L’esperienza dell’Istituto Santa Teresa (Chieri): la testimonianza della Coordinatrice Didattica Miriam Frontuto

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Com’è stata l’esperienza di Community in Action?

La mia esperienza con la Community in Action, essendo diventata Coordinatrice delle Attività Educative e Didattiche al Santa Teresa solo dall’anno scolastico 22-23, è stata molto positiva, stimolante e arricchente.

E il coordinamento?

Il coordinamento tra i vari soggetti è stato abbastanza gestibile, al di là di incastrare gli appuntamenti con le esperte, compresa la psicologa che ha fatto il percorso sulle emozioni per le classi terze, quarte e quinte, tutto è proceduto per il meglio.

C’è stato un laboratorio più riuscito?

Il laboratorio che a mio parere è stato più funzionale è stato quello con la neuropsicomotricista e logopedista tenuto per i bambini delle classi prime e seconde. E’ stato un laboratorio della durata di una decina d’incontri con cadenza settimanale, durante il quale le specialiste facevano attività e giochi motori finalizzati a potenziare le difficoltà attentive e dilatare i tempi di queste; purtroppo tenere alta l’attenzione nei bambini, specialmente di questa fascia d’età, è sempre più difficile. La cosa interessante è stato il momento di rimando che le due figure hanno dato a me e alle docenti delle classi interessate.

Credi che si siano poste le basi di una rete tra i vari soggetti coinvolti sul territorio, soprattutto per la collaborazione tra scuole?

Sì, penso che si siano messe le basi per attivare una rete tra i diversi soggetti coinvolti, anche se ritengo che la grande sfida sarà coltivarla e non lasciarla scemare, specialmente adesso che si è concluso il progetto triennale.

Mi è piaciuta molto anche la conoscenza e scambio con l’IC Chieri 1 (scuola del nostro territorio). Proprio per questo penso sia importantissimo provare a collaborare tra scuole e a creare una collaborazione produttiva e reale. Ecco perché mi piacerebbe continuare a partecipare e a far parte della Community in action e quindi di una comunità educante.

Cos’è per te una comunità educante?

Per me, la comunità educante è l’insieme di persone che condividono, sentono e partecipano attivamente alla crescita educativa, sociale e culturale di bambine, bambini, ragazze e ragazzi e, perché no, di loro stessi adulti che si mettono in gioco e si impegnano per una crescita integrale delle generazioni future.

Di cosa ha bisogno la scuola?

La scuola ha bisogno di adulti che credano in ciò che fanno, che non stiano solo attenti al proprio orticello, ma che abbiano la visione di un qualcosa di più grande e che con la partecipazione attiva riescano a collaborare per il bene di tutti. Sarebbe bello che ognuno si mettesse in gioco e che spendesse le proprie doti per il bene e il servizio di tutti (bambini e ragazzi).

E i genitori di oggi come sono?

Inoltre, ritengo che i genitori di oggi (parte importante del sistema scolastico) abbiano bisogno di qualcuno che li aiuti a gestire il loro ruolo genitoriale, li supporti e li guidi a scelte e atteggiamenti sani, di fiducia e rispettosi verso la Scuola. Ormai, questo è sempre più difficile.. Non ritengo lo facciano apposta, ma penso che alcuni di loro trovi più facile e immediato giustificare il proprio figlio e far ricadere sugli altri (scuola, docenti, dirigenti, società…) la colpa di eventuali situazioni.

Così su due piedi: una proposta concreta che vorresti realizzare?

Secondo me, sarebbe interessante attivare: Corsi sulla genitorialità, incontri sul cyberbullismo e rischi social per preadolescenti e adolescenti (magari con la partecipazioni di genitori e figli insieme), progetti per sviluppare il pensiero logico computazionale nei bambini, formazioni ai docenti sulla Flipped Classroom, seminari per i docenti per un approccio pedagogico positivo verso i propri studenti (ritengo che ci siano sempre meno docenti che sappiano stimolare e ASCOLTARE i propri studenti).

Voglio credere che la Scuola e la Comunità Educante ce la faccia a fare la differenza nella società d’oggi, anche se la strada è ancora lunga…

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