Scivolavo come Piᾳtek

di

esultando

Sono all’ I.T.I.S., un po’ frastornato dal grande spazio della scuola; tre piani di studenti, professori, collaboratori scolastici, laboratori e macchinette. Una città nella città. Penso e rifletto su quale strategia usare per andare loro incontro, per “rompere il muro invisibile” e, all’opposto di Jack, entrare nel gruppo. Sono un po’ preoccupato, il lavoro è all’inizio e non è facile. Penso a cosa diranno i ragazzi, a quello che si aspettano da me; mi chiedo se riuscirò ad essere un buon educatore per loro. In testa tutte quelle volte in cui l’ansia di presentarsi per primi, di andare loro incontro mi ha bloccato. In questi momenti gli analoghi successi ottenuti paiono ricordi lontani.

Io lì, immerso in questo groviglio di pensieri, la campanella suona e parte il momento dell’intervallo. Una fiumana si riversa fuori dalle aule; i ragazzi danno l’assalto alle macchinette, alla ricerca degli ultimi panini e delle pizzette avanzate. I più furbi sono già usciti a prendersele e non correranno il rischio di rimanere senza.
Guardo con un po’ di ansia da prestazione: sono così tanti i ragazzi che non so da che parte cominciare!

Mi giro di scatto e vedo questo, che altro non può essere se non un genio, che con una grandiosa rincorsa si lancia sulle ginocchia, in scivolata, le mani incrociate a forma di pistola…

Piᾳteeeeek!!!! Gooool!

In un attimo questa scena mi ha riportato indietro di dieci anni; quando suonava la campanella, mi lanciavo fuori dalla classe e anche io cercavo di agguantare l’ultima pizzetta. Era a 55 centesimi; il panino con la coppa costava 80 cent.

Piᾳtek non c’era ancora; era in Polonia a tirare i primi calci e sicuramente lo faceva già meglio di come potrei mai farlo io; ma avevamo Pirlo con le sue punizioni; ci eravamo laureati Campioni del Mondo, Luca Toni segnava e con la mano chiedeva al pubblico di farsi sentire…

In un attimo quella scivolata mi ha ricordato quanto era bello quando anche io scivolavo come Piᾳtek; me ne fottevo di quelli che avevo intorno e non mi facevo tanti problemi; anzi era più bello se intorno ti guardavano. Non c’era ancora la fatica del lavoro o la paura di fare una figura di merda… O forse c’era, ma lo spirito diverso ci spingeva a lanciarci. Segnavamo anche noi come Piᾳtek; poi ce ne siamo scordati.

La scivolata mi ha riportato indietro di dieci anni, e mi ha ricordato che cambiano i campioni, ma non il grande Milan; così come cambiano i tempi, ma non i ragazzi. Loro sono sempre gli stessi; pronti a lanciarsi in un corridoio pieno di gente, perché sono felici o perché vogliono farsi vedere, o perché la sera prima l’appuntamento è andato molto bene… o forse, semplicemente perché gli è venuto di farlo.

Quello che conta è la risposta che noi adulti sappiamo dare loro. Se potessi tornare a quel momento mi lancerei addosso per esultare con lui, perché quella scivolata ha spazzato via tutte le mie paranoie, le mie ansie e le mie paure.

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