Interventi Assistiti con gli Animali: la testimonianza della psicologa

di

Il laboratorio Farm Camp, inserito nel Progetto “Come a Casa”, continua a svolgersi nella Scuderia Cavalli delle Fonti”, un centro specializzato nell’erogazione di Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) e con progetti di Riabilitazione Equestre e Inclusione Sociale. Parla G. Una tirocinante universitaria che ha affiancato i nostri professionisti, con i quali ha potuto sperimentarsi da vicino nelle attività dei bambini coinvolti nel progetto COME a CASA (FARM LAB).

“Mi chiamo G.G., sono dottoressa in Psicologia Applicata, Clinica e della Salute e sto svolgendo il percorso di tirocinio professionalizzante, step necessario all’abilitazione, presso l’associazione Cavalli delle Fonti Onlus (oggi divenuta ODV – ETS), sotto la guida della dottoressa Silvia Strologo.

La scelta di questo contesto è stata mossa principalmente da una profonda esigenza, tanto personale quanto professionale: quella cioè di rintracciare una mediazione possibile tra un mio focus di interesse (l’intervento rivolto alla persona con disabilità) e un modello di disabilità come fenomeno bio-psico-sociale che non fosse solo teorico, quanto pratico e attuativo.

Perché se è vero che ad oggi, come sottolinea ormai da tempo l’OMS, la disabilità dovrebbe essere intesa come conseguenza o risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, fattori personali e fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui egli vive (e ciò come conseguenza palese e diretta implica il fatto che ognuno di noi, nel proprio percorso di vita, possa trovarsi in un ambiente con caratteristiche che possono limitare o restringere le proprie capacità funzionali e di partecipazione sociale, e dunque in una vera e propria condizione di disabilità), è anche vero che risulta ancora difficile, complesso e a volte doloroso sganciarsi da un approccio prettamente assistenziale, compassionevole o medicalizzato, in direzione di un effettivo supporto e consolidamento di competenze e autonomie personali e sociali, per gli interessati.

Premesse teoriche a parte, devo ammettere che sin da subito mi sono sentita accolta, e con piacevole stupore azzarderei “travolta” dall’energia, dalla carica e dalla forte motivazione del team multidisciplinare di esperti che si occupano delle attività proposte, a partire dall’analisi della domanda alla progettazione delle attività fino alla loro erogazione. Ciò ha dato vita ad un clima meraviglioso, produttivo e proattivo, caratterizzato da una profonda sinergia tra tutte le parti in gioco, operatori, educatori, terapeuti e co-terapeuti (mai dimenticare di Tollo, professionista d’eccezione), canalizzata in direzione del raggiungimento di obiettivi sì specie-specifici per ogni bambino, ma aventi quali fil rouge la volontà intrinseca tesa al miglioramento della qualità della vita dei piccoli utenti, delle loro famiglie, all’abbattimento di barriere, stereotipi, marginalità e pregiudizi, all’inclusione e in sostanza alla promozione di un concreto ben-essere.

Sono entrata inoltre a contatto con la realtà degli Interventi Assistiti con gli Animali, dove ho potuto anzitutto avere conferme sul piano pratico di quanto innumerevoli siano le esigenze cui risponde il cavallo in veste di co-terapeuta, andando queste ad interessare sia il sistema soggettivo (percettivo, psico-motorio, rappresentativo, affettivo, e cognitivo in senso lato), sia il sistema relazionale in cui il soggetto è inscritto (legato dunque ad aspetti di crescita personale e sociale, adattivi, esperienziali e di miglioramento della qualità della vita).

Accanto infatti ad una dimensione anatomo-fisiologica, gli Interventi Assistiti con gli Animali possono, nel rispetto delle pari opportunità e degli obiettivi funzionali individuali e di gruppo, essere declinati lungo direttrici diverse: psicologica, pedagogica, sociale, abilitativo-riabilitativa, terapeutica, solo per citarne alcune.

Gli esempi sono virtualmente infiniti, ma basti pensare che la sola attività di avvicinamento al cavallo, che ai neofiti come me potrebbe apparire di poco impatto, poco allettante o di scarso rilievo, ha invece un valore inestimabile, sia sul piano simbolico, come primo avvio di una conoscenza profonda con il cavallo (e che accompagna dunque l’individuo ad una conoscenza di sé stesso, dei propri limiti e dei propri punti di forza), che nei suoi riverberi relazionali, comunicativi, di quella interazione che tesse le sue trame al di là della parola espressa, ma nella compresenza con l’altro, e in particolare con un altro che palesa e concretizza una comunicazione diversa ma non per questo priva di potenziale o di efficacia. L’esempio proposto in effetti è una dimostrazione calzante di un approccio bio-psico-sociale: è qui che l’intervento mira non solo al recuperare funzionalità perdute, ma ad acquisire flessibilità e versatilità rispetto alle proprie abilità, per renderle congrue all’obiettivo. È qui che la disabilità cessa di essere mancanza e assume il significato di diversa abilità.

Così come sono stata testimone di come le attività di grooming e sellaggio del cavallo, di governo della scuderia e dei suoi strumenti non solo siano indispensabili quali basi per l’esercizio e la pratica delle capacità interattive, cognitive, psicologiche e sociali, ma acquisiscano valenza maturativa e responsabilizzante, competenze in diversi casi generalizzabili a setting e contesti differenti a quelli in cui ha luogo l’attività. A titolo esemplificativo di quanto esposto riporto il caso di un bambino che spontaneamente iniziò a traslare il significato di “prendersi cura” dalla relazione con il cavallo (che premiava nei primi incontri con una carota) alla relazione coi pari, portando da casa tante carote quanti sono i bambini con cui condivide attività, e andando quindi a creare una situazione dove l’integrazione armonica e dinamica tra emozioni, affetti, capacità intellettive e cognitive si palesa, e al netto di quelle che possono essere debolezze e difficoltà pre-esistenti.

In sostanza (non basterebbero pagine e pagine, ahimè) sono davvero grata ed entusiasta dell’opportunità e dell’esperienza che mi trovo a vivere, credo fortemente nell’utilità di questo tipo di percorso, delle occasioni di crescita che offre, e nel potere intrinseco del cavallo come mezzo per rafforzare quel ben-essere che trova le proprie radici nel senso di autoefficacia, nell’auto valorizzazione, nella compartecipazione e nella coesione sociale, nell’interazione e nel rispetto dell’altro diverso da sé.”

Regioni

Argomenti

Ti potrebbe interessare

La quotidianità dell’inclusione

di

Oggi vogliamo parlarvi della nostra realtà attraverso gli occhi di mamma Barbara. La famiglia di “Cavalli delle Fonti” cresce ogni giorno di...

LUGLIO COL BENE CHE TI VOGLIO…

di

Vedrai non finirààà, na,na,na,naaa. ( è l’estate dei featuring delle Oriette Berti, delle Ornelle Vanoni e dei Gianni Morandi, e noi, al...

Itinerario storico del rapporto uomo-animale: ecco perché utilizziamo l’ippoterapia!

di

All’interno del progetto COME A CASA, abbiamo inserito un laboratorio di Ippoterapia, grazie alla collaborazione con la onlus “Cavalli delle Fonti”,  che...