In Lombardia, corsi di Braille e tifloinformatica per una formazione più approfondita e mirata per la minorazione visiva.
di unioneitalianaciechi
Offrire una formazione più approfondita e mirata sugli strumenti dell’apprendimento specifici per la minorazione visiva attraverso corsi di Braille e tifloinformatica. Anche in Lombardia si avviano a conclusione entro il prossimo 17 luglio i corsi tenuti dal Consiglio Regionale lombardo U.I.C.I. nell’ambito del progetto “Bloom Again – Tutti i sensi hanno colore” iniziati nel febbraio scorso e rivolti a bambini con disabilità visiva tra i 6 e gli 11 anni dei quali, 21 con disabilità visiva, frequentanti il quarto e quinto anno della scuola primaria e il primo anno della scuola secondaria di primo grado, per i corsi di tifloinformatica e 2 con disabilità visiva del primo anno di scuola primaria per il corso di Braille. Il progetto prevedeva corsi individuali di 40 ore ciascuno sul Braille e sulla tifloinformatica specificatamente calibrati sulle necessità degli alunni coinvolti e sulle problematiche legate alla didattica scolastica. All’inizio di ciascun percorso il docente ha stilato un profilo dell’alunno relativo al livello di conoscenza e dimestichezza con gli strumenti dell’apprendimento sul quale ha poi progettato il percorso formativo personalizzato. I corsi hanno coinvolto partecipanti provenienti da tutte le province della regione lombarda e si sono svolti in parte a domicilio degli utenti e in parte nelle locali sezioni territoriali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus. Il calendario degli incontri è stato concordato con le famiglie degli studenti, cercando di andare incontro ai ritmi e alle necessità di ciascuno.
La decisione di intraprendere questi corsi individuali “integrativi” rispetto ai percorsi formativi avviati dai piccoli nell’ambito dei servizi a supporto dell’inclusione scolastica, è motivata dalla necessità di offrire una formazione più approfondita e mirata sugli strumenti dell’apprendimento specifici per la minorazione visiva. Il personale docente è stato scelto sulla base di due criteri: la preparazione specifica nell’ambito della disabilità visiva e l’esperienza pluriennale nella didattica con i bambini nella fascia d’età coinvolta.
“In una fase della vita così delicata, per il bambino non vedente, il saper padroneggiare gli strumenti dell’apprendimento è decisivo per affrontare il percorso scolastico in modo proficuo e coinvolgente – spiega il presidente UICI Lombardia, Giovanni Battista Flaccadori – prima il Braille, che è la chiave d’accesso al sapere per tutte le persone con disabilità visiva severa e poi gli strumenti tecnologici che permettono alle persone non vedenti e ipovedenti di interfacciarsi con i computer e i contenuti digitali, sia attraverso l’applicazione del Braille e sia attraverso gli screenreader e i software di video-ingrandimento”.
L’informatica, con l’incredibile apporto di un invenzione risalente a due secoli fa, il Braille, ha segnato una svolta decisiva nella vita delle persone con disabilità visiva.
“Grazie alle tecnologie assistive l’alunno che non vede può raggiungere l’autonomia nel lavoro in classe – precisa Roberto Airoldi, segretario UICI Lombardia – e può interagire con gli insegnanti tramite le piattaforme di video-audio conferenza, usufruire della DAD, scrivere, leggere e correggere una relazione in piena autonomia, avere la possibilità, come tutti, di acquistare un libro cartaceo in libreria e leggerlo grazie al computer dopo averlo scansionato. Oppure, ancora, avere una personale biblioteca da consultare, navigare in internet, gestire l’e-mail, utilizzare i social”. Tutte queste possibilità non sono però di banale apprendimento.
“Vanno conquistate attraverso impegno e formazione mirata e tempestiva – conclude Stefano Sartori, segretario I.Ri.Fo.R. Lombardia – chi non matura dimestichezza con gli strumenti in giovane età faticherà a farlo in età più adulta, con una ricaduta negativa sul suo sviluppo culturale e professionale. Persone ipo e non vedenti autonome e capaci di interagire autonomamente con il mondo che li circonda, saranno
persone attive, produttive, che si emanciperanno dalla necessità di ricevere un’assistenza di qualsivoglia natura”.
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