Pro e contro della DaD: ne parla la psicologa

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«Indubbiamente la didattica a distanza ha molte pecche. Ma sta funzionando, per i più piccoli e per i più grandi»: Marta Pianoforte (in foto), psicologa, è stata catapultata nel mondo della scuola in emergenza-coronavirus al suo rientro dal periodo di maternità. E ha dovuto imparare in fretta, insieme ai ragazzi a cui sta accanto, un modo nuovo di lavorare, in seno al progetto BlaBlaLab della Cooperativa Tantintenti, che ha l’obiettivo di aiutare bambini, ragazzi, ma anche le famiglie e le scuole nella gestione del metodo di studio. Niente più incontri faccia a faccia, ma tutto doveva accadere in remoto, per rispettare le disposizioni anti-contagio: «In principio mi sembrava un’impresa impossibile. Per me la relazione, il contatto con le persone sono fondamentali. E ciò deve avvenire in spazi e tempi ben definiti, non dietro ad una telecamera o peggio ancora, ad una telefonata. Come riuscire a creare la stessa armonia attraverso un “terzo” da intermediario?».

Eppure si può, grazie alla professionalità di chi educa e alla buona volontà dei ragazzi. «Mi sono ricreduta» racconta con convinzione: «la tecnologia ci ha aiutato. L’esperienza che stiamo vivendo oggi come servizio si sta co-costruendo insieme ai nostri ragazzi, ai genitori che danno supporto logistico da dietro le quinte quando serve, alle colleghe, alle scuole ed agli insegnanti. Stiamo crescendo noi come servizio ed anche i ragazzi, senza dubbio».

BlaBlaLab è uno dei progetti che fanno parte anche dell’offerta di Community School, il patto territoriale che ha coinvolto 47 partner nel Biellese, tutti impegnati per arginare la povertà educativa grazie anche al sostegno e ai fondi dell’impresa sociale “Con i bambini”. I destinatari sono bambini e adolescenti che hanno problemi lievi a scuola ma anche chi ha totale sfiducia verso la scuola e le cui difficoltà sono molteplici. E la didattica a distanza, pur con i suoi limiti, ha permesso di scoprire lati dei giovani studenti che sono stati una sorpresa positiva: «Sicuramente» prosegue Marta Pianoforte «ho visto una grande motivazione nei ragazzi con cui lavoriamo. Tanti che prima si sentivano obbligati oggi partecipano volentieri. La lontananza fisica ha creato una voglia di contatto umano, seppur virtuale. I momenti difficili da gestire con le richieste degli insegnanti sono diventati momenti di aiuto nell’imparare ad utilizzare meglio le tecnologie di cui disponiamo. I ragazzi si sentono pensati ed aiutati. Hanno un loro tempo nella settimana totalmente dedicato e questo viene apprezzato».

E, insieme, crescono anche gli educatori: «Si va per prove ed errori, tenendo ciò che funziona ed eliminando ciò che non va. Siamo tutti in gioco, proviamo, sperimentiamo, sosteniamo i nostri ragazzi che sono in prima linea e li aiutiamo anche “fuori dall’orario di lavoro”: perché in questo tempo sospeso arriva un WhatsApp che ti racconta come è andata l’interrogazione o anche un WhatsApp che ti chiede l’aiuto durante un tema. Perché ammettiamolo, si cerca di copiare in ogni epoca, anche ai tempi del coronavirus…»

Tempi, è bene non dimenticarlo, complicati e destinati a influenzare in modo profondo il futuro. Ma, secondo Marta Pianoforte, non tutto sarà necessariamente in salita, anche grazie ai ragazzi: «A livello educativo, ma soprattutto a livello professionale ho tanta paura che questo periodo lascerà un segno. La socialità cambia. Le regole mutano. Chi è ultimo non viene aspettato. Mi pongo tanti interrogativi verso il mondo della disabilità, verso chi è più fragile e verso chi ha avuto e potuto sfruttare meno le risorse per molteplici motivi. Però così come mi hanno stupito le lezioni via Skype, sono fiduciosa che anche i ragazzi stessi ci stupiranno. Si sono messi in gioco. Hanno capito che quanto avevano prima era prezioso. Questa scoperta ritengo valga tutto il brutto che abbiamo vissuto».

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