Coronavirus: intervista al Portavoce di Mam&Co. CASE ACCOGLIENZA TRATTATE CON FRAMMENTARIETÀ
di La Nuova Arca
L’agenzia stampa DIRE, mediapartner del Progetto #crescereinsieme, ha intervistato Salvatore Carbone, portavoce di Mam&Co – Rete delle strutture e dei servizi per nuclei vulnerabili mamme-bambino, per capire cosa sta accadendo nelle case famiglia ai tempi dell’emergenza epidemiologica Covid19 e quali sono le misure che ci si aspetta vengano adottate dalle istituzioni.
(DIRE) Roma, 10 apr.
“La situazione nelle case di accoglienza
con l’emergenza coronavirus e’ questa: cerchiamo essenzialmente
di garantire una normalita’, mantenere quella quotidianita’ e
quei riti che in determinate situazioni sono ancora piu’
importanti. Il lavoro all’interno e’ a carico degli operatori-
nel Lazio per esempio parliamo di circa 2000 dipendenti e almeno
2700 ospiti tra persone adulte con disabilita’, minori e donne in
difficolta’ con bambini- che spesso hanno deciso di lasciare le
proprie famiglie e trasferirsi qui per evitare qualsiasi rischio
di contagio. E poi il contributo importantissimo dei volontari e
dei tirocinanti, che da fuori si occupano dell’approvvigionamento
di quello che occorre, e in modalita’ virtuale mantengono i
contatti con gli ospiti per cercare di non farli sentire mai
soli”. Lo racconta all’Agenzia Dire Salvatore Carbone, portavoce
della Rete ‘Mam&Co’, che insieme ad altre associazioni di settore
ha rivolto un appello alle Istituzioni, #AMenoDiUnMetro, per
portare l’attenzione su “una realta’ fatta di persone che non
hanno capacita’ di autonomia a vari livelli- minori, adolescenti,
madri sole con figli, disabili, anziani, persone in condizioni di
fragilita’- e che non possono essere lasciate sole”.
In un momento come questo “viene fuori ancora di piu’ la
fragilita’ di un sistema spesso poco considerato e trattato con
frammentarieta’- pensiamo per esempio al sistema delle Case
famiglia e dei servizi di accoglienza residenziale per donne con
bambini, che non fa capo ad alcuna direzione organizzativa-
spiega Carbone- che e’ rimasto escluso dall’istituzione dei
Registri Cittadini delle Strutture Residenziali e
Semiresidenziali di Roma Capitale e che anche in un momento di
emergenza come questo non ha ricevuto disposizioni a tutela delle
ospiti e delle lavoratrici. Eppure parliamo solo nel Comune di
Roma di 65mila nuclei monogenitoriali mamma bambino, di cui
almeno 8mila in poverta’ assoluta, ma si tratta di un numero che
purtroppo crescera’ nei prossimi mesi, per gli effetti di
recessione economica e disoccupazione indotti dalla pandemia
Covid19. Parliamo di donne per cui non sono nemmeno corrisposte
delle rette, previste invece solo per i minori. Mamme considerate
a costo zero, mentre e’ proprio su di loro che e’ maggiore il
lavoro di varie figure per aiutarle a recuperare autonomia, e
ovviamente queste professionalita’ hanno un costo”.
con l’emergenza coronavirus e’ questa: cerchiamo essenzialmente
di garantire una normalita’, mantenere quella quotidianita’ e
quei riti che in determinate situazioni sono ancora piu’
importanti. Il lavoro all’interno e’ a carico degli operatori-
nel Lazio per esempio parliamo di circa 2000 dipendenti e almeno
2700 ospiti tra persone adulte con disabilita’, minori e donne in
difficolta’ con bambini- che spesso hanno deciso di lasciare le
proprie famiglie e trasferirsi qui per evitare qualsiasi rischio
di contagio. E poi il contributo importantissimo dei volontari e
dei tirocinanti, che da fuori si occupano dell’approvvigionamento
di quello che occorre, e in modalita’ virtuale mantengono i
contatti con gli ospiti per cercare di non farli sentire mai
soli”. Lo racconta all’Agenzia Dire Salvatore Carbone, portavoce
della Rete ‘Mam&Co’, che insieme ad altre associazioni di settore
ha rivolto un appello alle Istituzioni, #AMenoDiUnMetro, per
portare l’attenzione su “una realta’ fatta di persone che non
hanno capacita’ di autonomia a vari livelli- minori, adolescenti,
madri sole con figli, disabili, anziani, persone in condizioni di
fragilita’- e che non possono essere lasciate sole”.
In un momento come questo “viene fuori ancora di piu’ la
fragilita’ di un sistema spesso poco considerato e trattato con
frammentarieta’- pensiamo per esempio al sistema delle Case
famiglia e dei servizi di accoglienza residenziale per donne con
bambini, che non fa capo ad alcuna direzione organizzativa-
spiega Carbone- che e’ rimasto escluso dall’istituzione dei
Registri Cittadini delle Strutture Residenziali e
Semiresidenziali di Roma Capitale e che anche in un momento di
emergenza come questo non ha ricevuto disposizioni a tutela delle
ospiti e delle lavoratrici. Eppure parliamo solo nel Comune di
Roma di 65mila nuclei monogenitoriali mamma bambino, di cui
almeno 8mila in poverta’ assoluta, ma si tratta di un numero che
purtroppo crescera’ nei prossimi mesi, per gli effetti di
recessione economica e disoccupazione indotti dalla pandemia
Covid19. Parliamo di donne per cui non sono nemmeno corrisposte
delle rette, previste invece solo per i minori. Mamme considerate
a costo zero, mentre e’ proprio su di loro che e’ maggiore il
lavoro di varie figure per aiutarle a recuperare autonomia, e
ovviamente queste professionalita’ hanno un costo”.
“In generale quindi andiamo avanti solo
con le nostre forze, abbiamo chiesto a Roma Capitale e alla
Regione Lazio le mascherine, ma ci siamo dovuti organizzare da
soli per reperirle, attraverso fondazioni, Protezione civile e
Forum del Terzo settore, per poi distribuirle su tutta la rete”.
In questo periodo “si sono presentati momenti di tensione: gli
incontri esterni sono essenzialmente bloccati e concessi solo
quando si ritenga essenziale, quindi spesso solo virtuali,
ovviamente per motivi di sicurezza sanitaria. Bloccata anche
l’accoglienza di nuove situazioni, a meno che non ci sia una
condizione di emergenza- continua il portavoce di Mam&Co- Con gli
adulti i problemi maggiori sono dovuti spesso a problemi di
lingua, a differenze culturali, e ad un rapporto fiduciario che
magari stava nascendo ma che le limitazioni non hanno aiutato”.
“Gli invisibili ci sono pero’- oggi il 90% dei casi che
arrivano qui vengono dai tribunali dopo una sentenza, e quindi in
una condizione di emergenza- e il nostro compito e’ di renderli
visibili agli occhi delle Istituzioni- chiede Carbone- che una
volta passata l’emergenza sanitaria dovranno garantire un ritorno
a quell’autonomia che con tanta fatica abbiamo costruito negli
anni. Sappiamo che gli strascichi della crisi saranno lunghi, per
questo ci vorranno nuovi stanziamenti, prevedere nuovi operatori,
e per questo abbiamo bisogno di partire da un tavolo concreto di
lavoro dove poter avviare un confronto con le Istituzioni, e
dobbiamo farlo ora- continua il portavoce della rete Mam&Co-
Dobbiamo capire i Comuni con che base possono contribuire alle
rette per esempio, l’anticipo se possibile del 5×1000, e
chiediamo non solo il contributo della Pubblica amministrazione,
ma di poter coinvolgere anche fondazioni erogatrici private.
Pensiamo che le risorse siano disponibili, ma c’e’ bisogno di un
grande lavoro congiunto, per un piano specifico di accoglienza
delle fragilita’ da qui al prossimo anno”.
con le nostre forze, abbiamo chiesto a Roma Capitale e alla
Regione Lazio le mascherine, ma ci siamo dovuti organizzare da
soli per reperirle, attraverso fondazioni, Protezione civile e
Forum del Terzo settore, per poi distribuirle su tutta la rete”.
In questo periodo “si sono presentati momenti di tensione: gli
incontri esterni sono essenzialmente bloccati e concessi solo
quando si ritenga essenziale, quindi spesso solo virtuali,
ovviamente per motivi di sicurezza sanitaria. Bloccata anche
l’accoglienza di nuove situazioni, a meno che non ci sia una
condizione di emergenza- continua il portavoce di Mam&Co- Con gli
adulti i problemi maggiori sono dovuti spesso a problemi di
lingua, a differenze culturali, e ad un rapporto fiduciario che
magari stava nascendo ma che le limitazioni non hanno aiutato”.
“Gli invisibili ci sono pero’- oggi il 90% dei casi che
arrivano qui vengono dai tribunali dopo una sentenza, e quindi in
una condizione di emergenza- e il nostro compito e’ di renderli
visibili agli occhi delle Istituzioni- chiede Carbone- che una
volta passata l’emergenza sanitaria dovranno garantire un ritorno
a quell’autonomia che con tanta fatica abbiamo costruito negli
anni. Sappiamo che gli strascichi della crisi saranno lunghi, per
questo ci vorranno nuovi stanziamenti, prevedere nuovi operatori,
e per questo abbiamo bisogno di partire da un tavolo concreto di
lavoro dove poter avviare un confronto con le Istituzioni, e
dobbiamo farlo ora- continua il portavoce della rete Mam&Co-
Dobbiamo capire i Comuni con che base possono contribuire alle
rette per esempio, l’anticipo se possibile del 5×1000, e
chiediamo non solo il contributo della Pubblica amministrazione,
ma di poter coinvolgere anche fondazioni erogatrici private.
Pensiamo che le risorse siano disponibili, ma c’e’ bisogno di un
grande lavoro congiunto, per un piano specifico di accoglienza
delle fragilita’ da qui al prossimo anno”.
“Da parte nostra siamo pronti a lavorare,
a contribuire con progetti, come per esempio quello del
‘MamHabitat’ previsto in gestione per il prossimo triennio
2020-2022, che come obiettivo lo sviluppo e la sperimentazione a
Roma di un sistema di ‘abitare assistito’ complementare e
alternativo all’accoglienza in servizi di casa famiglia, in grado
di accompagnare verso l’inclusione almeno 200 bambini in eta’ 0-6
anni appartenenti ad altrettanti nuclei mamma-bambino”. L’intento
pero’ e’ sempre lo stesso, conclude Carbone alla Dire: “Vogliamo
sostenere e accompagnare l’evoluzione dei percorsi di autonomia,
da interventi sparsi e frammentari agiti da ciascun ente
accreditato sulla base delle proprie risorse umane e strumentali
a strategia comunitaria orientata all’inclusione, incardinata su
tutti i territori e sostenuta da un programma metodologicamente
omogeneo, con staff e risorse dedicate, aperto e condiviso da
tutti gli attori e basato sulla messa in rete delle risorse”.
a contribuire con progetti, come per esempio quello del
‘MamHabitat’ previsto in gestione per il prossimo triennio
2020-2022, che come obiettivo lo sviluppo e la sperimentazione a
Roma di un sistema di ‘abitare assistito’ complementare e
alternativo all’accoglienza in servizi di casa famiglia, in grado
di accompagnare verso l’inclusione almeno 200 bambini in eta’ 0-6
anni appartenenti ad altrettanti nuclei mamma-bambino”. L’intento
pero’ e’ sempre lo stesso, conclude Carbone alla Dire: “Vogliamo
sostenere e accompagnare l’evoluzione dei percorsi di autonomia,
da interventi sparsi e frammentari agiti da ciascun ente
accreditato sulla base delle proprie risorse umane e strumentali
a strategia comunitaria orientata all’inclusione, incardinata su
tutti i territori e sostenuta da un programma metodologicamente
omogeneo, con staff e risorse dedicate, aperto e condiviso da
tutti gli attori e basato sulla messa in rete delle risorse”.
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