Le storie di Comunità in Crescita: l’inclusione passa dalle passioni

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Cosa significa inclusione? Soprattutto per i ragazzi, l’inclusione ha forme diverse. Può essere imparare una nuova lingua, andare a scuola, farsi nuovi amici. E tutte quelle cose così semplici che, nel contesto di una guerra e di una nuova vita da costruire, diventano tante nuove piccole sfide. E così l’inclusione passa anche per le passioni, per gli hobby, per lo sport.

Comunità in crescita non si occupa solo di aiutare i bambini afghani rifugiati e le loro famiglie nel difficile e più classico percorso di inclusione nel nostro paese, ma anche di supportare i ragazzi nel coltivare e scoprire nuove passioni e inclinazioni personali.

L’inclusione per questi ragazzi diventa un concetto importantissimo da raggiungere, perché parte del percorso di crescita e scoperta che tutti affrontiamo nel diventare adulti.

Majir, Ole, e il campo da calcio

La vita è un attimo. Prendete Majir, un tranquillo pomeriggio di giugno a Kabul, un pallone e una manciata di bambini.

Tutto scorre normale, Majir gioca a pallone, ride, scherza e cadendo si fa male alla gamba. Ma proprio in quell’istante suona l’allarme, i talebani avanzano e improvvisamente non c’è tempo per curare la ferita. Quel pensiero, quel presentimento onnipresente nella mente di tutti che sarebbe successo, è diventato realtà: loro sono alle porte di Kabul. Majir e la sua famiglia, se vogliono salvarsi, devono scappare.

Il piccolo Majir, appena nove anni, non porta nulla con sé, nemmeno il suo pallone preferito. Salta su un aereo con la famiglia e insieme partono per un lungo viaggio verso l’Italia.

Una volta arrivati iniziano a sentire di essere al sicuro, Majir è felice di essere in salvo con la sua famiglia ma la ferita alla gamba è peggiorata, l’infezione è arrivata fino alle ossa e fatica a camminare.

Majir viene subito ricoverato in ospedale e operato di urgenza, potrebbe perdere la gamba. La madre non lo lascia solo un secondo, ha paura e teme che, senza una gamba, non sarà più felice, non potrà più correre dietro l’amato pallone. Passano mesi, il ricovero è lungo e doloroso ma Majir è un bambino forte, guarisce e viene dimesso.

Oggi ha ricominciato a giocare a pallone, è iscritto con i suoi fratelli in una scuola di calcio ed è proprio il calcio, fedele compagno delle sue giornate, ciò che più gli mancava e che temeva di perdere per sempre. 

L’incontro con il progetto di accoglienza di Comunità in Crescita ha restituito a Majir la parte più importante della sua vita, la possibilità di curarsi e ricominciare a giocare a calcio.

In campo con Ole

Ricominciare a giocare a calcio è anche il sogno di Ole, anche lui scappato con la sua famiglia da Kabul.

Li giocava a calcio e la sua squadra era nel campionato giovanile. Anche se dal momento della fuga il suo pallone ha smesso di rotolare, Ole non ha mai smesso di sognare. Oggi, dopo quasi un anno dal suo arrivo in Italia, Ole ha trovato tanti nuovi amici con cui giocare e correre.

Comunità in crescita ha restituito a Ole la libertà di poter correre spensierato e al sicuro, gli ha permesso di nuovo di dare calci ad un pallone indossando una maglia con nuovi colori, ed esultare con gli amici dopo un goal.

Ringraziamo Solco Prossimo cooperativa sociale per averci raccontato la storia di Majir e Arci che ci restituisce quella di Ole.

Zair, tra arte e pallone

Se la vita è un’enorme tela, Zair ha potuto versarci sopra i colori che preferiva. L’ha potuto fare da quando insieme a mamma Rafa, papà Binha, il fratello Hamid di 1 anno e le sorelle Rahma e Novia di di 18 anni e 19 anni, sono scappati dall’Afghanistan per ricominciare a vivere a colori.

Una famiglia come tante che improvvisamente vede la propria normalità stroncata dalla guerra e dal governo dei talebani, e sceglie di darsi una nuova possibilità con la speranza di ritrovare la libertà ormai negata. Con queste premesse la famiglia di Zair decide di intraprendere un viaggio, a tratti interminabile, che li ha portati in un nuovo paese molto diverso dal proprio, ma in cui avrebbero potuto costruire una nuova casa e una nuova vita, anche se lontano dai tanti affetti.

Zair ha 12 anni, gli occhi grandi e scuri come le ferite che porta dentro. E profondi come il mare che per la prima volta ha visto proprio qui in Italia e di cui, dal primo giorno, si è innamorato follemente tuffandosi dentro mille e altre mille volte ancora. Ma l’arrivo in Italia non è stato semplice, non aveva molto e la lontananza dagli affetti e dagli amici si faceva sentire. La lingua è difficile da apprendere e questo lo ha fatto chiudere un po’ in se stesso.

Ma per disegnare, dipingere e creare, non bisogna parlare la stessa lingua. L’arte è universale ed è uno dei tratti distintivi di Zair. In Afghanistan, prima che tutto cambiasse, Zair seguiva dei corsi di pittura. 

Insieme a Comunità in Crescita potrà continuare a formarsi e nutrire il suo innato talento. Ma Zair non si ferma all’arte, è lo sport a rivelargli una nuova passione e una predisposizione naturale. In Afghanistan i ragazzi e le ragazze minori di tredici anni non possono frequentare palestre o praticare sport, e Zair non ha potuto mai conoscere e coltivare un altro suo talento: il Basket.

Dal primo giorno in cui ha toccato il pallone giocando in oratorio, Zair ha capito di voler giocare. All’improvviso un nuovo mondo ha riempito la sua vita grazie al progetto di inclusione.

Ringraziamo l’ente Casa salesiana di Soverato che ha condiviso con noi la storia del piccolo Zair.

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