Tra Spazio Pubblico e spazio privato quali modelli educativi per il futuro?
di progettomondomlal
Stiamo avviandoci verso la fine di un anno scolastico complesso e complicato che vede quotidianamente la comunità educante alla ricerca di un equilibrio. Ma oggi più che mai è necessario inserire anche i processi educativi nel più ampio dibattito sulla relazione e sulle trasformazioni dello Spazio Pubblico e i differenti spazi privati. Bell’impresa! ne parla con il prof. Javier Gonzalez Diez della Universidad Nacional de Educación (UNAE) di Cuenca in Ecuador.
- Spazio Pubblico e spazio privato: la loro definizione è ancora una categoria utilizzabile per comprendere il processo educativo?
Certamente, la distinzione fra spazio pubblico e privato non solo è utile, ma è indispensabile per comprendere i processi educativi. I processi educativi sono dinamici e complessi, caratterizzati dalla presenza di attori molto diversi: non solo i docenti, ma anche le famiglie, gli amici, i media, le reti sociali. Alcuni di questi attori svolgono il proprio ruolo in spazi più pubblici e formali, mentre altri esercitano la propria influenza attraverso relazioni più personali, affettive, intime. Distinguere fra spazio pubblico e privato vuol dire riconoscere questa diversità, e anche considerarla un valore aggiunto per l’educazione di bambini e bambine.
- La comunicazione digitale ha contribuito a suo parere nell’indeterminatezza tra spazio pubblico e spazio privato?
Durante la pandemia, la comunicazione digitale è stata un mezzo indispensabile per non rimanere isolati nelle nostre case, per poter mantenere i contatti con amici e parenti, e anche per cercare di assicurare, sebbene precariamente, la continuità dei processi educativi. Questo, però, spesso ha comportato un’irruzione dello spazio pubblico nei nostri spazi domestici e familiari più intimi. Lo spazio privato, così come i tempi e i ritmi che lo accompagnano, sono stati invasi da uno spazio pubblico scolastico che non aveva modo di concretizzarsi autonomamente. Penso a bambini e ragazzi costretti ad accendere le telecamere per seguire le lezioni nelle loro camere, o negli spazi domestici condivisi con altri familiari dediti, legittimamente, alle proprie attività. Questa invasione di campo del pubblico nel privato non è stata positiva, ha creato molti problemi, difficoltà e stress nei bambini e nelle loro famiglie, e ci ha fatto capire l’importanza di mantenere distinti i due spazi.
- Il processo educativo appartiene più allo spazio pubblico o a quello privato?
L’educazione non può essere ridotta alla sua dimensione scolastica-istituzionalizzata: se così fosse, lo spazio pubblico sarebbe preponderante e il problema dello spazio privato non si porrebbe. Invece, sappiamo che lo spazio privato e gli attori che lo caratterizzano giocano un ruolo fondamentale nell’accompagnare i processi educativi. Bisogna quindi riconoscere che l’educazione si va costruendo attraverso l’interazione di livelli e attori molto diversi fra loro; alcuni saranno più attinenti allo spazio pubblico, altri allo spazio privato, ma nessuno di essi ha la forza per escludere gli altri e agire in autonomia.
- Come incide tutto questo sul modello educativo?
I modelli educativi del futuro dovranno sempre più tenere in conto l’interdipendenza fra gli spazi sociali nei quali crescono i bambini e le bambine, ragazzi e ragazze. Questo vuol dire che gli attori della scuola devono rinunciare ad essere i soli protagonisti dei processi educativi, e dovranno sempre più trovare canali di comunicazione e collaborazione con le famiglie e gli attori della comunità educante. In molti paesi dell’America Latina si stanno diffondendo pratiche molto interessanti di pianificazioni curricolari progettate dalle scuole insieme a famiglie e alle comunità locali, che permettono di adattare e rendere flessibili i processi educativi alla diversità dei contesti e, soprattutto, consentono di armonizzare il rapporto fra spazi pubblici e privati.
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