Quel cambiamento possibile
di behind
Sto entrando a scuola, l’ora dell’intervallo. Vedo il gruppo, un po’ nascosto dal solito cespuglio. Lei si alza, accelera il passo per venirmi incontro e per allontanarsi dal gruppo di amici. Ha un piercing al labbro, il trucco marcato, la maglia corta che lascia scoperta la pancia, al mese di aprile.
Mi sorprendo vedendola. Era un mese intero che non frequentava la scuola: i docenti erano certi che dopo la sospensione si sarebbe ritirata o più semplicemente avrebbe smesso di frequentare.
Aveva insultato il professore durante l’ora di lettere, uscendo dalla classe e sbattendo la porta come se avesse voluto far crollare la scuola intera con quel gesto. Il giorno dopo all’intervallo non sapeva raccontarmi nemmeno il motivo: era esplosa diceva, “sarà quello, mi ha guardata male”. Pochi giorni dopo è arrivata la comunicazione della sospensione di una settimana, comunque attesa.
L’avevo notata subito, con l’educativa di corridoio, alla mia seconda uscita: stava cercando di “scavallare” la fila alle macchinette, con l’atteggiamento di chi sta sfidando il mondo.
Non è stato complicato avvicinarmi, avevo conosciuto un suo compagno di classe che me l’ha presentata.
Mi ha raccontato che fa pattinaggio nella squadra del paese, ogni tanto va a fare qualche ora di volontariato al centro diurno per gli anziani, frequentato dalla nonna a cui è molto legata e che no, quella scuola proprio non le piace.
Mi ha sorpreso la timidezza, ben celata dietro lo sguardo e l’atteggiamento un po’ strafottente, la capacità di lettura degli stati d’animo di chi la circonda.
In questi mesi abbiamo spesso parlato di alternative: a 15 anni le porte chiuse spesso spaventano, la percezione di mancanza di soluzioni spesso blocca… talvolta occorre qualcuno poco più grande di te, un educatore che non si sostituisce a te nelle scelte, ma che dando valore ai pensieri, ai dubbi, legittima il cambiamento possibile.
Ha deciso: terminerà l’anno in quella scuola. Poi cambierà, alla ricerca di un mondo che sia più suo.
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