“Uno, due, tre …pronti via!”. Il seminario nazionale che ha inaugurato il progetto Bella Presenza
di Cooperativa Sociale Dedalus
Due giorni per ragionare sul futuro programmatico e strutturale di Bella Presenza quelli del 7 e 8 settembre, quando i partner aderenti al progetto, si sono incontrati a Napoli nella sede della Cooperativa sociale Dedalus capofila del progetto che lavorerà a fianco di Labins e Oxfam Italia, rispettivamente coordinatori della rete piemontese e toscana, su sei territori coinvolti tra Campania, Toscana e Piemonte. Gli oltre sessanta partner si sono confrontati sugli indirizzi su cui orientare le attività dei prossimi quattro anni. I lavori assembleari e dei focus group, inseriti nel percorso nazionale del progetto, hanno dedicato grande attenzione e dibattito alle due idee di fondo che caratterizzano Bella Presenza: la bellezza, riconosciuta come valore chiave per orientare l’agire educativo e pedagogico, che consente la scoperta di risorse anche nei contesti più fragili e la presenza intesa come consapevolezza e protagonismo dei giovani, sentimenti necessari a valorizzarne le competenze, i desideri e le aspirazioni.
Condividendo il bisogno di una forte necessità di proporre ai ragazzi modelli di comportamento, richiami ai legami e alla necessità di essere comunità, la due giorni di lavori collettivi ha costituito un primo passo per la trasformazione del progetto da idea in realtà. Contrastare la povertà educativa è emerso con l’obiettivo primario dell’azione congiunta dei vari attori impegnati nel progetto, superando linguaggi e pratiche solo per addetti ai lavori ma trasformando i territori in vere comunità educanti. Lavorando per individuare specificità e metodi di intervento più efficaci nel contrasto alla povertà educativa – in un partenariato che vede la scuola attore primo e indispensabile – il seminario nazionale ha cominciato a raccogliere idee di possibili intrecci e modalità da replicare nei contesti regionali.
Puntando l’attenzione sui giovani, intesi come terreni fertili su cui impiantare semi di novità che poi producono cambiamento stabile; sulla contaminazione, intesa come scambio di know how; sui luoghi, intesi come elementi significativi di affettività, il seminario ha rappresentato il momento in cui esprimere la volontà di operare una “trasformazione educativa”, un cambiamento possibile solo attraverso la condivisione di una comune responsabilità.
Condivisione dunque ma anche disponibilità a emozionarsi consapevoli che la cura sia l’elemento chiave dell’agire educativo e il collante della partnership da trattare con delicatezza e attenzione. E’ stato dunque rassicurante accorgersi della condivisa necessità a uscire dalle singole tradizioni di intervento, pur rivendicandone il valore ed utilizzando l’esperienza e i contenuti che ne derivano. L’idea di lasciare i porti sicuri accettando il rischio di navigare in mare aperto, ha portato a galla lo “spirito di avventura” del progetto, che non si limita alla riduzione o al contenimento del danno ma si propone di intervenire sul contesto e sulle patologie che determinano disagio e povertà educativa.
I tre territori nelle settimane successive alla due giorni di Napoli sono a lavoro per mettere a terra le strategie di intervento con le scuole, con un atteggiamento pragmatico che deve portare ad interventi mirati volti a liberare quella “grazia sotto pressione”, per usare una felice espressione di Gabriele Vacis, di cui sono portatori le ragazze e i ragazzi, le alunne e gli alunni con cui vogliamo lavorare.
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