ma pronta, anche ansiosa di scoprire questo mistero del travaglio, sicura che il mio bambino sarebbe arrivato prima del previsto. Intorno alla metà di febbraio il covid era già diffuso, spaventava già e se ne parlava molto. Ma eravamo ben lontani dall’immaginare quello che sarebbe poi accaduto e io mi sentivo, tutto sommato, serena. Credo che il precipitare della situazione a causa del covid mi abbia molto influenzata a partire dal giorno del mio termine fino ad arrivare a quello del parto, avvenuto il 4 marzo. Ricordo perfettamente la domenica 23 febbraio, quando tutti noi abbiamo appreso la gravità della situazione, il pronto soccorso di Alzano è stato chiuso e io ho iniziato ad avere molta paura. Sono convinta che l’angoscia per la situazione sanitaria, e in particolare per come sarebbero andate le cose una volta in ospedale, unita alla “delusione” di non aver ancora partorito, abbiano fatto sì che l’attesa si sia protratta ulteriormente. Forse è un pensiero ingenuo e di certo non ha alcun fondamento dimostrabile, ma ho l’impressione che la maggior parte delle ragazze che conosco che avrebbero dovuto partorire nel mio stesso periodo o dopo, sia andata oltre il termine. Un caso? Secondo me la paura per il covid ci ha bloccate!
Come ti sei preparata a questo momento così particolare in questa situazione così particolare?
Come dicevo prima, mi sentivo pronta ad affrontare questo momento. Avevo seguito il corso preparto al consultorio di Villa d’Almè, supportata anche da una bravissima ostetrica che mi ha seguito lungo tutta la gravidanza, e letto molti libri e articoli. Ero pronta al parto ma non a gestire, nello stesso momento, le emozioni legate ad un’emergenza sanitaria, di cui si sapeva ben poco, emersa in modo del tutto inaspettato. Inizialmente sono andata in panico, perché avevo paura che l’ospedale non sarebbe stato accessibile e che tutto sarebbe stato molto più complicato del previsto. Avere vicino il mio compagno, la mia famiglia, le mie amiche mi ha tranquillizzato. È stato, poi, davvero rassicurante sentire delle persone del mio paese che lavorano all’Ospedale Papa Giovanni XXIII e altre ragazze che hanno partorito poco prima di me, che mi hanno informata che la situazione era sotto controllo e non avevo nulla da temere. Da quel momento è andato tutto meglio e ho imparato a convivere col pensiero che le cose, forse, sarebbero state più complesse del previsto, ma che avrei comunque partorito in sicurezza. Credo che sia andata molto peggio a chi ha partorito dopo di me, purtroppo.
Come sono state gestite le ultime ore e il ricovero?
Sfortunatamente per me, ho passato un giorno ricoverata in ospedale prima di partorire, cosa che mi auguravo non accadesse e purtroppo è successa. Sono arrivata in Pronto Soccorso di notte e mi ha impressionata vedere tutto il personale con le mascherine, la postazione all’ingresso riservata alle persone con sospetto covid, dover portare anch’io la mascherina in quel momento già di per sé di paura. Almeno non c’era nessuno e questo mi ha sollevato molto. Sono stata tra le ultime fortunate a poter avere il mio compagno vicino per tutta la degenza, seppure costantemente con la mascherina, mentre agli altri parenti era già proibito farci visita. Prima di partorire ero dispiaciuta per il fatto che nessuno ci potesse venire a trovare. Ho poi scoperto l’enorme vantaggio di avere tutto il tempo a disposizione per la mia neonata famiglia e, in tutta onestà, mi sono chiesta come avrei potuto gestire la presenza di parenti e amici in un momento così intimo, delicato, come le prime ore dopo il parto. Ero stanca, sconvolta e bisognosa di riposo e tranquillità. Avevo poi bisogno di concentrarmi sul bambino, di iniziare a conoscerlo da subito. D’altra parte, non ero certo sola perché accudita dal mio compagno e seguita dal personale del reparto. Quello che mi ha davvero impressionato, è stato avere si la netta sensazione di essere in un momento di emergenza, di usura delle forze e delle risorse ospedaliere (a volte vedevo la vigilanza girare alla ricerca di qualche parente disubbidiente entrato di soppiatto o sentivo qualcuno parlare del materiale che iniziava a scarseggiare), ma nessuno all’interno del personale ha mai fatto trasparire che ci trovavamo in una situazione di panico, di stanchezza, di allarme. Tutti erano concentrati su noi mamme e sui nostri bambini. Sono stati bravissimi. Credo che anche loro beneficiassero dell’assenza di tutti i parenti. Penso che questa sia una buona pratica da mantenere anche in futuro!
Adesso come stai? Quali sensazioni hai provato in queste prime settimane di isolamento?
Penso di essere molto fortunata perché, come la gravidanza, anche il parto e le prime settimane sono state belle. Non significa che non siano state difficili. A volte ho provato ansia, paura, nervosismo. E certamente mi è mancato il calore della famiglia, degli amici, della comunità che accolgono l’arrivo a casa del tuo bambino. In un certo senso, è come se fosse mancato il riconoscimento dell’ingresso nel mondo di questa nuova vita. Me ne rendo conto solo adesso di quanto questo sia importante e di quanto mi sia mancato, finora è stato come vivere in una bolla di sapone. In questi 50 giorni dalla nascita del mio bambino l’isolamento mi ha aiutato a concentrarmi solo sulla nostra nuova vita insieme e, a sua volta, fare la mamma a tempo pieno, senza distrazioni, non mi ha fatto pesare la clausura né sentire l’angoscia di questa drammatica situazione. Ho vissuto il passaggio del covid quasi con inconsapevolezza, attraverso i media o le chiacchiere al telefono, senza poter fare esperienza diretta del cambiamento che la malattia ha portato nella nostra quotidianità. Ho anche avuto l’enorme privilegio di avere con me il mio compagno. È stata una fortuna per tutti e tre, che non sarebbe mai potuta accadere in tempi diversi. Sono certa che ho potuto affrontare tutto con serenità e, addirittura, gioia proprio per questo. Solo ora che il mio bambino ha quasi due mesi e io inizio ad avvertire l’esigenza di uscire anche solo per una breve passeggiata con lui e di stare con la mia famiglia, inizio a realizzare quanto il mondo sia cambiato fuori dalle quattro mura di casa, di quanto nulla sia più scontato. Dovrò abituarmi al mio nuovo ruolo di mamma insieme ad un nuovo stile di vita, innaturale, limitante, e con cui non ho dovuto fare i conti fino a questo momento.
C’è stata qualche risorsa o elemento che ti sta dando conforto?
Senza dubbio, prima di tutto, avere il mio compagno vicino tutti i giorni, 24 ore al giorno. Poi mia mamma e mia suocera che si sono prese cura di noi a distanza, facendoci arrivare piatti già pronti. In secondo luogo l’ostetrica del consultorio di Villa d’Almè che ci ha seguito in gravidanza e poi con l’allattamento, senza la quale spesso mi sarei demoralizzata e sentita insicura, e il servizio online dello Spazio Neomamme Valle Imagna. È un’enorme fortuna che sia stato attivato così prontamente un servizio capace di raggiungere le mamme anche in un momento che altrimenti sarebbe stato di solitudine e abbandono. Invece abbiamo l’opportunità di essere ascoltate, confortate e rassicurate sempre da persone competenti, disponibili e amichevoli. Anche i corsi online disponibili sono estremamente utili e ci raggiungono direttamente a casa, garantendoci la flessibilità, sicurezza e comodità di cui abbiamo bisogno ora. Credo che diventare mamma oggi sia già difficile di per sé, perché raramente una donna ha già dimestichezza con i neonati e sa già come deve comportarsi. Siamo più insicure e meno esperte delle nostre mamme e nonne. Perciò spesso siamo assalite da innumerevoli dubbi, anche i più ingenui. Sapere che in ogni momento puoi chiedere un consiglio e sai di poter avere subito una risposta è una grande fortuna, specialmente per noi che ci ritroviamo costrette in casa senza poter avere mamme, sorelle, suocere, amiche vicine. E i corsi ci permettono di imparare a gestire la nostra nuova quotidianità, spiegandoci l’importanza di piccoli gesti come il massaggio o il portare in fascia.
Che cosa consiglieresti aduna donna che partorisce in tempo di covid?
La paura non si può evitare ed è comunque utile per mantenere livelli di attenzione alti, che ci permettono di proteggerci. Penso sia importante mantenere la fiducia nelle figure sanitarie e nelle strutture in cui le mamme saranno accolte, che certamente faranno del loro meglio perché i parti si svolgano in sicurezza. Consiglio di avere pazienza e concentrarsi sul momento, un momento che rimane unico, magico. Infine, di cercare di essere ottimiste, vedendo il lato positivo della situazione, come il fatto di potersi concentrare solo sul proprio bambino e che questo rappresenterà una grande e piacevole “distrazione” in un momento terribile. Tutto questo un giorno finirà, ma non ritorneranno nemmeno le emozioni dei primi tempi coi nostri bambini. Meglio saperne godere.
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