Le storie di Comunità in crescita: la diversità come dono

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Comunità in crescita decide di prendersi cura ogni giorno dei minori afghani, mettendo al centro della sua missione i singoli bambini e i loro specifici bisogni. Tutti arrivano da realtà complesse, difficili, dove guerra e povertà li hanno privati di un’infanzia che Comunità in crescita vuole fargli ritrovare e riscoprire. Eppure questi bambini incontrano inevitabilmente difficoltà anche nell’Italia che li accoglie, ritrovandosi in una realtà nuova, estranea, dove anche la quotidianità è fatta di piccole e grandi sfide.

La nostra scommessa è quella di aiutarli a trovare una strada che possa appartenergli profondamente, non solo nonostante le difficoltà ma anche attraverso di esse: questi bambini non devono dimenticare la loro unicità. Accompagnarli nella crescita significa far scoprire loro che la storia e l’identità che portano con sé non è un peso, ma un’opportunità per osservare il mondo con i propri occhi. In questa missione si è impegnata Comunità in crescita e oggi vogliamo raccontarvelo attraverso le storie dei nostri ragazzi.

 

Creare legami attraverso ponti linguistici

Negina è una giovane ragazza arrivata in Italia con una grande voglia di imparare, ma questo suo desiderio ha incontrato da subito un ostacolo: il problema della scelta. In Afghanistan infatti il sistema scolastico non ha la stessa diversificazione di offerte formative che abbiamo qui; materie come musica o disegno non sono insegnate al liceo, nonostante siano importanti per la crescita creativa di un giovane.

La prima grande difficoltà affrontata da Negina e dagli operatori di Comunità in Crescita è stata proprio quella di farle acquisire la consapevolezza che poteva scegliere.

Ogni giovane che si trova di fronte a questo dilemma si ritrova a chiedersi: chi sono io? chi voglio diventare? Domande importanti e complesse che Negina si è posta più volte, tanto da cambiare spesso idea sulla scelta definitiva. Finché, grazie al lavoro di operatori, di insegnanti di italiano, di assistenti sociali e psicologi, Negina ha potuto scegliere: dal Liceo Artistico, indirizzo design, sarebbe iniziata la sua strada. Proprio da quel qualcosa che nel suo Paese non esiste.

La scuola l’ha accolta nelle sue esigenze, prima fra tutte quella di creare un legame con compagni e insegnanti. La comunicazione linguistica, che avrebbe potuto rappresentare un muro di incomprensione, è stata trasformata in un’occasione di incontro: utilizzando l’inglese e superando la sua grande timidezza, Negina è riuscita a stringere amicizia con le sue compagne. Creare legami è fondamentale in questa età, permette ai ragazzi di sentirsi parte di qualcosa, di avere punti di riferimento e di crescere insieme. 

La nuova sfida che Negina sta ora affrontando è imparare e perfezionare l’italiano: il suo impegno l’ha già portata a superare brillantemente il test L2 A2 di integrazione della lingua!

Offrendole quotidianamente supporto e rimanendo al suo fianco, abbiamo la certezza che questa giovane ragazza acquisirà sempre più consapevolezza e fiducia in se stessa per poter esplorare la sua strada. 

 

Nuovi modi di essere nel mondo

Nadir ha scoperto la sua diversità a poco a poco, con l’evoluzione dell’anomalia genetica cui in Italia è stato dato un nome: l’albinismo. 

In Afghanistan infatti il medico a cui la famiglia si era rivolta aveva individuato la causa delle macchie bianche sulla sua pelle in un’allergia alimentare. Quando il cambiamento di dieta non aveva dato gli effetti sperati, i genitori hanno tentato di nascondere il bianco dei capelli del piccolo tingendoli di nero. 

Comunità in crescita si è impegnata a conquistare la fiducia della mamma e del papà di Nadir affinché potessero acquisire la consapevolezza di cosa sia l’albinismo, in modo che sia più facile per il loro bambino prendere coscienza di sé. Attualmente, Nadir frequenta la scuola, supportato dai suoi insegnanti che ci raccontano come il piccolo affronti le sfide quotidiane con grinta ed entusiasmo: è uno studente avido di imparare, fa sempre domande e chiede addirittura più compiti di quelli che gli vengono assegnati. Ha fatto presto amicizia con i suoi compagni grazie alla sua spavalderia e al suo spirito competitivo.  

   Non sappiamo come Nadir percepisca il suo albinismo, ma per lui non sembra essere un ostacolo: è un bambino a cui è stata data l’opportunità di vivere la sua infanzia in un ambiente sicuro e accogliente, che si ritrova in una realtà in cui può essere veramente se stesso, con tutta la sua vitalità e il suo entusiasmo per la vita.

 

La comunicazione e le sue forme alternative

Hamid è arrivato in Italia con la consapevolezza di essere diverso: fin dalla nascita è affetto da sordità bilaterale. È però anche consapevole che può contare sulla sua famiglia e in particolare sul fratello Emal: quando Hamid non riesce a seguire una conversazione, il fratello gli ripete lentamente tutto quello che viene detto affinché lui possa leggere il labiale. 

In questo modo Hamid ha la possibilità di comunicare e di tenere aperta una finestra sul mondo. 

Ma da quando ha cominciato la scuola in Italia, Hamid si è ritrovato di fronte all’impossibilità di comunicare o capire cosa viene detto. Sebbene siano state avanzate proposte di insegnamento della lingua italiana per sordi, la famiglia ha preferito ricercare una soluzione più diretta: numerosi sono stati gli accompagnamenti alle visite specialistiche, ma Hamid è ancora in attesa di un’operazione che potrà essere però solo parzialmente risolutiva.

Nel frattempo, il ragazzo non si è arreso e ha deciso di provare a comunicare utilizzando la creatività: cominciando a disegnare e partecipando alle attività teatrali propostegli, Hamid è riuscito a creare un legame fra sé e il mondo esterno. Ma per lui non è abbastanza, perché vuole imparare a leggere il labiale italiano per capire cosa dicono i professori a scuola, vuole partecipare alle lezioni ed essere parte dell’esperienza scolastica. 

La svolta arriva grazie al suggerimento della nostra esperta di linguistica e glottodidattica: bisogna agganciare le nuove conoscenze che Hamid può apprendere al labiale e alla scrittura farsì, l’unica struttura linguistica che il ragazzo ha sviluppato. 

Grazie alle traduzioni messe a sua disposizione e al talento creativo che ha dimostrato, Hamid può finalmente crescere tenendo spalancata la finestra sul mondo.   

Ringraziamo la Cooperativa Sociale il Girasole per aver condiviso con noi le straordinarie esperienze di questi ragazzi.

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