Un laboratorio per indagare su stereotipi e fake news
di behind
Una proposta che nasce per proporre qualcosa di insolito ed innovativo all’interno del contesto scuola, con la modalità del laboratorio aperto.
Un laboratorio su fotografia e fake news che sicuramente ha lasciato una traccia in chi vi ha preso parte. Una didattica tutt’altro che statica che ha visto i ragazzi protagonisti attivi di un cammino che si è sviluppano con l’impegno di tutti.
Vogliamo proporvi alcuni testi dei ragazzi.
Oggi vi invitiamo a leggere quello che hanno scritto Eleonora e Benedetta!
“I media ci fanno vedere solo un pezzetto della realtà. Le fake news vengono create per mettere in cattiva luce qualcuno, suscitare emozioni e trarre profitto, per interesse economico o interesse politico.
Attirano le attenzioni e fanno leva su stereotipi. Diventano virali soprattutto con i social e smentirle non è facile.
Esistono diversi tipi di fake news, che si differenziano soprattutto in base allo scopo, che può essere quello di trarre in inganno, quello di creare o non creare danno, quello di far ridere o addirittura di danneggiare una persona.
La tematica della fake news che abbiamo deciso di smontare è l’ambiente.
Ci siamo prima assicurate che la notizia fosse falsa attraverso il “quotidiano Open” ed abbiamo anche trovato la stessa immagine in diversi articoli riguardanti “le multe per le cartacce lasciate per terra”.
Inoltre la persona che ha postato questa fake news in un tweet non fornisce indicazioni sul luogo dove la foto è stata scattata.
Il nostro video inizia mostrando l’immagine di una strada sporca, la quale, secondo il web sia stata ridotta così, dai ragazzi che hanno partecipato alla manifestazione “Friday for future”. Manifestazione lanciata per la salvaguardia dell’ecosistema.
Successivamente appaiono tre ragazze, in precedenza presenti ad una delle proteste in una delle piazze, contente di aver contribuito affinché il loro messaggio, potesse essere utile nel fare la differenza.
Ovviamente dovevamo creare un video abbastanza corto così che tutti coloro che lo guardino non debbano pazientare fino alla fine, ma abbiano voglia di vederlo, quindi non abbiamo potuto dilungarci.
In pochi minuti dunque non siamo riuscite a esprimere tutto ciò che si può dire, ma ci siamo accontentate di comunicare il necessario.
A seguire, nel filmato, si può vedere una delle tre ragazze che mentre si sta recando in un altro luogo, cerca le chiavi di casa nella tasca del suo giubbottino, mentre fa per tirarle fuori, casca da quella tasca anche un suo fazzoletto. La ragazza lì per lì è indecisa se prenderlo o meno, e dopo averci riflettuto qualche secondo, decide che per una volta può anche non raccoglierlo.
Mostrando così, uno tra gli sbagli comuni che viene commesso ogni giorno da tutti noi, non con cattiveria, ma in modo abituale.
In una terza scena poi, tornano a far parte del video, anche le altre due ragazze che percorrendo lo stesso tragitto, attraversato dall’amica precedentemente, reclamano alla vista del fazzoletto posizionato sul suolo.
La colpevole confessa, e si scusa con le sue due amiche per essere stata così sbadata ed incoerente. L’intento del nostro video in parte era smontare la fake news, quindi far capire che fosse una notizia falsa. Soprattutto però trasmettere che esistono notizie completamente false, ed altre, come questa, che hanno un minimo senso di verità. Abbiamo la certezza, che la foto in causa, non corrisponda a questa notizia. Non sappiamo però se davvero dopo l’evento, tutte le piazze del mondo siano state lasciate pulite.
È proprio la nostra società, quindi i comportamenti assunti da tutti noi, che ci fanno credere che la notizia abbia un fondo di verità. Ogni giorno inconsciamente, si commettono banali errori che sembrano appunto banali, ma invece costano molto all’ambiente.
In questo modo capiamo come queste informazioni provochino in noi sentimenti che ci inducono a schierarci da una parte, a passare dunque da un pensiero ad un altro.”
Il laboratorio “Wow, che bella impresa” nasce dal lavoro di rete tra l’equipe educativa, i docenti della scuola Einaudi e i laboratoristi di Microcosmi.
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