FOTOGRAFIA E CINEMA CON GLI STUDENTI DEL LICEO SCIENTIFICO “P.P.PASOLINI” DI MURO LUCANO (PZ)
di classifuoriclasse
A febbraio di quest’anno il Centro Culturale Franco – Italiano, partner del progetto, ha intrapreso un intenso percorso formativo in campo fotografico e video, per l’azione “Saperi del territorio” con i ragazzi della classi 3AM, 3BM e la 4BM del Liceo Scientifico P. P. Pasolini di Muro Lucano (PZ). Alla fine, in oltre tre mesi, siamo riusciti con grande soddisfazione a creare delle vere e proprie troupe cinematografiche che hanno lavorato in completa autonomia per realizzare un documentario di interviste nel quale hanno raccolto le testimonianze dei compagni di scuola, dei docenti e dei genitori, che hanno raccontato le esperienze personali vissute durante i due anni di emergenza sanitaria. Nella fase teorica del progetto è stata data molta importanza allo studio dell’immagine e della sua potenza espressiva, cercando di capire il linguaggio fotografico e cinematografico. Siamo nell’era dell’immagine ed i ragazzi vivono a stretto contatto con un mondo quale quello dell’informazione e della comunicazione che ne fa lo strumento più efficace e a volte più pericoloso per alcuni versi. Comprendere quindi l’uso dell’immagine e i meccanismi comunicativi ad essa legati risulta fondamentale per una fruizione più cosciente e sicura, ad esempio, dei social network che oggi sappiamo essere il meta-luogo in cui si svolge la socialità adolescenziale. Anche lo studio delle inquadrature, come parte fondamentale del racconto cinematografico, si è dimostrato utile ai ragazzi per guardare con occhi nuovi un film e a capire davvero quanto lavoro si nasconda dietro la Settima Arte.
Nella fase pratica, quella meno noiosa, i ragazzi hanno acquisito conoscenze in campo tecnico riguardanti l’ambito audio e video. Hanno iniziato a maneggiare e conoscere gli strumenti di acquisizione quali videocamera, microfoni e registratore digitale. Hanno imparato a gestire le inquadrature, la luce e tutto ciò che concerne la fotografia.
Successivamente ci siamo spinti oltre. Valutando le attitudini personali di ognuno, ho individuato le diverse “maestranze”. Segretario di edizione, intervistatore, operatore di camera, fonico, aiuto regista, montatore e tutte quelle figure che lavorano insieme per realizzare un buon prodotto video. Quello che è stato realizzato è una sorta di diario, un documentario, costruito su una serie di domande che i ragazzi hanno formulato e quindi posto a professori, alunni e parenti, in ambiente scolastico. Visto il difficile periodo che tutti abbiamo vissuto, il tema trattato nelle interviste ha riguardato la pandemia. I mesi passati chiusi in casa, i viaggi mai fatti, la distanza fisica, le mascherine, il cambiamento degli atteggiamenti sociali, visti da occhi diversi, con diverse età e quindi da diverse prospettive. Ci siamo confrontati con la realtà della vita quotidiana in questo momento di grande difficoltà che ha rubato due anni di vita soprattutto agli adolescenti, i quali hanno sofferto più di chiunque altro. Dalle risposte ricevute questo è proprio uno degli argomenti che maggiormente viene evidenziato. Una delle cose che mi ha colpito maggiormente è stata la immediata disponibilità di tutti gli intervistati e in particolare dei professori i quali hanno accolto con piacere l’idea progettuale e il tema trattato. C’è stata un’adesione spontanea, quasi fosse frutto di una consapevole volontà di tramandare ai posteri quello che abbiamo vissuto. Come a dire “io c’ero e questo ho provato”. Tutti i ragazzi hanno partecipato con grande entusiasmo e grande professionalità e come accennavo, gestendo in autonomia le varie fasi del lavoro.
Un nuovo mondo si è aperto davanti a loro e l’interesse nel comprendere i segreti della fotografia e della cinematografia si è subito manifestato. Personalmente trovo che sia stata un’esperienza molto gratificante sia dal punto di vista professionale che umano. Lavorare con i giovani, poter conoscere più da vicino le loro aspirazioni, le mancanze, le gioie, le loro preoccupazioni mi ha fatto avvicinare di più al loro universo e questo ha significato tanto perché, senza retorica, io credo nei giovani. Bisogna crederci, loro saranno il nostro futuro, la nostra eredità al mondo.
Filippo Verova, fotografo professionista
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