“Non è colpa mia, è il naso che scivola”

di

Non è colpa mia, è il naso che scivola

Era marzo quando si facevano le prime interviste nei luoghi della “movida” e qualche sconsiderato, o forse criminale, diceva e sosteneva che, finché si è giovani, poco importa di prendersi il COVID.

Siamo passati attraverso una nuova hit, altrettanto sconsiderata, o forse criminale, di una signora, non più giovane, che dice che di Coviddì non ce n’è.

Di ragazzi e giovani che se ne infischiano di quanto accade ne abbiamo visti e ne vediamo molti, tra mascherine al braccio e nasi che sbucano fuori; per non dire di tutte quelle mascherine utilizzate per soreggere il mento.

Chi, come noi, fa questo lavoro da tempo con gli adolescenti, sa che non basta fare appelli in tv, sa che non bastano le multe salate, anche se a volte possono contribuire, sa, infine, che questa regola, così come tante altre, non è immediatamente rispettata.

Sa altresì che non tutti gli adolescenti sono degli untori, e si interroga su come il mondo adulto accompagni l’interiorizzazione di una regola.

Sa che la mascherina non cala da sola, così come da sola non ce la si mette sul naso.

La mascherina altro non può essere, pertanto, che lo specchio evidente di un movimento più profondo: il rispetto dell’altro da me.

Su questo l’educatore lavora e si interroga e su questo agisce, giorno per giorno, COVID o non – COVID.

Quello che abbiamo fatto, in questi mesi, è stato questo: prevenzione.

Siamo scesi in strada e, non certo per erosimo, ma perchè è il nostro lavoro e ci crediamo e abbiamo iniziato a farlo nella maniera che sappiamo.

L’abbiamo fatto con insistenza spesso; saltuariamente invece è bastato dirlo una volta sola.

L’ abbiamo chiesto ai più piccoletti, chiedendo se sul naso fosse finito un po’ d’olio che faceva scivolare giù la mascherina; con i più grandi glielo abbiamo fatto vedere con l’esempio;

altre volte per fargliela infilare abbiamo urlato, sempre dietro la mascherina, s’intende.

Abbiamo ragionato con tutti, indipendentemente dall’età; abbiamo sfruttato esempi vicini e lontani; siamo passati tra quarantene di amici e tamponi, abbiamo cercato di attraversare con qualcuno di loro i loro lutti.

Sappiamo che oggi, se qualche mascheria in più ora sta su quando prima cascava giù, non è per magia; ma perchè c’è stato del lavoro.

Sappiamo, come lo sapevamo prima, che in fondo si tratta solo di educarli, i ragazzi.

 

Regioni

Ti potrebbe interessare

Lodi, prosegue l’attività del Tavolo di Quartiere

di

Prosegue l’attività del Tavolo di Quartiere, presso la zona del Parco Margherita Hack di Lodi. Il lavoro prosegue quanto svolto in questi...

Il futuro di Daniel

di

Sto camminando per il paese. Sento una bestemmia dietro di me, con quell’accento marcatamente campano. Mi giro, lo saluto. Ricambia con finta...

Tre salti avanti per diventare giocolieri

di

Vecchi bauli impolverati, scatoloni dimenticati in soffitta, edicole e cartolerie. È stata una dura ricerca, ma alla fine, li ho trovati: un...