Crescere come persona e come famiglia, passo dopo passo
di Società Dolce
A conclusione dei primi due anni del progetto Ali per il futuro è arrivato il momento di raccontare la storia di Bouchaib, uno dei protagonisti di questo percorso. Per comprendere quanto è stato realizzato e cosa questi due anni hanno rappresentato per lui e per il suo nucleo familiare, vi proponiamo di seguito l’intervista condotta dal case manager di Bologna Claudia.
Quali opportunità il progetto ha dato a te e alla tua famiglia?
Il progetto è stato per la mia famiglia un percorso positivo che ci ha dato l’opportunità di conoscere persone nuove e di intraprendere esperienze significative. Sono nato in Marocco e ho lavorato come elettricista nel mio paese. Sono arrivato in Italia alla ricerca di una vita migliore, ma non ho trovato subito il lavoro. Di certo la mia età non mi ha aiutato (sono del ’65), ma la cosa che mi mancava di più era la poca conoscenza della lingua. La possibilità di svolgere un corso di italiano mi ha permesso di rimettermi in gioco e di compilare il curriculum vitae. Questo è stato il primo tassello che ha permesso l’attivazione di un tirocinio che dopo sei mesi si è trasformato in un lavoro come ausiliario al trasporto anziani. Anche il servizio baby-sitting per la bambina, attivo dalle ore sei di mattina per conciliare cura/lavoro, non è stata una cosa scontata. Anche avendo avuto disponibilità economica sarebbe stato difficile trovare un’educatrice in quell’orario. Inoltre lo sport e i tanti laboratori organizzati sono stati un grande stimolo e una grande occasione di crescita per mia figlia.
Cosa ha significato per te riuscire ad entrare nel mondo del lavoro?
Da quando ci siamo trasferiti in Italia ha sempre lavorato solo mia moglie. Ora avendo anch’io un impiego, abbiamo una maggiore sicurezza economica. Avere dei soldi però non basta perché si continuerebbe ad avere una vita triste e vuota mentre con il lavoro si ha la possibilità di crescere e realizzarsi. Il lavoro riempie la giornata e ne dà uno scopo. Nonostante non sono più giovanissimo mi sono rimesso in gioco e ho affrontato questa grande sfida che si è rivelata una conquista.
Cosa è cambiato in te e nella tua famiglia da quando siete entrati nel progetto ad oggi?
Rispetto all’inizio credo maggiormente nelle mie capacità e ho compreso che molte attività educative che coinvolgono noi genitori sono fondamentali per la crescita dei figli. Gli operatori e le persone che ho incontrato sono state fantastiche, sempre pronte e disponibili nell’aiutarmi, nel comprendere quello di cui avevo bisogno e nel darmi la forza di credere maggiormente in me stesso. Ho imparato ad essere paziente, a saper aspettare e a mettermi in gioco come nel caso del tirocinio e del lavoro.
Come ti vedi dopo dicembre quando il percorso terminerà?
Ho paura e vedo come un buco davanti a me. Allo stesso tempo, però, mi sento finalmente pronto nel proseguire in autonomia il cammino iniziato. Vorrei cercare di portare avanti le attività avviate come, ad esempio, mantenere l’iscrizione al corso di danza per la bambina che ora, con il lavoro, dovrebbe essere più semplice da garantire.
Cosa ti resterà di questo percorso?
La percezione che sento è quella di una relazione durata dieci anni e non due, com’è stato realmente di fatto. Il rapporto di fiducia creato e l’interscambio tra le persone sono i tesori che mi poterò dietro; tutte le attività, i colloqui svolti, i momenti di condivisione rimarranno in me come esperienze positive e di crescita.
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