Monticchio, 26 giugno 2023 – RACCONTO DI UN DIARIO DI CAMPO ESTIVO
di classifuoriclasse
Tra tutti gli oggetti conservati in soffitta non avrei mai immaginato di ritrovare il diario di campo scritto da me oltre dieci anni fa. Mi ha fatto sorridere ricordare com’ero, appena 15enne, e alle tante cose che sono accadute da allora fino ad oggi, dal mio primo giorno al Punto Luce fino alla laurea che non credevo di raggiungere. Ed ecco che mi ritrovavo seduta sul pavimento della soffitta da sola a rivivere tutta quella esperienza chiusa in pagine ingiallite come foglie.
La prima notte passata al campo non ho chiuso occhio perché eravamo rimaste sveglie a chiacchierare, io e le mie compagne di stanza, nove adolescenti più o meno della mia età. Ridevano, scherzavamo senza smettere di parlare di ragazzi e così la notte iniziò presto e non ricordo quando finì. La mattina abbiamo fatto colazione tutti intorno ai tavoli messi all’esterno, sotto le piante alte che facevano da guardia alla casa. Gli educatori ci avevano fornito dell’attrezzatura necessaria per le escursioni, come le scarpe e le bacchette per il trekking, che non tutti avevano potuto comprare e portare con sé. L’escursione che ci aspettava aveva come direzione “Fontana dei Faggi”. Leonardo, Vincenzo e Raffaella, i supereroi del Ceas Vulture, ci hanno così guidato, aprendo e chiudendo la fila, mentre ci inoltravamo lungo sentieri stretti e ricoperti di terriccio e pietre scivolose.
Quella mattina io e Davide siamo stati tutto il tempo a parlare camminando gomito a gomito. Era Davide però a parlare di più, perché era innamorato cotto di una ragazza che non riusciva a smettere di pensare. Lei era al campo con noi, ma nessuno sapeva chi fosse, nessuno tranne me. Il nostro raccontarci ci aveva coinvolto così tanto che né il caldo né la fatica di quelle salite e discese sembravano stancarci. Senza accorgercene arrivammo così nella radura dove si trovava la “Fontana dei Faggi”, una sorgente di acqua limpida e freschissima verso la quale ci precipitammo per riempire le nostre borracce. Alcuni di noi incominciarono a schizzarsi con l’acqua e a rincorrersi tra i richiami degli educatori. Nella confusione generale un muggito improvviso attirò l’attenzione di tutti, ci affacciammo dalla collina sul ripiano in basso e lì scorgemmo una piccola mandria di vacche podoliche che si abbeveravano alla stessa fonte che riusciva in un grande abbeveratoio di pietra. Erano quattro grosse vacche e un cucciolo che si nascondeva spaventato tra le zampe della madre.
Una volta tornati alla casa scout svuotai sul tavolo tutto quello che avevo raccolto nel bosco: tantissimi fiori viola e gialli, foglie dalle dimensioni e profumi diversi, piccoli rametti dalle forme strane. Ognuno di noi aveva accumulato un piccolo tesoro vegetale che con l’aiuto di Raffaella abbiamo trasformato in ornamenti per i nostri diari di campo. Anche lei aveva il suo tesoro custodito in una cesta di vimini dalle quale aveva tirato fuori forbici, cartoncini e gomitoli di spago. Le indicazione e i suoi consigli per costruire il diario, che a distanza di tanti anni avevo ancora tra le mani, li ricordo ancora come pure ricordo la collaborazione tra tutti noi ragazzi nello scambiarci idee ed ornamenti naturali. Poi ognuno di noi ha iniziato a scrivere le proprie sensazioni e aspettative su i giorni che ci aspettavano e sulle scoperte che avremmo fatto.
Poco più tardi è arrivato Andrea, un omone alto con i capelli lunghi e scuri, ornitologo e guida del Ceas, che conosceva più di un milione di specie di animali e che sapeva raccontava storie super divertenti sulle loro abitudini. Andrea si è seduto tra di noi con il suo carico di libri, enciclopedie e manuali sugli animali. Tra i tanti animali di cui ci ha raccontato, ricordo di essermi lasciata incantare dalla storia della bramea, un fossile vivente che ci giunge dal Miocene e che è diventato simbolo del parco del Vulture.
È incredibile pensare che in milioni di anni la bramea sia rimasta nello stesso posto e abbia conservato le sue abitudini, mentre io da quell’esperienza ad oggi, un tempo incredibilmente piccolo al confronto, sono cambiata così tanto. Continuo a leggere le pagine del mio diario e così scrivevo:
Monticchio, 26 giugno 2023
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