Le Regioni si raccontano – Toscana

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Bambina dedita nei compiti insieme all'operatore

 

Massimo Diodati, Presidente regionale Uici Toscana e Elena Ferroni, responsabile regionale del progetto Bloom Again

D: Quali sono stati i benefici portati dal progetto?

Elena Ferroni: Poter offrire ai ragazzi con disabilità visiva in età scolare la possibilità di avere un aiuto concreto a casa, nello svolgimento dei compiti e per migliorare la qualità del loro percorso scolastico attraverso il lavoro di operatori specializzati nella disabilità visiva. Ovviamente questo ha una ricaduta positiva per quanto riguarda le famiglie e il percorso scolastico, oltre che per l’associazione che riesce a dare con queste risorse un servizio di qualità.

 

D: Presidente Diodati, ha incontrato difficoltà nella prima fase, vista la situazione pandemica?

R: È stato difficile lavorare nel momento della pandemia, non solo su questo progetto, ma su tutti i fronti. In questo progetto siamo riusciti con tutte le precauzioni e disposizioni del caso, come il distanziamento, a continuare il lavoro, entrando nelle abitazioni dei nostri ragazzi e portando ottimi risultai, sia nella vita quotidiana, che familiare e scolastica. È stato molto faticoso, perché questa pandemia ci ha impedito di fare le cose con maggior libertà, come eravamo abituati, ma ci siamo riusciti e il lavoro e il riscontro è stato ritenuto positivo da tutti.

 

D: Elena, quali sono stati i punti di forza da segnalare come buona pratica trasferibile?

R: Sicuramente il sostegno della Presidenza Nazionale dell’Unione e dell’ufficio progettazione, che ci ha inserito in un lavoro che in qualche maniera era di loro competenza e di cui noi abbiamo potuto beneficiare come ente territoriale, in questo caso regionale. Un punto di forza generale è la progettazione della nostra associazione a livello nazionale che poi ricade sul territorio, per il territorio, ovviamente è un aspetto importantissimo perché ci permette di raggiungere il nostro scopo di offrire servizi efficaci ai nostri soci. Un altro punto di forza è che trattandosi in questo caso di scuola, educazione e formazione, questo progetto ha permesso a me e al presidente di fare rete a vari livelli, come con il centro tiflodidattico della Biblioteca, di poter conoscere le famiglie, gli operatori, ad entrare in contatto con gli studenti, in una rete progettuale salda.

 

D: Presidente, quali suggerimenti darebbe per migliorare il progetto?

R: Innanzitutto rifinanziarlo, per riaverlo nuovamente. Magari un po’ più ricco di ore, come ci stanno chiedendo le famiglie e i ragazzi. Ampliare quindi anche il numero dei ragazzi e degli operatori.

 

D: Elena, hai un episodio significativo riguardo l’esperienza di questo progetto?

R: Ne ho molti, dagli operatori, dai bambini, dalle famiglie. E anche dalle scuole che hanno visto evidenti risultati positivi del lavoro svolto a casa dai bambini. Un episodio in particolare è stata la testimonianza di un’educatrice e una ragazza riportata da un campo estivo a Firenze. L’educatrice è riuscita a far preparare la ragazza all’esame di terza media, andando più volte nel mese di giugno a casa della ragazza, risentendo la tesina e presentandosi anche alla sua esposizione all’esame. Questo è bello perché ci dà la misura di come il progetto abbia accompagnato questa ragazza in una nuova pagina della sua vita, è un risultato molto bello di cui andiamo fieri.

 

Marika Calcini, operatrice Bloom Again Toscana

D: Quali sono state le ricadute sui bambini partecipanti?

R: Ho avuto il piacere di lavorare con una ragazza di 12 anni che frequentava la prima classe della scuola media inferiore. Il mio compito era affiancarla nello svolgimento dei compiti affidati a casa nelle ore pomeridiane e nell’acquisizione di competenze organizzative e pratiche finalizzate allo sviluppo di una indipendenza e autonomia personale. Questo spazio è diventato uno spazio di condivisione, di emozioni e anche di difficoltà che la ragazza viveva, quindi per dare voce alla sua stanchezza, alle sue difficoltà. Mi sono posta come una guida, un’accompagnatrice. La ragazza ha fatto un naturale sviluppo di competenze in maniera creativa, ha gestito la sua energia cercando di ricrearla nei momenti in cui poteva, senza affaticarsi quando poteva riposarsi, e di utilizzare i mezzi tecnologici a sua disposizione per evitare un sovraccarico di stanchezza. È stato un progetto che le ha offerto uno spazio di crescita, di esprimere i suoi vissuti in un periodo di cambiamento nel passaggio dalla scuola elementare alla media, ma anche di mettersi alla prova trovando strategie utili alla sua autonomia.

 

D: Quali benefici ha riscontrato nelle famiglie?

R: Per le famiglie il progetto ha rappresentato una finestra di dialogo sempre aperta, perché il rapporto con noi operatori era costante all’interno del loro spazio casalingo. Eravamo due volte a settimana a contatto con i ragazzi e le famiglie. La presenza di un operatore è stato un dialogo e un confronto sulle modalità educative e sui dubbi dei genitori rispetto a come comportarsi con figli e insegnanti, sulle strategie educative.

 

D: Quali difficoltà si sono verificate nella prima annualità?

R: Non ho riscontrato grandi difficoltà. Il modo in cui il progetto era strutturato e come noi operatori siamo stati formati all’utilizzo di strumenti per il collegamento in video chiamata, in caso di bisogno. Per fortuna questa tecnica non è stata necessaria, ho svolto sempre in presenza nel rispetto delle indicazioni contro il covid. Ho riscontrato una grande collaborazione da parte della famiglia, con le regole sempre rispettate. Forse solo una piccola difficoltà riscontrata dalla ragazza per mantenere la mascherina due ore di seguito senza mai toglierla. In questo caso abbiamo cercato di superare questo con una pausa esterna rigenerativa.

 

D: Quali suggerimenti daresti per migliorare il progetto?

R: Non ne ho, anzi colgo l’occasione per riportare il mio apprezzamento sul progetto. C’è stata un’immensa cura rispetto all’utenza e agli operatori che hanno svolto l’attività. C’è stato un grande sostegno di Elena Ferroni e da parte dell’amministrazione per le pratiche amministrative. E l’aiuto della dottoressa Franchi, responsabile del Centro tiflodidattico di Firenze, grande risorsa nei momenti di confronto istituzionale. Un ottimo esempio di lavoro di squadra.

 

D: Hai un episodio significativo riguardo l’esperienza di questo progetto?

R: Sulla scia di questo lavoro di squadra, abbiamo affrontato una difficoltà, quella della ragazza nel passaggio da una scuola elementare alla media e nello svolgimento di alcuni compiti. La ragazza ha un ottimo rendimento scolastico, grandi capacità a livello intellettivo. Tanto che spesso le persone che la circondano dimenticano la sua difficoltà visiva. Quindi la finestra di incontro ha esposto un disagio nello svolgimento di alcuni compiti e ci siamo incontrati con la famiglia e con la dottoressa Franchi per creare un momento di discussione con gli inseganti della scuola media, spiegando a livello concreto cosa implica la patologia di cui la ragazza soffre e fare esempi concreti per far capire come ovviare e diversificare gli esercizi da svolgere. Così gli inseganti hanno creato un momento di condivisione con la classe attraverso un video che mostrava come la patologia aveva il suo risvolto sulla persona, per la ragazza e per sensibilizzare i compagni.

 

Federica Fontanini, mamma di Davide, uno dei bambini che hanno usufruito del progetto Bloom Again

D: Quali sono stati i benefici del progetto?

R: Un miglioramento dal punto di vista dell’autostima, perché Davide ha acquisito una maggiore consapevolezza di se stesso, nello studio, nell’organizzazione delle attività da fare a casa, grazie alle indicazioni date dall’operatrice per fare da solo.

 

D: Come lo ha sostenuto?

R: Davide ha accettato gli interventi fin da subito, è sempre stato socievole ed aperto alle nuove relazioni, quindi il mio lavoro di convincimento è stato facile.

 

D: Come ha inciso nella vita quotidiana?

R: Gli ha dato la capacità di organizzarsi a realizzare da solo il lavoro dopo la scuola, i compiti a casa con cui prima aveva un po’ di problemi. E questo gli ha permesso di prendere anche da solo gli impegni.

 

D: Come sono state superate le criticità della pandemia?

R: Con la pandemia nel 2020 con la Dad è stato difficile. Poi sono ripresi i rapporti con gli amici, con le operatrici e così si sono riprese le attività.

 

D: Ha dei suggerimenti per migliorare il progetto?

R: Dovrebbe coincidere maggiormente con i mesi scolastici, quindi da settembre a giugno dovrebbe essere sempre coperto, senza interruzioni a parte il periodo estivo. Nel periodo scolastico è una cosa estremamente necessaria.

 

D: Ha in mente un episodio significativo?

R: L’operatrice diventa un’amica. Quando gli ha insegnato una cosa, lui non se l’è più dimenticata, come usare le virgole. Una volta ha dimenticato un “h” e lei gli ha fatto una ramanzina e non se l’è più dimenticata. È una salvezza per loro, ma anche per noi famiglie che altrimenti non avremmo abbastanza strumenti per aiutarli.

 

Foto di Wichayada su da Vecteezy.

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