Educazione civica, pratiche di cittadinanza attiva, convivenza civile

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Tra le tante sfide che i docenti devono affrontare in questo anno scolastico c’è l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole. Attenzione: una sfida non significa solo pesi e preoccupazioni ma racchiude anche le opportunità. Non sono le 33 ore e un voto numerico a dare la cifra di ciò che si propone, ma è importante tradurla in “azioni di senso e significato” per la crescita personale e collettiva.

Bell’Impresa può essere letta anche come occasione per “fare bene” e “far stare bene” ciascuno nella comunità, dando significato pieno e vivo ai principi che sottendono l’educazione civica.

Prendiamo a prestito una riflessione di Cesare Moreno, che ProgettoMondo Mlal ha ospitato, e ben sintetizza lo spirito con cui interpretiamo questa nuova avventura.

“Apprendere a vivere insieme. Come si fa? Vivendo insieme. La prima cosa da capire se si vuole fare educazione civica è che questa non è una materia scolastica, non si apprende come le altre materie: qui al primo posto c’è un’esperienza di convivenza civile. La prima educazione civica si realizza quando la classe da semplice aggregato di individui si trasforma in comunità. Comunità non è un’astrazione ma un contesto umano caratterizzato da “obbligazioni reciproche”: come si diventa comunità, chi ne fa parte, quali sono le regole di appartenenza è l’oggetto di una prima riflessione.

La seconda cosa da capire è in cosa consiste oggi il civismo, ossia quali sono le caratteristiche della città che abitiamo e quindi quali sono le regole della convivenza.

Siamo abitanti del villaggio globale, ossia di una organizzazione sociale che avvolge l’intero pianeta terra, di fenomeni naturali interconnessi, di interazioni antropiche con il pianeta terra che ne determinano il destino globale.  Siamo anche abitanti di un secondo pianeta che abbraccia il primo con una nuvola di dati ed informazioni che ci fanno partecipare a eventi che distano migliaia di chilometri, e siamo abitanti del futuro perché disponiamo di  molte conoscenze che rendono il futuro ‘attuale’, che ci chiamano alla responsabilità anche per le prossime generazioni.

Sviluppare una coscienza civica significa quindi andare molto oltre la carta costituzionale o il rispetto della legalità: significa assumersi la responsabilità della salute del globo e di noi stessi, la responsabilità per le generazioni future, la responsabilità per le informazioni, la responsabilità per la condizione di tutti gli umani”.

Parole preziose da tradurre in riflessioni e azioni condivise, proprio ora che siamo ai nastri di partenza. Continuiamo a sognare, a coltivare futuro, mettendo al centro i talenti e le abilità di ciascuno; creiamo alleanze, viviamo esperienze, cavalcando l’onda dell’onda dell’educazione civica e riempiendola di significato fino a farla scoppiare! Che Bell’Impresa!

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