Le Regioni si raccontano – Lazio

di

Istituto dei Ciechi S. Alessio

Un progetto evocativo già dal nome, che significa rifiorire, sbocciare di nuovo. Nato per evitare l’isolamento e promuovere l’inclusione dei minori, ha lo scopo principale di sostenere azioni create ad hoc per rispondere ai bisogni del territorio. È finanziato da Impresa Sociale con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ed è coordinato dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Come spiega Linda Legname, responsabile del progetto, l’ufficio di progettazione della Presidenza Nazionale UICI ha accolto questo bando, perché affascinato dall’idea di parlare di povertà educativa minorile da una prospettiva diversa. La bellezza del progetto, infatti, è trattare la questione della povertà educativa minorile in un modo mai fatto prima d’ora dal Fondo, vale a dire concepire la disabilità visiva nei bambini come un elemento che aumenta la minaccia della povertà educativa. In questo modo, si va oltre agli svantaggi negli apprendimenti o nel contesto socio culturale. Basti immaginare, per esempio, gli impedimenti fisici che un bambino disabile della vista può incontrare nel suo percorso educativo anche semplicemente per raggiungere i luoghi educativi.

Da qui l’idea di mettere in rete 5 regioni – Lazio, Toscana, Lombardia, Campania e Sicilia – e coinvolgere circa 600 bambini per offrirgli la possibilità di realizzare dei percorsi di autonomia e di apprendimento scolastico. Ogni regione ha scelto liberamente il proprio progetto seguendo i bisogni specifici dei bambini nel proprio determinato territorio, perché Bloom Again è un progetto cucito su misura per i nostri bambini e non si troverà mai un progetto che sia lo stesso in due territori differenti.

Anche se tutti partono da un denominatore comune: ridurre lo svantaggio che la disabilità visiva causa ai bambini e alle famiglie.

Un lavoro in rete che, per la prima volta, mette insieme 5 consigli e presidenti regionali, unendo anche altri partner, la Federazione, la Bic, il Sant’Alessio, il Cavazza, il Chiossone: tutti per rispondere alle esigenze dei bambini.

Il progetto è partito il 18 maggio 2020, in piena primavera e questa è l’esplosione di cui parla il titolo. Durerà 38 mesi e già abbiamo ricevuto feedback importanti dai bambini e dalle famiglie. Attraverso il progetto interveniamo sul territorio offrendo servizi che i bambini non avrebbero, servizi che riguardano le autonomie e l’ambito extrascolastico. Quindi ci stiamo sostituendo a quello che di regola dovrebbe essere la buona prassi istituzionale del supporto ai servizi all’inclusione scolastica.

In questo speciale dedicato a Bloom Again proseguiamo dando voce ai protagonisti del progetto. Innanzitutto le 5 regioni, con i vari presidenti delle sezioni UICI, i referenti di progetto, un operatore che ha realizzato le attività e interviste ai bambini che hanno partecipato al progetto e alle loro famiglie. Parleremo poi con i partner, Istituto Francesco Cavazza, Istituto David Chiossone, Biblioteca Italiana per ciechi Regina Margherita, centro regionale Sant’Alessio Margherita di Savoia, Federazione Nazionale delle istituzioni pro-ciechi. Per approfondire seguiteci sui social, il profilo facebook della Presidenza Nazionale Uici e il blog all’indirizzo: www.percorsiconibambini.it/bloomagain/

 

Lazio

Presidente UICI Lazio Claudio Cola e referente Bloom Again Simona Fanini

D: Quali benefeci ha portato questo progetto?

FANINI: Nel Lazio il progetto ha avuto una notevole risonanza in termini di benefici, sia per l’elevato numero di beneficiari coinvolti, sia per l’utilità degli interventi. Ricordiamo che il progetto è nato dal bisogno definito e radicato nel territorio di ripristinare gli interventi della didattica domiciliare nella nostra regione. L’intento è offrire ai bambini un’assistenza domiciliare di 80 ore annuali per l’apprendimento degli strumenti tiflo-informatici dedicati alla didattica, alle prime fasi dell’apprendimento, nelle scuole primarie, perché si eviti che questo apprendimento avvenga a scuola mentre la classe va avanti nel programma, lasciando inesorabilmente indietro il bambino con disabilità visiva. Il beneficio primario è quindi offrire degli strumenti per stare al passo con gli altri, per le pari opportunità. Un altro beneficio è sicuramente la consulenza tiflologica attuata dai nostri centri, Iridis Onlus per il Lazio Sud e Centro di Promozione Tiflotecnica della sezione romana Uici per il Lazio Nord. Spesso gli studenti non hanno gli strumenti adatti per esprimere al massimo la loro capacità e la loro autonomia: questo perché lo strumento può non essere sufficiente a soddisfare i bisogni specifici, oppure semplicemente perché è troppo difficile. Ecco perché una consulenza annuale consente di valorizzare le competenze dei nostri studenti.

 

COLA: L’aspetto della consulenza è fondamentale. Se si pensa che negli ultimi 20 anni c’è stata una grande innovazione nella tiflo-didattica, e più in generale nell’accessibilità, ecco perché questa consulenza è stata fondamentale. Il servizio di didattica domiciliare poi, nasce nell’anno scolastico 1991/1992, con una sperimentazione a cui parteciparono il Sant’Alessio e l’Uici con le diramazioni provinciali, proprio l’anno successivo alla legge 29/92, che parlava dell’educazione permanente nel complesso del Diritto allo studio. Tra il 1994 e il 1995 ha inizio un percorso nel quale, con l’assistenza scolastica ai disabili sensoriali di competenza alle province, queste ultime hanno stretto una convenzione con il Sant’Alessio per la didattica domiciliare, prima ancora dell’assistenza specialistica nelle scuole del 1996. Poi c’è stato un blocco dovuto al declassamento delle amministrazioni provinciali, in conseguenza del quale è venuto a mancare un tassello. Da qui l’Uici si è battuta perché la competenza finisse alla regione e non fosse demandata ai comuni. Ma il problema nasce successivamente, quando è stato stanziato un numero importante di strumenti tiflologici a 420 studenti, ma senza andare a sostenere la didattica domiciliare, con la conseguenza che questi studenti si sono trovati a dover imparare l’utilizzo degli strumenti durante le ore scolastiche, restando inevitabilmente indietro nel programma che, nel frattempo, proseguiva. In questo senso, la regione ha sempre nicchiato, senza mai essere decisa. Per questo Bloom Again è stata un’opportunità fondamentale. Sia per compensare questo problema, sia per stimolare la regione a rivalutare l’aspetto della didattica domiciliare, e già lo sta facendo in parte con il nuovo contratto di servizio della specialistica che concede una certa flessibilità. In questo il Covid è stato maestro.

 

D: Quali sono state le difficoltà nel progetto?

COLA: Perlopiù organizzativi, come quelli relativi all’assistenza domiciliare in tempo di pandemia. Ci sono limitazioni, ritardi, ma tutti brillantemente superati. Personalmente, non sono convinto della validità dell’assistenza da remoto: abbiamo bisogno del tatto, della presenza, dell’insegnante. Ma tutto sommato abbiamo superato anche le perplessità dei genitori in merito a tale assistenza che sono cresciute in base al grado della situazione pandemica.

 

D: Quali sono stati i punti di forza?

FANINI: Ci sono alcuni punti di forza sui quali bisogna indirizzare un concreto miglioramento strategico. A mio avviso sono essenzialmente 4:

1) valorizzare la rete tra l’Uici, gli istituti tiflo-tecnici e il Sant’Alessio, perché ha dimostrato di poter ovviare a tante problematiche, al punto che il progetto non sarebbe potuto partire senza di essa;

2) continuare a perseguire la mission del progetto sul Lazio: il servizio è esclusivamente rivolto all’apprendimento degli ausili per la capacità scolastica, in un modo che riesce a compensare anche il vuoto delle famiglie che non possono offrire questo insegnamento;

3) Aver coinvolto gli istituti tiflo-tecnici per usare gli ausili in maniera ottimale;

4) Aver coinvolto gli operatori nella formazione, attraverso una sperimentazione avvenuta nei campi estivi che nel Lazio hanno una forte risonanza.

COLA: Già così com’è Bloom Again è un progetto splendido, ma l’esperienza quotidiana può darci qualche indicazione per renderlo ancora migliore. Si ha bisogno di due cose: investire maggiormente nelle risorse umane per un ampliamento della formazione degli operatori, dato il continuo aggiornamento delle tecnologie, che corre ancora di più in reazione alla pandemia. L’altra cosa di cui si ha bisogno è il maggiore coinvolgimento delle famiglie nella condivisione del progetto, dedicando degli spazi specifici ai genitori per coinvolgerli direttamente e dargli gli strumenti idonei a sostenere il percorso scolastico dei loro bambini.

 

D: C’è un episodio significativo che ha caratterizzato le attività delle prime fasi?

FANINI: Colgo l’occasione per parlare di una cosa che non abbiamo mai fatto prima e che mi ha toccato emotivamente: una riunione con le famiglie durante un weekend intensivo, non solo per dare delucidazioni sul progetto, ma per l’organizzazione del weekend stesso che ha permesso di recuperare il campo estivo della prima fase che per vari motivi non era stato fatto all’interno del progetto Bloom Again. L’idea è stata quella di coinvolgere ragazzi disabili della vista, anche gravi, per offrire loro la possibilità di esprimere tutte le loro potenzialità e di testare la loro autonomia, in una bella struttura a Fiuggi. Questa è stata anticipata da una bella riunione su zoom con le famiglie, che non aspettano altro che momenti simili. Ricordo Beatrice, una ragazza che ha partecipato a questo weekend e al successivo campo estivo, di una timidezza che la teneva chiusa in casa, limitando le sue importanti potenzialità di autonomia, oltre a quelle relazionali: nel progetto si è aperta alle amicizie, arrivando a partecipare con entusiasmo alla realizzazione del murales per la giornata europea delle fondazioni “Non sono un murales”, fatta al Sant’Alessio. Esperienze di questo tipo sono ricordi che restano per l’emozione che si ha nel vederle, ma che ancora di più hanno valore nelle loro vite.

Regioni

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