Al via il progetto nelle scuole di Bari

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Il progetto “Le case speciali dei ragazzi e delle ragazze” è stato avviato all’interno delle sedici classi prime e seconde dell’Istituto Panetti Pitagora di Bari, partner della Coop. Soc. Progetto Città.

Gli interventi sono stati preceduti da incontri con il corpo docente dell’Istituto e con la dirigente che hanno condotto alla scelta di una classe prima che presenta alcune problematicità socio-culturali. L’identificazione di una classe prima è anche motivata dalla possibilità di poterla seguire nel corso del triennio di attività di progetto nonché dal maggiore rischio di abbandoni scolastici e difficoltà di inserimento nel nuovo sistema di istruzione. L’istituto secondario di secondo grado barese da cui è partita la realizzazione del progetto ha al suo interno importanti eccellenze quali, ad esempio, il progetto permanente di comunicazione “Radio Panetti”.

Gli incontri con le sedici classi, inseriti nell’azione “Case Officina” del progetto e condotti, nelle ore mattutine dedicate alla didattica, dal coordinatore del progetto e da un educatore, sono strutturati sulla base di una scaletta che prevede una prima fase di conoscenza tra operatori e ragazzi e la presentazione del progetto attraverso domande poste ai ragazzi e finalizzate a raccogliere loro pensieri e considerazioni sui temi povertà educativa, comunità educante, periferie.

I feedback su quali esperienze ritengono necessarie per “diventare adulti” e che potrebbero essere inserite come attività nel progetto, sono raccolti, invece, attraverso post-it anonimi che vengono letti e discussi poi collettivamente. L’ultima parte di ogni incontro è dedicata a una sperimentazione comunicativa introdotta nei gruppi classe dalla domanda “di chi vi fidate?”. Dopo la discussione e la raccolta delle risposte dei ragazzi, gli educatori propongono ai ragazzi la possibilità di utilizzare un account Instagram autogestito finalizzato a far conoscere alla comunità dei ragazzi e delle ragazze composta dalle 16 classi coinvolte, attraverso l’inserimento di immagini (originali o prese dalla rete) i loro interessi e passioni che sono molte e non solo di tipo sportivo.

Il dare fiducia ai ragazzi riscuote sin da subito un buon successo, qualcuno di loro definisce anche un’immagine della pagina Instagram, sino a quando, in maniera anonima, qualcuno – dopo alcuni giorni – interviene chiudendo il profilo e postando un messaggio: “sono stato io, sto progetto è inutile”. La firma è altrettanto anonima “mario@rossi”. A seguito dell’accaduto, tra i ragazzi nelle classi, grazie anche alla collaborazione degli insegnanti, si apre una interessante riflessione e una discussione sull’utilità del progetto (che viene riconfermata dai rappresentanti di classe in un incontro di assemblea di istituto), su cosa fare e come, e se, continuare ad utilizzare questo strumento. Qualcuno dei ragazzi propone di aprire una nuova pagina facendola gestire attraverso i rappresentanti di classe, altri – invece- di riprovare nelle stesse modalità iniziali, rilanciando il messaggio di fiducia e il valore dell’autonomia esplicitamente dichiarati nella proposta lanciata loro… il progetto ha preso il via.

 

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